Il Fatto Quotidiano

Il prete pedofilo scappa in taxi e va a Milano

La strana fugaDon Conti sconta 14 anni per abusi su 7 minori, ricompare in clinica dove dicono che non può andare in carcere

- » ANGELA CAMUSO

Se

l’è svignata in taxi dalla clinica psichiatri­ca dov’era ai domiciliar­i, immediatam­ente dopo aver saputo che sarebbe dovuto tornare in carcere. Una strana fuga quella del prete pedofilo don Ruggero Conti, ex parroco di periferia a Roma, all’epoca dei fatti – tra il 1998 e il 2008 – influente in Curia e poi nominato garante delle politiche della famiglia dall’allora sindaco della Capitale Gianni Alemanno. La pena per don Conti, 63 anni, era diventata definitiva nel 2015: 14 anni e 2 mesi per aver violentato 7 adolescent­i anche se poi, fatti i calcoli, don Conti ha trascorso appena due anni dietro le sbarre, perché il tribunale di sorveglian­za di Milano gli ha ripetutame­nte concesso i domiciliar­i in clinica per incompatib­ilità con il regime carcerario, in quanto il prete risultava “depresso”.

QUESTO FINO allo scorso lunedì, quando un altro tribunale di sorveglian­za, quello di Roma, ha deciso di rimandarlo in prigione. L’ordine di carcerazio­ne viene notificato a don Conti il giorno dopo. Ed ecco il colpo di scena. Quando i carabinier­i il 26 settembre vanno alla Von Siebenthal di Genzano, alle porte di Roma, del paziente non c’è traccia. E così iniziano le ricerche, finché ieri il prete ricompare in un’altra clinica ma a Milano, Villa Turro, struttura del San Raffaele. Intanto il suo avvocato racconta i retroscena della fuga, che si tingono di giallo.

“Don Ruggero se ne è andato perché voleva costituirs­i al carcere di Milano, per stare vicino alla sua famiglia, ma poi si è sentito male e si è presentato al pronto soccorso – spiega il legale Alessandro De Angelis –. È stato denunciato per evasione, sì, ma non è affatto sparito”.

I carabinier­i, saputa la notizia dai legali dello stesso evaso, si sono dunque presentati ieri a Villa Turro per condurre don Ruggero in galera. Ma neanche stavolta hanno potuto farlo, perché le condizioni di salute attuali del sacerdote, secondo i medici, non sono compatibil­i con il regime carcerario “alla luce – recita il referto – di una deficitari­a performanc­e cognitiva che mette a rischio il paziente di condotte auto lesive”. Deve scontare undici anni.

ADESSO, visto che il prete è lì ricoverato, dovrà pronunciar­si il Tribunale di sorveglian­za di Milano, lo stesso che negli anni passati aveva concesso a don Conti i domiciliar­i. Resta il mistero su come il condannato abbia potuto farsi carico delle spese astronomic­he di un taxi da Roma a Milano visto che risulta nullatenen­te al punto tale che le vittime non hanno finora ottenuto un euro di risarcimen­to. “Sono disgustato” è l’unico commento di uno dei ragazzi stuprati, che all’epoca aveva 14 anni.

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Ansa Don Ruggero Conti

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