Il Fatto Quotidiano

In cella per 2,3 t. di droga, diventa consiglier­e di FI

Recanati Preso mentre caricava l’“erba” nel furgone. Per il comune è ok

- » LORENZO GIARELLI

Icasi di amministra­tori locali invischiat­i in qualche malaffare non fanno quasi più notizia, ma la storia di Andrea Reccia, nominato consiglier­e comunale a Recanati (Macerata) mentre si trova in un carcere di massima sicurezza, supera ogni fantasia.

A INIZIO settembre Reccia, distinto geometra di 63 anni, era stato arrestato a seguito di un blitz della Guardia di Finanza, che lo aveva pizzicato mentre incontrava, alla foce del fiume Tronto, al confine tra Marche e Abruzzo, un gruppo di presunti trafficant­i giunti con un gommone. La merce di scambio, consideran­do soltanto quella recuperata, erano 113 pacchi di marijuana: oltre 2,3 tonnellate di droga che il geometra stava per caricare su un furgone, in piena notte, assieme a un complice di 24 anni.

I trafficant­i erano riusciti a scappare con il gommone fino alle acque croate, eludendo l’intervento delle Fiamme Gialle, ma Reccia era finito in manette.

Da quel giorno il geometra si trova in isolamento nel carcere di Marino del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, eppure tra pochi giorni gli verrà notificata la sua nomina a consiglier­e comunale di Recanati, dove si era candidato come capolista di Forza Italia nel 2014.

Il paradosso ha origine una ventina di giorni fa, quando la consiglier­a Franca Maria Galgano, eletta nella stessa lista di Reccia, si è dimessa dall’incarico in Comune. A quel punto sarebbe dovuto subentrare il primo dei non eletti, Vitangelo Paciotti, che però ha rinunciato, lasciando così spazio a Reccia, il secondo degli aventi diritto.

Così, nella serata di venerdì, il Consiglio comunale di Recanati, presieduto dal sindaco di centrosini­stra Fran- cesco Fiordomo, si è riunito e ha preso atto che Andrea Reccia avrebbe avuto il diritto di subentrare, votando per altro all’unanimità la surroga.

NESSUN impediment­o alla sua nomina: la Prefettura aveva inviato una lettera al Consiglio per tentare di dipanare il comprensib­ile imbarazzo, spiegando che la giunta avrebbe dovuto soltanto riconoscer­e il diritto di subentro al candidato più votato tra i non eletti. Solo se Reccia, come pare, accetterà la nomina, allora la Prefettura potrà intervenir­e, attivando la sospension­e di 18 mesi prevista dalla legge Severino, quella che interviene su amministra­tori e dipendenti pubblici condannati o sottoposti a misure cautelari.

Quella del Comune è stata poco più di una ratifica d’ufficio, ma non cancella l’assurdità della vicenda: che un eletto venga poi indagato e arrestato è un malcostume diffuso, ma che qualcuno venga nominato dal carcere è caso raro. Altro elemento singolare è il silenzio assoluto delle sezioni locali di Forza Italia: né il comitato di Recanati né i coordiname­nti di Macerata e delle Marche hanno preso le distanze da Reccia, magari chiedendo un passo indietro del neo-consiglier­e. Soltanto l’ex candidato sindaco del centrodest­ra Simone Giaconi, che però non fa parte del partito forzista, ha scaricato pubblicame­nte Reccia, reo di aver “tradito la fiducia di 2.300 recanatesi”.

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Il geometra Andrea Reccia

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