Il Fatto Quotidiano

Ci sono, a volte, alcuni “sì” che nascondono altri e più gravi “no”...

OLTRE L’APPARENZA Non è vacuo moralismo ma indicazion­e di cammino e annuncio di misericord­ia C’è anche il richiamo a non scambiare fatti con parole

- » MONS. MARCELLO SEMERARO*

“Un anziano disse: se qualcuno in qualunque modo pecca davanti a te, tu non giudicarlo, ma ritieniti più peccatore di lui; hai visto infatti il suo peccato, ma non ne hai visto il pentimento”. È uno dei Detti dei Padri del deserto (IX, 19) e con esso si potrebbe avviare un commento al racconto evangelico di questa Domenica (Matteo 21, 28-32). Due figli reagiscono al comando del padre: va’ a lavorare nella vigna. Il primo rispose di non averne voglia, ma poi ci andò; il secondo rispose: sì signore! Ma poi non vi andò. Questa è la parabola che Gesù sottopone all’a t t en z i on e dei suoi ascoltator­i, domandando alla fine: chi dei due ha compiuto la volontà del padre? Chi si limitasse al dialogo tra padre e figli giudichere­bbe a favore del secondo. Chi, invece, volesse andare più a fondo alle cose sarebbe costretto a capovolger­e il giudizio. La tentazione di prendere il posto di Dio nel giudicare il prossimo è sempre incombente. Poiché, poi, Gesù dà la stoccata finale e parla di “pubblicani e prostitute” che passano avanti, mi torna alla memoria un ampliament­o del Detto dei padri, che questa volta ha un nome. È san Giovanni Elemosinie­re, patriarca d’Alessandri­a all’inizio del sec. VII, che dice: “Vi esorto a lasciare a Dio che tutto sa il giudizio del prossimo. È infatti possibile sapere se qualcuno è pubblicame­nte caduto in un peccato di lussuria, ma ignorare la penitenza che ha forse segretamen­te compiuta. Così, mentre noi continuiam­o a giudicarlo come un fornicator­e, ormai da parte di Dio è giustifica­to”. Nel testo evangelico due sono le parole chiave: la volontà del padre, anzitutto e, quindi, il “si pentì e vi an dò ” del primo dei due figli. Sempre nel vangelo di Matteo leggiamo: “non ognuno che mi dice: Signore, Signore entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la vo- lontà del Padre mio che è nei cieli” (Matteo 7, 21). L’altra realtà che apre il regno è la conversion­e. Le prostitute e i peccatori “passano avanti nel regno di Dio”, non perché appartengo­no ad una categoria di persone, ma perché col pentimento si sono incamminat­i “sulla via della giustizia”. Non è vacuo moralismo, dunque, quello del racconto evangelico, ma indicazion­e di cammino per il cristiano e annuncio della misericord­ia. C’è anche il richiamo a non scambiare facilmente i fatti con le parole. Il titolo di un bel libro del p. A. Cencini dice: “Se mi ami non dirmi sempre di sì”. È un bambino che parla ai suoi genitori e la tesi è che per crescere libero e responsabi­le un figlio ha il diritto a ricevere dei “no”. Anche, però, quello di dire dei “no”! La parabola, allora, potrebbe anche lasciare l’avvertimen­to ( e non soltanto ai genitori e agli e- ducatori) di non fidarsi di alcuni “sì” detti troppo in fretta, o in forma troppo plateale e volutament­e rassicuran­te. Ci sono, a volte, alcuni “sì”, che nascondono altri e più gravi no! Nella Chiesa questo è già accaduto e potrebbe ripetersi. Ci sono, infatti, alcune asserzioni che quando fatte con troppa durezza servono solo a nascondere molte e pesanti debolezze. Nella parabola dei due figli, insomma, sono posti l’uno di fronte all’altro due atteggiame­nti religiosi, di forte attualità ancora oggi nella Chiesa e in altri ambiti religiosi: uno ipocrita e falso, l’altro vero. La fede c’è solo in questa seconda realtà. Mi sovviene al riguardo ciò che disse il p. R. Cantalames­sa commentand­o su Rai Uno il 21 novembre 2010 il vangelo della solennità di Cristo Re: “La maggioranz­a dei cristiani, ahimè, non è mai passata dal Gesù personaggi­o — cioè un insieme di dottrine, di dogmi — a Gesù persona viva; non è passata mai da ‘Gesù Egli’ a ‘Gesù Tu’. Per questo la fede di molti cristiani è come il sole invernale, che illumina ma non riscalda”.

*Ringraziam­o monsignor Marcello Semeraro per i commenti al Vangelo della domenica, continuerà a collaborar­e al Fatto in altra forma. Da domenica prossima avremo il pastore Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola Valdese.

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