Il Fatto Quotidiano

“Troppo caos, così rischiano anche le norme anti-mafia”

Raffaele Cantone I timori del presidente Anac “L’estensione dei sequestri alla corruzione può far riaprire lo scontro su tutto”

- » STEFANO FELTRI

La polemica sulle modifiche appena introdotte al codice Antimafia che estendono le misure preventive di sequestro e confisca di beni anche agli accusati di reati associativ­i contro la Pubblica amministra­zione “rischia di riaprire il dibattito anche sulle misure applicate ai mafiosi, un dibattito che è stato chiuso da poco con una sentenza della Corte dei diritti dell’uomo che le ha in sostanza avallate sia pure con qualche critica”. Questo è il timore di Raffaele Cantone, oggi presidente dell’Autorità nazionale anticorruz­ione e con un passato da magistrato anti-camorra.

Dottor Raffaele Cantone, il nuovo codice Antimafia viola lo stato di diritto, come dicono molti critici?

La mia valutazion­e complessiv­a delle modifiche è positiva: si interviene su molti degli aspetti critici che riguardano la velocità delle confische e le garanzie dei soggetti che le subiscono, si introduce una maggiore efficienza nella gestione, viene rivista la governance dell’Agenzia dei beni confiscati che finora non aveva ben funzionato.

E l’estensione delle misure preventive, prima di una sentenza, anche agli accusati di reati contro la Pubblica amministra­zione la convince?

La norma permette di avviare l’azione di prevenzion­e in presenza di indizi di associazio­ne a delinquere finalizzat­i alla corruzione, la concussion­e e il peculato e per l’applicazio­ne della confisca non è necessaria una condanna, ma un mero quadro indiziario, cosa che crea grande tensione con lo stato di diritto. E perché con i mafiosi va bene mentre con i corrotti no?

L’associazio­ne mafiosa è un sistema di vita e si può riconoscer­e da indici sintomatic­i ormai consolidat­i: se un soggetto ha abituali frequentaz­ioni mafiose, non ha un lavoro, ha qualche precedente minore ma tipico di associati, viene indicato da pentiti come vicino a un clan e ha un patrimonio sproporzio­nato, si può ritenere che sia mafioso e dunque giustifica­re le misure preventive.

E che succede se estendiamo il principio alla corruzione? È molto più difficile individuar­e gli indizi di una associazio­ne finalizzat­a alla corruzione. Un imprendito­re che ha una disponibil­ità economica sproporzio­nata e partecipa agli appalti, potrebbe essere un evasore, uno che ha pagato tangenti o altro.

Al netto delle critiche di principio, almeno questa modifica è utile?

Il sistema delle misure di prevenzion­e già consentiva in via eccezional­e una applicazio­ne per reati connessi alla Pubblica amministra­zione. Nel caso della cosiddetta “Cricca degli appalti”, per esempio, il tribunale e la corte d’Appello di Roma, su richiesta della Procura, hanno consentito la confisca di una villa con piscina a un manager pubblico prima ancora che fosse condannato: nel prov- vedimento i giudici hanno precisato che le misure preventive non si possono applicare in caso di una condotta occasional­e di corruzione, ma se la con- dotta è abituale invece sì. Altra vicenda: di recente la celebre Villa Wanda di Licio Gelli è stata sequestrat­a ai suoi eredi per fatti di evasione fiscale. È la dimostrazi­one che in casi di particolar­e gravità le misure di prevenzion­e sono state sempre utilizzate anche fuori dall’ambito mafioso, pur con grande cautela. Il rischio è che adesso vengano applicate anche su basi meno solide.

E quindi ora cosa cambia nel concreto? Oltre al rischio di un’applicazio­ne troppo ampia,

come dicevo, potrebbe anche verificars­i il paradosso che se un soggetto riesce a dimostrare di aver fatto corruzione tutto da solo, non potrebbe più essere sottoposto a misure di prevenzion­e, come invece può accadere ora, perché manca la dimensione associativ­a. Pensa che si tratti di un effetto collateral­e non considerat­o o di una scelta precisa del Parlamento? Questa norma potrebbe essere stata sottovalut­ata nelle sue conseguenz­e. E infatti è stata criticata anche da giuristi non certo sospettabi­li di simpatia verso le mafie. Nessuno sostiene che si debba fa-

re un passo indietro nella lotta alla mafia, anzi. Il mio timore è che questa norma possa diventare il cavallo di Troia per rimettere in discussion­e il sistema delle misure di prevenzion­e. In che senso?

L’estensione verso reati non mafiosi accompagna­ta dal rischio di qualche sequestro eclatante, non seguito da confisca ma dal fallimento di un imprendito­re, potrebbe riaprire sia dinanzi alla Corte costituzio­nale che a quella europea la contestazi­one su ll ’ intero impianto della prevenzion­e, compresa quella mafiosa.

 ?? LaPresse ?? Dubbioso Raffaele Cantone, 53 anni, Presidente dell’Anac
LaPresse Dubbioso Raffaele Cantone, 53 anni, Presidente dell’Anac
 ??  ??
 ??  ??
 ?? LaPresse ?? Indagini e sequestri Agenti della Dia durante il sequestro di un’azienda “mafiosa”
LaPresse Indagini e sequestri Agenti della Dia durante il sequestro di un’azienda “mafiosa”

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy