Il Fatto Quotidiano

Epidemia di frasi a caso: ‘e niente’, ‘is the new’ e simili hanno rotto

MORBO CONTAGIOSO­Dal “piuttosto che” al “tornerà più forte di prima” sui social proliferan­o i più nefasti intercalar­i. Ma se non si ha nulla da dire, si può anche stare zitti

- » ANDREA SCANZI

Più passa il tempo e più proliferan­o locuzioni, modi di dire e intercalar­e che generano un effetto oltremodo nefasto. Una delle cose più tremende è sentire, anche da persone colte, “piuttosto che” usato al posto di “oppure”. Ne abbiamo già parlato, proprio in questa rubrica, e nel frattempo la situazione è peggiorata. Purtroppo gli alieni continuano a non volerci invadere. Si fa dura. E si fa dura anche perché l’epidemia di frasi a caso, per non dir peggio, contagia tutti. Quasi tutti. Per esempio. Si infortuna un calciatore, e subito da ogni parte senti e leggi: “Tornerà più forte di prima”.

MA DE CHE? Prima di tutto, se ti spacchi il legamento crociato, come appena accaduto a Conti e Milik, ti va già bene se torni come prima. Chiedetelo a fenomeni veri come Baggio, come Del Piero. E magari chiedetelo pure a Giuseppe Rossi, tra i più sfortunati di sempre, o a Florenzi che prima di tornare si è dovuto operare due volte.

In secondo luogo, cosa vuol dire che quel calciatore tornerà “più forte di prima?” Che prima era una chiavica, e per fortuna adesso lo ricostruir­anno nel modo giusto? Pensateci: o è una frase che suona maleducata, o è una gigantesca presa in giro. Tertium non datur.

Un altro morbo, che va di moda nei social, è la locuzione mefitica “is the new”. La si usa in ogni contesto e serve (?) per evidenziar­e come una cosa (o persona) contempora­nea rimandi a una cosa (o persona) del passato. Esempio: “Renzi is the new Berlusconi”. Dire “Renzi è il nuovo Berlusconi”, evidenteme­nte, sarebbe troppo poco figo. Se è così che funziona, partecipo anch’io: “Stocazzo is the new stocazzo”. Contenti? Io no.

Andiamo avanti. Provate a chiedere a qualcuno – non necessaria­mente giovane – cosa vorrebbe fare nella vita, o anche solo cosa fa tutti i giorni. E lui, convinto pure d’essere intelligen­te: “Be’, mi piace divertirmi”. Ma davvero? Veramente? Che notizia sconvolgen­te. Pensa te: gli piace divertirsi. Incredibil­e. E noi che credevamo che il suo sogno fosse lavorare in maniera, spalando carbone con Povia in filodiffus­ione e la tivù accesa su L’aria che tira mentre Andrea Romano ci insegna a vivere con quella sua bella vocina rugginosa .“Mi piace divertirmi ”: quand’è chela smetteremo di dire ovvietà?

Manca però il caso peggio- re: “E niente”. Tanta gente comincia le frasi così. Che orrore. A volte lo fa quando gli poni una domanda. Qualsiasi domanda. “Che ne pensi, Marco ?”. E lui :“Niente, io credo che abbia ragione Gino”. E no: se cominci con “niente”, io smetto in partenza di ascoltarti.

VA ANCORA peggio quando, per esempio negli status su Facebook, si legge con aria tronfia: “E niente. Io proprio non ce la faccio a non amare la Ferragni”. Ecco, amico mio: prima di tutto, se non puoi vivere senza la Ferragni e non ti chiami Fedez, fatti curare. In seconda battuta: se parti con “e niente”, pensando pure di essere cool, facci un favore: visto che sei il primo a sapere intimament­e di non avere niente da dire, stai zitto del tutto. E non romperci troppo le palle.

Situazione critica Sui social o di persona, si utilizzano questi tremendi intercalar­i o modi di dire LaPresse Mi piace divertirmi “Che notizia sconvolgen­te. E noi che credevamo che il suo sogno fosse lavorare in maniera”

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