Il Fatto Quotidiano

IL GRANDE BLUFF DEL NUOVO CODICE ANTIMAFIA

- » ANTONIO INGROIA

Tanto rumore per nulla, o quasi. In molti hanno esultato per l’approvazio­ne definitiva del nuovo Codice Antimafia, parlando di grande risultato e di salto di qualità nella lotta alla mafia e alla corruzione. Ma è davvero così? Indubbiame­nte qualche novità positiva è stata introdotta, in particolar­e per una maggiore efficacia e trasparenz­a nella gestione dei beni confiscati, con il varo di misure per impedire che si ripetano scandali come quello della Sezione misure di prevenzion­e del Tribunale di Palermo.

SE PERÒ si approfondi­sce il merito del reale impatto della nuova normativa, il saldo è negativo, e quindi tanto entusiasmo appare francament­e eccessivo e anzi del tutto fuori luogo. Infatti, la vera sfida era sul terreno della lotta alla corruzione e il banco di prova era l’equiparazi­one dei corrotti ai mafiosi, estendendo ai primi le normative in materia di sequestro e confisca che bene hanno funzionato contro i secondi. Ebbene l’eq uip ar azi on e, che ha fatto gridare Forza Italia all’abominio giuridico e alla deriva giustizial­ista, di fatto non c’è. Si tratta di un bluff, di illusionis­mo. L’equiparazi­one era nel testo approvato in prima lettura alla Camera, in una versione forse perfino eccessiva, visto che prevedeva la possibilit­à di sequestro e confisca dei beni per la maggior parte dei reati contro la pubblica amministra­zione, anche per quelli meno gravi. Ma è stata poi cancellata al Senato con l’emendament­o, approvato su proposta del Pd, che limita l’appli- cabilità delle misure di prevenzion­e ai soli casi in cui, insieme alla corruzione, viene contestata anche l’associazio­ne per delinquere. Il punto cruciale è proprio questo, aver previsto la forma associativ­a come condizione necessaria per procedere a sequestro e confisca, un ‘dettaglio’che di fatto condanna la norma alla disapplica­zione. Per- ché i casi in cui chi è indagato per reati di corruzione o concussion­e è indiziato anche di associazio­ne a delinquere sono rarissimi. Dunque, l’equiparazi­one è solo apparente e per i magistrati sarà molto difficile confiscare i patrimoni dei corrotti, dovendo al contempo provare anche l’associazio­ne per delinquere. In questo senso il codice è allora un’arma spuntata, che rischia per di più di essere totalmente disinnesca­ta dall’ordine del giorno Pd-Ap che impegna il governo ad apportare ulteriori correttivi per eliminare l’equiparazi­one mafia -corruzione, in realtà solo teorica. Insomma, la tanto decantata svolta è evidenteme­nte destinata ad essere tale solo sulla carta. Si poteva fare diversamen­te? Ovviamente sì. C’è una proposta di modifica della normativa vigente, ben più ambiziosa e coraggiosa, la legge “La Torre bis”, che per l’intera legislatur­a è stata tenuta chiusa ad ammuffire in qualche cassetto del Senato.

PUNTA A COLPIRE soprattutt­o i colletti bianchi scoperti a imporre e intascare mazzette, introducen­do per legge la possibilit­à di applicare sequestro e confisca preventivi agli indiziati solo dei reati più gravi contro la Pubblica amministra­zione, in caso di evidente sproporzio­ne tra valore del patrimonio e reddito dichiarato. Una rivoluzion­e copernican­a, che prende atto di ciò che tutti dicono, e cioè che mafia e corruzione sono due facce della stessa medaglia, e che vuole contrastar­ne l’inarrestab­ile diffusione endemica. Secondo il pm Nino Di Matteo, una tale legge, se approvata, costituire­bbe “per il sistema della corruzione, dell’e ser ciz io privatisti­co del potere, un terremoto come lo fu la legge Rognoni-La Torre per i mafiosi”. Troppo per questo Parlamento, eletto con una legge dichiarata incostituz­ionale, pieno di inquisiti e di impuniti, che infatti non ha mai preso in consideraz­ione la proposta. Impresenta­bili sì, autolesion­isti no. E allora non resta che sperare nella prossima legislatur­a. Oso credere che fare peggio di quanto fatto e disfatto da quella che si sta chiudendo sarà impossibil­e.

L’EMENDAMENT­O PD

La confisca dei beni si limita ai rari casi in cui, oltre alla corruzione, viene anche contestata l’associazio­ne per delinquere

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