Il Rosatellum-bis traballa: a casa 2 dem su 3 al Nord
Sistema elettorale Il Partito democratico al Nord rischia di perdere quasi il 60% degli eletti. Tradotto: ci sono decine di possibili franchi tiratori pronti ad affossare la legge
Con la nuova legge elettorale per il Pd al Nord rischia di arrivare una disfatta. Il passaggio al Rosatellum – il sistema per un terzo maggioritario e due terzi proporzionale – potrebbe più che dimezzare i deputati del Pd eletti nelle Regioni settentrionali.
I numeri che presentiamo in questa pagina arrivano dalle stime di Federico Fornaro, senatore di Mdp esperto di sistemi elettorali e calcoli statistici. Si tratta, ovviamente, solo di una simulazione, basata sulla media dei sondaggi territorio per territorio. I risultati reali dipenderanno anche dalle capacità attrattive dei candidati nei singoli collegi. Ma il modello di Fornaro è utile per isolare uno degli effetti del sistema che potrebbe essere votato nelle prossime settimane: il Pd al Nord gioca una partita quasi disperata. Soprattutto nei collegi uninominali, dove sfiderà una coalizione di tre partiti: Forza Italia, Fratelli d’Italia e soprattutto la Lega. I dem hanno anche il problema della concorrenza a sinistra: domenica scorsa a Napoli Roberto Speranza (Mdp) e Giuliano Pisapia hanno confermato che con il Rosatellum sarebbero costretti a schierare un candidato in ogni collegio. Allo stato attuale, l’unico alleato significativo del Pd sarebbe il partito di Alfano, Alternativa Popolare, che al Nord è quasi irrilevante.
ECCO I NUMERI: in Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli e Liguria il Pd passerebbe dai 107 deputati eletti con il Porcellum nel 2013 ai 43 eletti con il nuovo sistema. In pratica il partito di Matteo Renzi riuscirebbe a confermare solo il 40,9% di quei seggi alla Camera.
In Lombardia passerebbe da 49 a 20 eletti, in Piemonte da 21 a 10, in Veneto da 22 a 7, in Friuli da 6 a 2, in Liguria da 9 a 4.
Dei 43 deputati ottenuti con la nuova legge elettorale, solo 8 sarebbero eletti nei collegi uninominali (4 in Lombardia, 2 in Piemonte e 2 in Liguria). Gli altri 35 invece uscirebbero dai listini bloccati della quota proporzionale. In pratica nei 42 collegi plurinominali delle 5 Regioni citate, i dem riuscirebbero a far eleggere solo i capilista. In Vene- to, nemmeno quelli: il Pd porterebbe a casa solo 7 deputati in 10 collegi plurinominali. Il peso degli eletti al Nord nel gruppo Pd alla Camera passerebbe così dal 36,7% del 2013 (107 deputati su 291 totali) al 22% (43 su 195, secondo la simulazione di Fornaro).
Lo ripetiamo ancora: si tratta solo di una stima. Ma potrebbe essere persino prudenziale, come sottolinea lo stesso senatore bersaniano: “Gli eletti nella quota proporzionale in realtà potrebbero essere anche meno della simulazione, in ragione di una complessa procedura di attribuzione dei seggi nelle circoscrizioni che potrebbe privi- legiare in casa dem le regioni (ex) rosse”.
AL DI LÀ delle inevitabili approssimazioni del modello, resta un fatto significativo: la maggior parte dei deputati eletti nelle 5 Regioni citate sanno già che non avranno alcuna possibilità di conservare il proprio seggio. “Se si ag- giunge una quota fisiologica di ricambio nelle liste – ragiona ancora Fornaro – non più di 1 deputato su 3 tra i dem nel Nord tornerà a Montecitorio”. Un numero che si trasformerà in un bel problema politico, quando sarà il momento di votare il Rosatellum alla Camera. Sulla carta la legge elettorale conta sull’a p- poggio anche di Forza Italia, Lega e centristi, quindi di una maggioranza rassicurante. Ma il percorso parlamentare è più che accidentato: si stima almeno un centinaio di voti segreti. Le occasioni per i franchi tiratori quindi non mancheranno.
Gli ex compagni di Mdp, peraltro, sono pronti a riattivare i canali diplomatici per convincere alla diserzione i parlamentari dem poco convinti da questo sistema elettorale. E tra le altre incognite, la principale è il comportamento di Forza Italia: come il Pd al Nord, il Rosatellum penalizza i berlusconiani al Sud, che faticheranno a eleggere deputati nei collegi uninominali senza l’appoggio della Lega di Salvini.
Gli altri scontenti Forza Italia al Sud ha lo stesso problema: altri ‘congiurati’ nei 100 voti segreti a venire
LA PARTITA sul Rosatellum quindi è ancora apertissima. A maggior ragione dopo l’epilogo dell’ultimo tentativo di approvare una legge elettorale, andato in scena a giugno. Il cosiddetto “Tedeschellum” è stato demolito da un voto segreto “svelato” per errore dalla Presidenza di Montecitorio: ben 59 deputati (in buona parte del Pd) avevano votato contro l’indicazione del proprio gruppo con l’obiettivo – realizzato – di far fallire l’accordo sulla legge.