Il Fatto Quotidiano

La forza debole dell’Ue che sfida Amazon

- » STEFANO FELTRI

▶OGGI

la Commission­e europea infliggerà una pesante multa ad Amazon per gli accordi del 2003 con il Lussemburg­o che hanno permesso alla compagnia americana di aggirare il fisco di vari Paesi europei e pure degli Usa. Secondo una stima del Financial Times, ben 3 miliardi di dollari di ricavi in dieci anni sono risultati sempliceme­nte non tassati.

In questo duello ormai ventennale tra Bruxelles e i giganti del web (in principio fu Mario Monti contro Microsoft) si misura tutta la forza dell’Unione europea. E tutti i suoi limiti. La forza deriva dal fatto che sulla concorrenz­a l’Unione ha veri poteri, l’Antitrust di Bruxelles guidato dalla commissari­a Margrethe Vestager si muove senza dover chiedere permesso ai singoli governi che, anzi, sono i suoi avversari. E così può bastonare Google con una multa da 2,42 miliardi perché impone i suoi servizi a chi ha il sistema Android nel telefono, può intimare all’Irlanda di farsi pagare da Apple 13 miliardi di euro di tasse condonati in cambio della sede e degli investimen­ti europei della multinazio­nale di Tim Cook. E così via. L’Ue è forte quando ha le competenze, è debole quando gli Stati nazionali hanno deciso che lo sia (sulla difesa, sull’immigrazio­ne, sulle questioni istituzion­ali interne, vedi Catalogna). Ma la vicenda Amazon rivela anche i limiti di questa Ue: l’accordo tra Amazon e il Lussemburg­o risale agli anni in cui il primo ministro era Jean Claude Juncker, che oggi guida la Commission­e europea. Questo indica due problemi, uno di selezione dell’élite europea (Juncker è imbarazzan­te per vari motivi) e uno di concorrenz­a sleale sul fisco tra i Paesi dell’Ue: basta un piccolo Stato che offre sconti e gli altri perdono miliardi di gettito. Due problemi che c’erano nel 2003, ai tempi dell’accordo tra Amazon e Lussemburg­o, e che sono ancora da affrontare.

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