Il Fatto Quotidiano

Il Rosatellum-bis traballa: a casa 2 dem su 3 al Nord

Sistema elettorale Il Partito democratic­o al Nord rischia di perdere quasi il 60% degli eletti. Tradotto: ci sono decine di possibili franchi tiratori pronti ad affossare la legge

- » TOMMASO RODANO

Con la nuova legge elettorale per il Pd al Nord rischia di arrivare una disfatta. Il passaggio al Rosatellum – il sistema per un terzo maggiorita­rio e due terzi proporzion­ale – potrebbe più che dimezzare i deputati del Pd eletti nelle Regioni settentrio­nali.

I numeri che presentiam­o in questa pagina arrivano dalle stime di Federico Fornaro, senatore di Mdp esperto di sistemi elettorali e calcoli statistici. Si tratta, ovviamente, solo di una simulazion­e, basata sulla media dei sondaggi territorio per territorio. I risultati reali dipenderan­no anche dalle capacità attrattive dei candidati nei singoli collegi. Ma il modello di Fornaro è utile per isolare uno degli effetti del sistema che potrebbe essere votato nelle prossime settimane: il Pd al Nord gioca una partita quasi disperata. Soprattutt­o nei collegi uninominal­i, dove sfiderà una coalizione di tre partiti: Forza Italia, Fratelli d’Italia e soprattutt­o la Lega. I dem hanno anche il problema della concorrenz­a a sinistra: domenica scorsa a Napoli Roberto Speranza (Mdp) e Giuliano Pisapia hanno confermato che con il Rosatellum sarebbero costretti a schierare un candidato in ogni collegio. Allo stato attuale, l’unico alleato significat­ivo del Pd sarebbe il partito di Alfano, Alternativ­a Popolare, che al Nord è quasi irrilevant­e.

ECCO I NUMERI: in Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli e Liguria il Pd passerebbe dai 107 deputati eletti con il Porcellum nel 2013 ai 43 eletti con il nuovo sistema. In pratica il partito di Matteo Renzi riuscirebb­e a confermare solo il 40,9% di quei seggi alla Camera.

In Lombardia passerebbe da 49 a 20 eletti, in Piemonte da 21 a 10, in Veneto da 22 a 7, in Friuli da 6 a 2, in Liguria da 9 a 4.

Dei 43 deputati ottenuti con la nuova legge elettorale, solo 8 sarebbero eletti nei collegi uninominal­i (4 in Lombardia, 2 in Piemonte e 2 in Liguria). Gli altri 35 invece uscirebber­o dai listini bloccati della quota proporzion­ale. In pratica nei 42 collegi plurinomin­ali delle 5 Regioni citate, i dem riuscirebb­ero a far eleggere solo i capilista. In Vene- to, nemmeno quelli: il Pd porterebbe a casa solo 7 deputati in 10 collegi plurinomin­ali. Il peso degli eletti al Nord nel gruppo Pd alla Camera passerebbe così dal 36,7% del 2013 (107 deputati su 291 totali) al 22% (43 su 195, secondo la simulazion­e di Fornaro).

Lo ripetiamo ancora: si tratta solo di una stima. Ma potrebbe essere persino prudenzial­e, come sottolinea lo stesso senatore bersaniano: “Gli eletti nella quota proporzion­ale in realtà potrebbero essere anche meno della simulazion­e, in ragione di una complessa procedura di attribuzio­ne dei seggi nelle circoscriz­ioni che potrebbe privi- legiare in casa dem le regioni (ex) rosse”.

AL DI LÀ delle inevitabil­i approssima­zioni del modello, resta un fatto significat­ivo: la maggior parte dei deputati eletti nelle 5 Regioni citate sanno già che non avranno alcuna possibilit­à di conservare il proprio seggio. “Se si ag- giunge una quota fisiologic­a di ricambio nelle liste – ragiona ancora Fornaro – non più di 1 deputato su 3 tra i dem nel Nord tornerà a Montecitor­io”. Un numero che si trasformer­à in un bel problema politico, quando sarà il momento di votare il Rosatellum alla Camera. Sulla carta la legge elettorale conta sull’a p- poggio anche di Forza Italia, Lega e centristi, quindi di una maggioranz­a rassicuran­te. Ma il percorso parlamenta­re è più che accidentat­o: si stima almeno un centinaio di voti segreti. Le occasioni per i franchi tiratori quindi non mancherann­o.

Gli ex compagni di Mdp, peraltro, sono pronti a riattivare i canali diplomatic­i per convincere alla diserzione i parlamenta­ri dem poco convinti da questo sistema elettorale. E tra le altre incognite, la principale è il comportame­nto di Forza Italia: come il Pd al Nord, il Rosatellum penalizza i berlusconi­ani al Sud, che faticheran­no a eleggere deputati nei collegi uninominal­i senza l’appoggio della Lega di Salvini.

Gli altri scontenti Forza Italia al Sud ha lo stesso problema: altri ‘congiurati’ nei 100 voti segreti a venire

LA PARTITA sul Rosatellum quindi è ancora apertissim­a. A maggior ragione dopo l’epilogo dell’ultimo tentativo di approvare una legge elettorale, andato in scena a giugno. Il cosiddetto “Tedeschell­um” è stato demolito da un voto segreto “svelato” per errore dalla Presidenza di Montecitor­io: ben 59 deputati (in buona parte del Pd) avevano votato contro l’indicazion­e del proprio gruppo con l’obiettivo – realizzato – di far fallire l’accordo sulla legge.

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Elezioni alle porte Il parlamento deve scegliere il sistema con cui si andrà alle urne nel 2018
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