Ci sono, a volte, alcuni “sì” che nascondono altri e più gravi “no”...
OLTRE L’APPARENZA Non è vacuo moralismo ma indicazione di cammino e annuncio di misericordia C’è anche il richiamo a non scambiare fatti con parole
“Un anziano disse: se qualcuno in qualunque modo pecca davanti a te, tu non giudicarlo, ma ritieniti più peccatore di lui; hai visto infatti il suo peccato, ma non ne hai visto il pentimento”. È uno dei Detti dei Padri del deserto (IX, 19) e con esso si potrebbe avviare un commento al racconto evangelico di questa Domenica (Matteo 21, 28-32). Due figli reagiscono al comando del padre: va’ a lavorare nella vigna. Il primo rispose di non averne voglia, ma poi ci andò; il secondo rispose: sì signore! Ma poi non vi andò. Questa è la parabola che Gesù sottopone all’a t t en z i on e dei suoi ascoltatori, domandando alla fine: chi dei due ha compiuto la volontà del padre? Chi si limitasse al dialogo tra padre e figli giudicherebbe a favore del secondo. Chi, invece, volesse andare più a fondo alle cose sarebbe costretto a capovolgere il giudizio. La tentazione di prendere il posto di Dio nel giudicare il prossimo è sempre incombente. Poiché, poi, Gesù dà la stoccata finale e parla di “pubblicani e prostitute” che passano avanti, mi torna alla memoria un ampliamento del Detto dei padri, che questa volta ha un nome. È san Giovanni Elemosiniere, patriarca d’Alessandria all’inizio del sec. VII, che dice: “Vi esorto a lasciare a Dio che tutto sa il giudizio del prossimo. È infatti possibile sapere se qualcuno è pubblicamente caduto in un peccato di lussuria, ma ignorare la penitenza che ha forse segretamente compiuta. Così, mentre noi continuiamo a giudicarlo come un fornicatore, ormai da parte di Dio è giustificato”. Nel testo evangelico due sono le parole chiave: la volontà del padre, anzitutto e, quindi, il “si pentì e vi an dò ” del primo dei due figli. Sempre nel vangelo di Matteo leggiamo: “non ognuno che mi dice: Signore, Signore entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la vo- lontà del Padre mio che è nei cieli” (Matteo 7, 21). L’altra realtà che apre il regno è la conversione. Le prostitute e i peccatori “passano avanti nel regno di Dio”, non perché appartengono ad una categoria di persone, ma perché col pentimento si sono incamminati “sulla via della giustizia”. Non è vacuo moralismo, dunque, quello del racconto evangelico, ma indicazione di cammino per il cristiano e annuncio della misericordia. C’è anche il richiamo a non scambiare facilmente i fatti con le parole. Il titolo di un bel libro del p. A. Cencini dice: “Se mi ami non dirmi sempre di sì”. È un bambino che parla ai suoi genitori e la tesi è che per crescere libero e responsabile un figlio ha il diritto a ricevere dei “no”. Anche, però, quello di dire dei “no”! La parabola, allora, potrebbe anche lasciare l’avvertimento ( e non soltanto ai genitori e agli e- ducatori) di non fidarsi di alcuni “sì” detti troppo in fretta, o in forma troppo plateale e volutamente rassicurante. Ci sono, a volte, alcuni “sì”, che nascondono altri e più gravi no! Nella Chiesa questo è già accaduto e potrebbe ripetersi. Ci sono, infatti, alcune asserzioni che quando fatte con troppa durezza servono solo a nascondere molte e pesanti debolezze. Nella parabola dei due figli, insomma, sono posti l’uno di fronte all’altro due atteggiamenti religiosi, di forte attualità ancora oggi nella Chiesa e in altri ambiti religiosi: uno ipocrita e falso, l’altro vero. La fede c’è solo in questa seconda realtà. Mi sovviene al riguardo ciò che disse il p. R. Cantalamessa commentando su Rai Uno il 21 novembre 2010 il vangelo della solennità di Cristo Re: “La maggioranza dei cristiani, ahimè, non è mai passata dal Gesù personaggio — cioè un insieme di dottrine, di dogmi — a Gesù persona viva; non è passata mai da ‘Gesù Egli’ a ‘Gesù Tu’. Per questo la fede di molti cristiani è come il sole invernale, che illumina ma non riscalda”.
*Ringraziamo monsignor Marcello Semeraro per i commenti al Vangelo della domenica, continuerà a collaborare al Fatto in altra forma. Da domenica prossima avremo il pastore Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola Valdese.