Low cost, la fuga dei piloti dalla tassazione irlandese
Chi di tasse ferisce, di tasse perisce. È provocata soprattutto da un sistema fiscale ritenuto asfissiante la fuga dei 1.100 piloti Ryanair che hanno abbandonato la compagnia negli ultimi 2 anni provocandone l'azzoppamento. Nei giorni scorsi l'azienda ha annunciato che farà volare 25 aerei in meno a partire da novembre e 10 in meno da aprile 2018, 700 mila i passeggeri coinvolti. Paradossalmente si tratta proprio dello stesso sistema fiscale che ha consentito alla compagnia low cost di crescere rapidamente annichilendo i concorrenti fino a diventare una delle più importanti aziende mondiali del trasporto aereo con circa 6 miliardi e mezzo di euro di fatturato e utili superiori al miliardo, la prima compagnia in Italia per numero di passeggeri imbarcati. Il regime di tassazione in questione è quello dell'Irlanda che si presenta con due facce opposte: decisamente prodigo con le società, arcigno ed esigente con le persone fisiche.
IL FATTO HA consultato la dichiarazione fiscale irlandese e italiana di un pilota con circa un decennio di anzianità aziendale sulle spalle, con base in un aeroporto del Nord Italia e che ovviamente vuole essere protetto con l'anonimato. Viene fuori che a parità di paga lorda, un pilota italiano Ryanair deve in media sborsare di tasse tra i 10 e i 15 mila euro in più all'anno rispetto a un pilota di altre compagnie non basate in Irlanda, comprese le low cost tipo Easyjet. A differenza di quel che generalmente si crede in Italia, e cioè che il successo di Ryanair è basato esclusivamente sul dumping sociale, paghe basse e sfruttamento, in realtà il costo del lavoro per l'azienda non è poi così diverso da quello di altre compagnie.
Il successo della compagnia irlandese è dovuto ad altri fattori, l'organizzazione aziendale, i contratti di leasing etc... Dal punto di vista dei piloti Ryanair, cittadini di ogni parte d'Europa, l'elemento che fa la differenza in negativo sono le tasse.
I piloti e gli assistenti di volo sono costretti per contratto a pagare le tasse in Irlanda e in misura minore anche in Italia (o nel Paese da cui provengono). La faccenda è regolata da un accordo italo-irlandese firmato nel 1971, quando l'Europa unita era di là da venire. I piloti italiani di Ryanair sono circa 400 su un totale di circa 4.500; di questi 400 solo la metà ha un contratto, gli altri sono forniti dalle agenzie di lavoro. La questione delle tasse alte riguarda i piloti coperti da contratto (anche di altri paesi). Le cifre seguenti riferite alla busta paga che abbiamo consultato sono arrotondate per proteggere la fonte, ma sono precise. Il P60 irlandese (l'equivalente della CU-Certificazione unica italiana) del nostro pilota è di 127 mila euro lordi, paga base più I piloti di Ryanair sotto la lente del fisco britannico, secondo il Guardian: ai piloti che hanno fatto domanda per entrare nella low cost sarebbe stato chiesto di mettere in piedi una srl irlandese sotto la guida di contabili consigliati dalla compagnia. La società avrebbe rifornito piloti a una delle agenzie che poi li fornisce a Ryanair, limitandone gli obblighi contrattuali e, così, risparmiando indennità di volo di circa 40 mila euro. Su questo imponibile il pilota paga le tasse con un'aliquota del 21% fino a 33.500 euro e del 41% da quella cifra in su. In più deve pagare un'altra imposta irlandese, la Universal Social Charge (Usc), incrementata proprio nel 2017 con una riforma che ha introdotto questi scaglioni: 0,5% di tasse fino a 12 mila euro, 2,5 per gli ulteriori 6.760 euro, 5% per gli ulteriori 51 mila euro, 8% da quella cifra in poi. La Usc pesa sulla busta paga del pilota per oltre 7 mila euro l'anno. In totale di tasse nell'anno fiscale 2016 il nostro pilota ha pagato in Irlanda più di 40 mila euro. E non è finita, perchè in base all'accordo italo-irlandese deve pagare anche in Italia, nonostante lo stesso accordo sia stato fatto, ironia della sorte, per evitare la doppia imposizione fiscale. Il pilota deve pagare l'Irpef sulle indennità di volo nelle tratte effettuate sul territorio italiano, più le addizionali regionali e comunali. In pratica sono altri 10 mila euro circa. In totale, Irlanda più Italia, siamo intorno ai 50 mila euro.
SENTENDOSI vessati da un regime fiscale dal quale fuggirebbero a gambe levate se potessero e stufi per le mille piccole e grandi imposizioni subìte, a partire dal diritto di sciopero negato per contratto pena il licenziamento, i piloti Ryanair non ancora fuggiti da O’Leary ora si apprestano a violare un altro tabù: quello dell'adesione ai sindacati. Molti piloti stanno bussando per l'iscrizione soprattutto ad Anpac, l'associazione sindacale di categoria.
I comandantidegli aerei che hanno lasciato la compagnia in due anni