Gentiloni candidato e Pisapia alleato: il partito di Orlando
Il ministro aspetta la sconfitta nell’isola: “Matteo rimanga segretario”. Ma per Palazzo Chigi correrà l’attuale premier
Se il Pd perde le elezioni in Sicilia “Renzi dovrebbe fare una riflessione, non un passo indietro. È stato legittimato da un percorso democratico come le primarie, ma dobbiamo riflettere sulle modalità di una coalizione larga”. Sorpresa, Andrea Orlando, di buon mattino a Circo Massimo, su Radiocapital, sembra improvvisamente quasi renziano. E soprattutto, definitivamente anti-dalemiano e anti-bersaniano. Ma in realtà le dichiarazioni di ieri descrivono la strategia del Pd non renziano. Nella quale si tengono insieme trattativa sulla legge elettorale, trattativa sulle liste, coalizione con Giuliano Pisapia e pure accordo per sostenere come futuro premier Paolo Gentiloni.
TUTTO PASSA, comunque, per la Sicilia. Il ministro della Giustizia e Dario Franceschini sono ancora i congiurati pronti a far pagare al segretario la quasi certa sconfitta alle Regionali. Ma hanno cambiato campo da gioco: sul tavolo non c’è la testa di Renzi, ma la rinuncia da parte sua ad aspirare a Palazzo Chigi e la trattativa per mettere i propri candidati nei collegi. Orlando è il capofila della lotta per riprendersi il Pd da dentro. Dietro ha tutti i “padri nobili” del partito: Giorgio Napolitano, Romano Prodi, Enrico Letta, Ugo Sposetti. E allora, il Guardasigilli rivendica di aver vinto la battaglia “politica” sulla legge elettorale e sulla coalizione. Perché Renzi - col Rosatellum 2.0 - si è rassegnato alla non autosufficienza del Pd. Il ministro vorrebbe pure accrescere la parte maggioritaria del sistema, si vedrà.
LE PAROLEdi Orlando, però, da molti renziani vengono lette (e spiegate) come un vero assist al segretario. Diventano una “card” Facebook di MatteoRenzi news, la parte più agguerrita della comunicazione vicina al segretario. Passi accuratamente scelti però: “Io non ho nessuna ostilità personale nei confronti di Renzi. Mi interessa l'unità del centro sinistra e vedo che questa unità oggi è fortemente ostacolata da settori di Mpd”. Orlando può essere utile per quello che è l’obiettivo dell’ex premier da mesi: staccare Mdp da Pisapia.
Il Guardasigilli media sulla legge elettorale: ieri in Commissione Affari costituzionali si è cominciato a votare.
Gli emendamenti di Mdp sul voto disgiunto sono stati accantonati (si aspetta il gruppo dem stasera), su intervento di Gianni Cuperlo. E almeno in Commissione, quelli sulle preferenze sono stati bocciati. Orlando media pure sul Def (su lotta alla povertà, sblocco del turnover e investimenti pubblici), facendo gioco di sponda con Pisapia e non con Mdp. Ma la trattativa è con Gentiloni. Ecco il premier lunedì alla Festa dell’Unità di Roma: “Il Pd è nato per allargare il campo del centrosinistra. Oggi lo abbiamo confermato per portare tutto questo nella sfida politica delle prossime elezioni”. Parole sovrapponibili a quelle di Orlando, con Pisapia il premier ha aperto un dialogo. Proprio la leggedi stabilità sarà il modo per costruire un’alleanza con l’ex sindaco di Milano e tenere fuori Mdp (che peraltro è sul punto di incoronare Grasso leader). Renzi non ha ancora intenzione di rinunciare all’idea della premiership: tutto si vedrà dopo le elezioni, in base al risultato del Pd. Sulla legge elettorale, la richiesta di Orlando è destinata ad essere respinta: l’impianto è quello, il voto è previsto pri- ma della Sicilia.
I due hanno avuto vicende alterne: Renzi al massimo del potere lo definì “moscio”, sulla fiducia al ddl giustizia i due ingaggiarono una lotta di mesi,
Guardisigilli “moscio” Non ha il coraggio di staccarsi dai Dem e aiuta l’ex premier col Giuliano conteso
Restano i nominati Primi emendamenti in commissione: bocciato uno a favore delle preferenze
alla fine vinta dallo stesso Orlando. Oggi i rapporti sono decenti, nulla di più. Sul codice antimafia, Orlando ha sostenuto la volontà di andare fino in fondo, e Renzi non ha nascosto la contrarietà.
LUNEDÌ in Cdm sono passati alcuni decreti legislativi in materia di giustizia, con una Maria Elena Boschi particolarmente puntigliosa. Tra le voci che girano c’è quella che il segretario dem non abbia voluto riconfermare David Ermini a responsabile Giustizia anche perché troppo morbido con lo stesso Orlando.