La legge pro-abusi arriva in aula Ora il Pd ci ripensa
Iniziato alla Camera l’iter del ddl Falanga sulle demolizioni, ma oggi sarà sostituito dall’uso terapeutico della cannabis
Indietro tutta. Il ddl-Falanga, appena arrivato (anzi, tornato: siamo alla quarta lettura) in aula alla Camera, rischia di uscirne in fretta e ricadere nel dimenticatoio. Il pressing delle opposizioni e delle associazioni che negli scorsi giorni hanno detto no alla legge “pro abusivismo” sembra aver fatto breccia nella maggioranza: il capogruppo Pd, Ettore Rosato, non ha più certezze sulla sua approvazione, il presidente della Commissione Ambiente, Ettore Realacci, dice chiaro e tondo che “il testo così è invotabile”. Insomma, la legge firmata dal senatore verdiniano Ciro Falanga ha le ore contate e già oggi potrebbe scivolare fuori dal calendario di Montecitorio.
AVANZATA e ritirata, nel giro di un weekend. Ieri il ddl Falanga è approdato alla Camera, ma quella che avrebbe dovuto essere la prima seduta di una discussione lampo, a tappe forzate, da concludere entro venerdì, è stata un breve scambio di opinioni: la presentazione da parte del relatore, il forzista Carlo Sarro, campano come il primo firmatario della legge, gli interventi contrari di Art.1-Mdp e Movimento 5 Stelle. Tutto qui, e potrebbe non esserci altro. La notte (o meglio, le polemiche) ha portato consiglio in casa Pd. Inutili le parole di un allarmato Falanga, che in un’intervista a Il Mattino ha dichiarato che la mancata appro- vazione sarebbe un atto addirittura “eversivo”: “Il testo è già stato approvato e non farlo passare per qualche mal di pancia nel Pd che l’ha appoggiato è assurdo. Sarebbe il caso di un Parlamento che boccia se stesso”. Tardiva la difesa di rito del relatore Sarro, per cui si tratta di “una soluzione normativa che non introduce nessuna forma di sanatoria e di condono, sia espresso che surrettizio”. I vertici dem hanno cambiato idea.
“Vediamo, ci rifletteremo“: la prima avvisaglia della retromarcia si è avuta con le parole del capogruppo a Montecitorio, Ettore Rosato. E la conferma l’ha data Ermete Realacci: “Non credo che si siano le condizioni per andare al voto così com’è”. Una pietra quasi tombale per il provvedimento che, con la scusa dell’ “abusivismo di necessità”, propone di condonare tutta una serie di abusi edilizi già realizzati, incentivandone di nuovi per il futuro. Le opposizioni esultano: “Il nostro lavoro è stato premiato, abbiamo fatto luce su un provvedimento che il Pd voleva far passare in sordina come una mancetta elettorale”, commenta Giuseppe Civati di Possibile. “È una buona notizia, ora l’archiviazione sia definitiva”, aggiunge il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, che intanto conferma la manifestazione di protesta per stamattina in piazza Montecitorio.
IL RINVIO, che sa di bocciatura, ormai pare deciso. Si tratta solo di capire come salvare le apparenze, e trasformare l’accelerata della scorsa settimana in una ritirata onorevole, senza perdere la faccia. I modi per affondare un ddl non mancano. Si può ad esempio rinviarlo in Commissione, ma per farlo serve un voto, espressione esplicita di contrarietà: smacco forse troppo grosso, per chi fino a ieri prometteva l’approvazione immediata. Un’alternativa più discreta è quella di approvare una piccola modifica al testo, così da rimandare al Senato ddl e preoccupazioni. Oppure si può semplicemente far finta di nulla: fare uscire il provvedimento dal calendario, senza arrivare mai al voto decisivo.
È l’ipotesi più facile, che presenta pure il vantaggio di lasciare “dormiente” il ddl, in attesa di tempi migliori che potrebbero sempre arrivare. E forse è la strada preferita dal Parlamento. Dopo il primo dibattito interlocutorio, infatti, la discussione è stata aggiornata a oggi, ma è probabile che slitti a tempo indeterminato per fare posto nell’ordine del giorno alla proposta sulla cannabis terapeutica. Il “condono permanente”– come l’avevano ribattezzato i suoi oppositori – pare scongiurato. Almeno per il momento.
Non votare questa legge per qualche mal di pancia nel Pd che prima l’ha appoggiata sarebbe un atto, oserei dire, eversivo