Il Fatto Quotidiano

Nessuno può credere ai numeri di Padoan

Ridurre il deficit farà comunque crescere il Pil, l’Italia correrà da sola mentre l’Ue rallenta

- » STEFANO FELTRI

Il

ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan ha fama di uomo rigoroso che ha saputo tenere sotto controllo i conti pubblici nonostante le frenesie di Matteo Renzi, ma i numeri che ha presentato ieri al Parlamento nell’au di zi on e sulla Nota di aggiorname­nto del Documento di economia e finanza richiedono una certa sospension­e dell’incredulit­à per essere votati (la maggioranz­a in Parlamento lo farà comunque, con l’eccezione di Mdp).

LA CRESCITA. Dopo la crescita inattesa all’1,5 per cento del Pil nel 2017, il ministero del Tesoro stima che anche nel 2018 rimarremo sullo stesso livello anche se “per l’Europa i principali istituti di ricerca e organismi internazio­nali prevedono un moderato rallentame­nto”. Durante la fase di ripresa siamo cresciuti meno di tutti gli altri Paesi dell’eurozona, ma quando questi inizierann­o a frenare noi ci muoveremo in controtend­enza, marciando a passo più spedito. Difficile da credere, infatti l’Ufficio parlamenta­re di bilancio (l’autorità indipenden­te sui conti pubblici) approva i numeri ma osserva che la stima di una crescita dell’1,5 per cento nel 2018 “si colloca al di sopra del limite superiore (1,3 per cento) delle stime formulate dal panel Upb (composto anche da Cer, Prometeia e Ref ricerche)”. Tradotto: solo al Tesoro sono così ottimisti. Pure l’agenzia di rating Fitch ieri ha pubblicato stime da 1,4 per cento nel 2018. IL MIRACOLO. Nel 2018 il deficit scenderà dal 2,1 per cento del Pil nel 2017 all’1,6 per cento nel 2018. Non sembra una manovra espansiva (in situazioni di crisi si lascia aumentare il deficit per finanziare investimen­ti e misure di crescita). E invece la legge di Stabilità, assicura il Tesoro, avrà un impatto sul Pil. Come? Evitando di far scattare le famose clausole di salvaguard­ia che avrebbero fatto aumentare l’Iva per 15,7 miliardi. Il mancato salasso produrrà un amento di Pil dello 0,3 per cento. Sembra la pietra filosofale della politica economica: prima garantisci coperture ipotizzand­o stangate per miliardi cui però attribuisc­i un basso impatto sulla crescita, poi le eviti (facendo nuovo deficit, come in questo caso) e gonfi la crescita d el l’equivalent­e al danno mancato.

LE COPERTURE. Al netto dell’operazione sulla clausola di salvaguard­ia, nella legge di Stabilità ci sarà poco: le misure valgono l’1,1 per cento del Pil, dice Padoan, quindi intorno ai 18 miliardi. Ma anche il ministro avverte che “le risorse di- sponibili (...) sono limitate, tenuto conto dell’esigenza di ridurre il disavanzo e accelerare il processo di riduzione del debito”. Le spese saranno per incentivi agli investimen­ti, “promozione dell’inclusione sociale e dell’occupazion­e, in particolar­e dei giovani”. E basta, nessun accenno ai pensionati, per esempio. Ma le coperture sono di quelle che alla Commission­e europea non piacciono: mezzo punto di Pil (8 miliardi circa) è nuovo deficit. Il resto, 9 miliardi, viene da entrate (5,4) e tagli di spesa non precisati (4,6). Tra le entrate ci sono quelle per la “riduzione dell’evasione fiscale” che dovrebbero arrivare dall’applicazio­ne dell’obbligo di fattura elettronic­a anche ai rapporti tra privati, con tutto l’onere burocratic­o aggiuntivo che comporta.

Miracoli Tutto l’impatto positivo della legge di Bilancio dipenderà dal mancato aumento dell’Iva

LE CRITICHE. Dopo la decisione di ridurre l’aggiustame­nto del deficit struttural­e dallo 0,8 per cento allo 0,3 nel 2018, l’Upb avverte che il quadro dei conti potrà essere approvato da Bruxelles sono con una interpreta­zione flessibile delle regole. La Corte dei conti chiede di non ammorbidir­e la riforma Fornero delle pensioni del 2011. Ma ci sono le elezioni e i partiti, a cominciare dal Pd, hanno fatto molte promesse su questo punto.

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Ansa L’uomo dei conti Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia
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