La forza debole dell’Ue che sfida Amazon
▶OGGI
la Commissione europea infliggerà una pesante multa ad Amazon per gli accordi del 2003 con il Lussemburgo che hanno permesso alla compagnia americana di aggirare il fisco di vari Paesi europei e pure degli Usa. Secondo una stima del Financial Times, ben 3 miliardi di dollari di ricavi in dieci anni sono risultati semplicemente non tassati.
In questo duello ormai ventennale tra Bruxelles e i giganti del web (in principio fu Mario Monti contro Microsoft) si misura tutta la forza dell’Unione europea. E tutti i suoi limiti. La forza deriva dal fatto che sulla concorrenza l’Unione ha veri poteri, l’Antitrust di Bruxelles guidato dalla commissaria Margrethe Vestager si muove senza dover chiedere permesso ai singoli governi che, anzi, sono i suoi avversari. E così può bastonare Google con una multa da 2,42 miliardi perché impone i suoi servizi a chi ha il sistema Android nel telefono, può intimare all’Irlanda di farsi pagare da Apple 13 miliardi di euro di tasse condonati in cambio della sede e degli investimenti europei della multinazionale di Tim Cook. E così via. L’Ue è forte quando ha le competenze, è debole quando gli Stati nazionali hanno deciso che lo sia (sulla difesa, sull’immigrazione, sulle questioni istituzionali interne, vedi Catalogna). Ma la vicenda Amazon rivela anche i limiti di questa Ue: l’accordo tra Amazon e il Lussemburgo risale agli anni in cui il primo ministro era Jean Claude Juncker, che oggi guida la Commissione europea. Questo indica due problemi, uno di selezione dell’élite europea (Juncker è imbarazzante per vari motivi) e uno di concorrenza sleale sul fisco tra i Paesi dell’Ue: basta un piccolo Stato che offre sconti e gli altri perdono miliardi di gettito. Due problemi che c’erano nel 2003, ai tempi dell’accordo tra Amazon e Lussemburgo, e che sono ancora da affrontare.