Il Fatto Quotidiano

“L’infinito sogno di Nina”: vivere di letture in biblioteca

La scrittrice napoletana Cilento e la vignetta di Altan oggi al sesto Bibliofest a Pistoia in cui sarà annunciata anche l’apertura di uno spazio pubblico a Scampia

- » ANTONELLA CILENTO

Nina chiude gli occhi: è in fila alla posta, accanto a sua mamma, da almeno mezz’ora. Da un po’ la donna avanti a lei, con la gonna verde acqua, si arriccia i capelli con un dito. C’è cattivo odore, l’odore degli abiti vecchi, di corpi non troppo ben lavati e solo deodorati, c’è malumore, c’è noia. Quasi tutti parlano al cellulare o scorrono immagini sugli i-phone.

NINA FISSA la gonna: che bel colore. Pian piano, la stoffa scompare, si trasforma in acqua e dentro ci nuotano pesci. Nina ha un sobbalzo. Mentre un polipo compare dietro una roccia fra le ginocchia della donna, intravede il vecchio giornalaio di quartiere che sbuffa, in fila anche lui, mutare aspetto: una benda su un occhio, una sciabola alla cintura, sulla spalla non la tracolla del borsello ma un verde pappagallo. La guardia giurata all’ingresso luccica: ha un’armatura. E la colonia felina nel contenitor­e in strada è la casa del gatto con gli stivali.

Quando la mamma avrà finito alla posta, Nina andrà con lei in biblioteca. Di solito, questo le succede solo in biblioteca. Ma da un po’ di tempo a questa parte, ovunque si trovi, quando si annoia, il mondo si trasforma: compaiono i personaggi dei libri che legge, qualche volta anche personaggi che ha inventato lei. Una volta a settimana, quando non c’è scuola, mentre la mamma fa la spesa, Nina in biblioteca legge. Ha una pila di libri per la scuola, per i compiti, ma chiede di consultare favole, miti, racconti, romanzi, fumetti. Da quando va in biblioteca, tutti hanno una doppia vita, una seconda faccia, anzi molti volti: mamma esplora l’Antartide quando sbrina il frigorifer­o, papà sopravvive alla guerra di Troia mentre governa il banco della sua pescheria, il super mercato è il ponte di un’astronave su cui vive un’intera città, il palazzo del comune è un castello, i fiori in vetrina cantano, le stelle disegnate sul quaderno parlano.

Attende il giorno di lettura in biblioteca con ansia: non vede l’ora di cavalcare, nuotare, veleggiare in mare aperto, volare su un drago. Spesso con mamma e papà decidono di non andare a trovare la nonna, che abita in un’altra città: il treno è caro e Nina ha anche due fratelli più piccoli di lei. Però, gratis in biblioteca fonda imperi, governa sicura un sommergibi­le, suona il piano in un grande teatro, balla per i re, è sposa, è vecchia, fa magie.

Ora, però, pare vogliano chiudere la biblioteca del suo quartiere. Al suo posto aprirà una banca, così le ha spiegato la signorina un po’ curva, con l’orecchino al naso e i capelli arancione che le prende i libri dagli scaffali e che Nina immagina sempre come un elfo, inviato a spiare gli umani. Forse, sogna Nina, può convincere la mamma a comprare un po’ dei libri che sono in biblioteca o a noleggiarl­i, però si ricorda che in casa non hanno nemmeno una libreria. L’elfo le ha anche detto che c’è una grande biblioteca in cen- tro, a sei fermate di metro, che forse può andare là.

NINA SOGNA spesso cosa farà da grande: dirigerà una biblioteca. Siederà come la ragazza dai capelli arancione a guardare altri bambini e qualche adulto leggere. Guarderà navigare fra i tavoli e gli scaffali le fantasie di tutti: un pallone aerostatic­o che fa il giro del mondo in ottanta giorni, una barca sul fiume Missisipi, una nave che insegue una balena bianca, una principess­a che racconta storie a un sultano, l’ascia di un boia, una zucca che si trasforma in carrozza, le molliche di pane lasciate da due fratellini. Ho conosciuto Nina, ho incontrato tante Nina in venticinqu­e anni di laboratori nelle scuole e qualche volta nelle bibliotech­e: non sempre avevano i libri a casa, a volte però avevano genitori che capivano l’importanza di dare ai figli ciò che a loro era mancato, lo spazio per immaginare.

Da una biblioteca scolastica veniva il libro che mi portò a scrivere quando avevo undici anni: era Il mare non bagna Napoli di Anna Maria Ortese. Era un libro difficile, non era un libro per ragazzi, ma qualche anno fa non ci si preoccupav­a di graduare le letture: leggere è un’avventura senza regole, è una trasgressi­one e, a volte, scoprire cose che capiremo completame­nte più tardi ci cambia la vita.

La bambina fonda imperi, governa un sommergibi­le, suona il piano, balla per i re, è sposa, è vecchia, fa magie. Gratis Da una biblioteca veniva il libro che mi portò a scrivere a 11 anni: era ‘Il mare non bagna Napoli’ di Anna Maria Ortese

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Francesco Tullio Altan Tra gli scaffali con Pimpa Antonella Cilento testimonia­l di Biblioprid­e insieme alla Pimpa
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