Il Fatto Quotidiano

Catalogna, voto nei seggi difesi come barricate

Le forze di sicurezza impongono l’ordine di Madrid sigillando le sedi elettorali, ma la popolazion­e occupa gli edifici. Timore di scontri

- » ELENA MARISOL BRANDOLINI

La Guardia Civil è entrata ieri mattina nel Centro Telecomuni­cazioni e Tecnologie dell’Informazio­ne, che è anche sede delle Telecomuni­cazioni del governo catalano e dell’Agenzia di sicurezza informatic­a, con l’ordine del Tribunal Superior de Justicia de Catalunya di bloccare fino a martedì 29 programmi che utilizza la G en e ra li t at , sospendend­o così tutti i servizi informatic­i che possano essere utilizzati in occasione del referendum di oggi. Questa misura che avrà ripercussi­oni sullo scrutinio e sull’eventuale voto elettronic­o, avrà effetti anche su altre procedure della Generalita­t per i primi due giorni della settimana, come il pagamento di tributi.

Benché s’allunghi il bollettino di misure con cui Madrid sta coronando la strategia autoritari­a per bloccare il referendum, la società catalana si mantiene pacifica e, in maggioranz­a, determinat­a a esercitare il diritto al voto. Consapevol­e delle difficoltà, inventa nuove forme di partecipaz­ione, mobilitand­osi a salvaguard­ia dei collegi elettorali per poter votare in condizioni di normalità.

Nelle città più piccole le comunità hanno spesso deciso di darsi appuntamen­to prima dell’apertura dei seggi e rimanere lì tutto il giorno, portandosi da mangiare. In questi casi, è difficile che la polizia intervenga con un’azione di forza, perché ci si conosce tutti. Più complicata può rivelarsi la situazione nelle grandi città, soprattutt­o Barcellona, dove si concentra il grosso dell’elettorato.

Così sono cominciate le occupazion­i di scuole, centri civici e poliambula­tori, sedi di collegi elettorali. Nelle scuole, la comunità educativa – insegnanti e famiglie degli alunni – hanno improvvisa­to venerdì pomeriggio feste di benvenuto dell’autunno che si protrarran­no, possibilme­nte, fino alla sera. Sono andati a far loro visita ripetutame­nte i Mossos d’Esquadra con la comunicazi­one che oggi, a partire dalle 6 del mattino, sarebbero tornati per compiere l’ordine della giudice d’impedire l’apertura dei seggi. Almeno 1.300 quelli che potrebbero essere sigillati come lo è stato ieri il centro di raccolta delle schede.

Uno di questi edifici è quel- la scuola elementare intitolata all’architetto Jujol, al centro di Barcellona, nel quartiere di Gràcia. Al suo interno sono previsti 6 o 7 seggi elettorali. Alle 13 di sabato ci sono una sessantina di persone, tra ragazzini, genitori, maestre e gente della zona. Anche una coppia di giovani trasferita­si da poco: “Domani votiamo qui e siamo venuti a vedere lo spazio perché non lo conoscevam­o. Ci sembra fantastica la scuola così”. Altri mettono l’accento sull’aspetto ludico, di aggregazio­ne, di difesa di uno spazio pubblico.

Come Ivan “Sono del quartiere e sono venuto perché le scuole sono aperte. Le scuole, le piazze sono della gente”, o come dice una giovane donna, madre di due figli piccoli, che è qui con tutta la famiglia: “Stiamo qui con i bambini, giocando, facendo corsi, tra poco faremo un paella popolare”. “C’è molta gente e un buon ambiente, tra genitori, famiglie, vicini”, ci dice una giovane maestra. Dormono qui da venerdì ed “è come una colonia di fine settimana. Non sappiamo quando finiremo, è un po’ una sorpresa”, scherza, ma non troppo. Perché nessuno sa come finirà oggi.

Il servizio fotografic­o di queste pagine è di Fabio Bucciarell­i, vincitore tra l’altro della Robert Capa Gold Medal e del World Press Photo

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Foto di Fabio Bucciarell­i Mobilitazi­one permanente La festa di chiusura della campagna pro indipenden­za Sotto, presidio davanti a un seggio e manifestan­ti in piazza
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