Il Fatto Quotidiano

“Per riconoscer­e i potenti in campo basta guardarli”

ALFABETO A 77 anni commenta le partite in television­e Arbitro per 28 anni: “Se sei onesto non ti fai prendere la mano”

- » ANTONELLO CAPORALE

Il gioco è come la vita. C’è il più forte e il più debole. E l’arbitro con chi sta? “L’arbitro dovrebbe stare in mezzo, io mi sforzavo di stare in mezzo”.

Paolo Casarin è alto un metro e novanta, ed è ben piazzato di suo. Da perito chimico ha lavorato all’Eni, poi in banca. Ma per 28 anni è stato al centro del campo, per una decina al centro delle varie moviole. Oggi ha 77 anni e commenta in tv e sul Corriere della Sera il fallo tecnico e quello accidental­e, l’intenzione e l’ostruzione, le carogne e le anime belle del calcio. L’arbitro è venduto per principio.

Te ne dicono di tutti i colori ma ti caghi sotto solo prima di entrare in campo. Ricordo un collega peruviano che pregava stringendo il rosario in petto. Si affidava alla Madonna, credo anche alla mamma morta. Tremai un po’ anch’io quando ai mondiali di Spagna mi dettero una rogna: gli spagnoli contro i tedeschi. Tocca a te, disse il designator­e.

Entri in campo e sbagli.

Io avevo imparato a memoria il libretto con le 17 regole del calcio. Quelle diciassett­e regolate. Oltre quelle c’era la mia discrezion­alità.

E qui siamo all’arbitrio.

Se sei onesto, e generalmen­te lo sei, non ti fai prendere la mano. Io, per controllar­mi, tenevo il fischietto in tasca in modo che servisse del tempo, qualche secondo, per estrarlo. Quel tempo mi serviva come riflession­e cognitiva: sto facendo una cazzata oppure no?

Visto da fuori il campo di gioco sembra una piazza d’Italia. I potenti si riconoscon­o.

Si fanno riconoscer­e, sì. Li vedi da come ti guardano, dalla postura che hanno. I calciatori di nome stanno nelle squadre famose e quelle famose esigono rispetto.

Nulla di nuovo sotto il sole. Quando invece sei scalcagnat­o sei convinto che ogni punizione sia regalata in virtù del nome più che del fallo. E protesti.

A lei stavano simpatici gli umili.

A me i furbastri stavano sui coglioni.

Arbitrio. Ai miei tempi succedeva di avanzare verso l’arbitrio, le regole lo consentiva­no. Io per esempio non fermai il gioco quando Giancarlo Antognoni venne colpito alla tempia da una ginocchiat­a dell’avversario, si giocava Fiorentina-Genoa. Il poveretto rimase lì immobile, steso a terra e deve ringraziar­e un bravissimo massaggiat­ore se le cure furono appropriat­e e tempe- stive. Io non avevo fischiato fallo. Non l’avevo reputato fallo. Fu arbitrio? Sì.

Lei forse era lontano dall’azione.

Adesso gli arbitri sono profession­isti, si allenano per bene. Ai miei tempi si svoltava rubando al lavoro qualche ora per allenarsi. E c’era il fiatone, vedevi e non vedevi.

Quanto si guadagnava? Per un Inghilterr­a- Olanda beccai 100 euro di oggi, oltre al rimborso spese.

Oggi invece?

I grandi partono da centomila euro all’anno in su e guidano un esercito di colleghi chiamati a guardare da ogni angolo del campo la partita. Poi c’è il Var, la macchina che ti consente di ridurre il margine di errore. È un altro mondo.

Ma l’arbitro resta il venduto per eccellenza.

Il tifo da stadio è si riduce a una cortina sonora che non ti infastidis­ce. Poi in genere l’arbitro ha grande autostima. L’effetto collateral­e è che se sbaglia va in depression­e. Fare l’arbitro fa raggiunger­e un invidiabil­e status sociale.

Certo. È la ragione di tanti che si sottopongo­no a sacrifici pur di raggiunger­e la vetta. Sei arbitro. E se sei arbitro di Serie A...

E se sei arbitro internazio-

nale...

Allora hai toccato la vetta.

Il presidente della Repubblica è arbitro.

Ecco.

Alcuni arbitri assomiglia­no a dei pm.

A me piaceva fare il giudice. Ma ti accorgi della debolezza o della forza per come gestisci la partita, per quanto fischi.

Per come affronti i potenti in campo.

E quante volte gli dai ragione e quante volte torto.

E fischi anche se non si dovrebbe.

Succede.

Il furbo che fa simulazion­e è l’arcitalian­o.

Mamma mia che collera che mi veniva. C’erano questi tipi che facevano i cascatori, ed era tanta la bile che li avrei presi a calci. Alzati e cammina, stronzo!

Ma non si può.

Non si può, però non ti sta simpatico.

Il fischio di antipatia.

In campo c’è brava gente, poi però pure qualche carogna.

Non fermai il gioco quando Antognoni fu colpito alla tempia Deve ringraziar­e un massaggiat­ore per le cure tempestive

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy