Iene, Rossi lascia le deleghe per il figlio
Parentopoli condita con avance sessuali tra Difesa e Camera dei deputati
Ha
rimesso le deleghe, ma non si è dimesso da sottosegretario alla Difesa. Domenico Rossi, generale di corpo d’armata dell’Esercito, eletto nel 2013 con
Scelta civica, poi diventato sottosegretario prima del governo Renzi e poi con Gentiloni, per ora non lascia la poltrona.
IL CASO è quello sollevato dalla trasmissione Le
Iene. Una giovane collaboratrice di Mario Caruso, deputato di Centro democratico, il gruppo di Lorenzo Dellai e Bruno Tabacci di cui fa parte anche Rossi, ha denunciato davanti alle telecamere il fatto che da circa un anno la- vori gratis per il parlamentare (dal quale ha ricevuto pure delle avance di natura sessuale), svolgendo in pratica il lavoro del figlio del sottosegretario, Fabrizio Rossi, regolarmente assunto da Caruso come assistente parlamentare, salvo non presentarsi mai al lavoro pur percependo lo stipendio.
Insomma, una parentopoli parlamentare, condita da ricattucci di natura sessuale che, se provati, potrà avere serie implicazioni penali. Con un giochino che si è già visto in passato: non potendo dare lavoro direttamente a un parente in una struttura pubblica, lo si fa assumere da un collega di partito. Di fronte alla telecamera nascosta, Caruso ha spiegato che l’assunzione era per fare “una cortesia” al padre, specificando che comunque “il ragazzo viene pagato dal sottosegretario”. Poi, interpellato dalle Iene, Caruso si difende sostenendo “di aver assunto quella persona solo dopo un’attenta valutazione delle sue capacità”.
LO SCANDALO, però, esplode. E ieri è arrivato il mezzo passo indietro di Rossi: “Sono accuse infondate e lesive della mia persona. Insinuazioni che ancora una volta infangano la mia reputazione”, si difende il sottosegretario. Che sul lavoro del figlio dice: “Ha un regolare contratto di assistente parlamentare con un deputato della Camera. Un incarico di natura fiduciaria che non prevede vincoli di orario lavorativo e, anche per questo, con una minima retribuzione”. C’è un notevole imbarazzo a Mon- tecitorio (“si stanno valutando iniziative”, ha detto Laura Boldrini riguardo allo sfruttamento della collaboratrice di Caruso) e al ministero della Difesa, dove Roberta Pinotti, per ora, tace. Una cautela che sembra dovuta al fatto che Rossi in questi ambienti non è un personaggio qualunque.
Allievo dell’Accademia di Modena ed ex comandante dei granatieri di Sardegna, vicino all’ex comandante generale della Gdf Roberto Speciale, dal 2006 al 2012 Rossi è stato an- che presidente del Cocer (consiglio centrale di rappresentanza), una sorta di sindacato interno delle forze armate.
ELETTO alla Camera nel 2013 con Mario Monti, in questi anni ha fatto in tempo a collezionare una candidatura per Ncd alle Europee del 2014 e un’altra alle primarie per il candidato del Pd a sindaco di Roma nel 2016 (contro aveva Giachetti e Morassut). Ma Rossi al governo si è anche occupato della questione dell’uranio impoverito.
Tra le sue deleghe (lasciate ieri) c’era infatti quella alla sanità militare “in relazione alle infermità eventualmente contratte dal personale impiegato nelle missioni internazionali”. Il sottosegretario non ha mai voluto incontrare le associazioni dei parenti dei 352 militari italiani morti e degli oltre 5 mila malati.
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