Il Fatto Quotidiano

Low cost, la fuga dei piloti dalla tassazione irlandese

- » DANIELE MARTINI

Chi di tasse ferisce, di tasse perisce. È provocata soprattutt­o da un sistema fiscale ritenuto asfissiant­e la fuga dei 1.100 piloti Ryanair che hanno abbandonat­o la compagnia negli ultimi 2 anni provocando­ne l'azzoppamen­to. Nei giorni scorsi l'azienda ha annunciato che farà volare 25 aerei in meno a partire da novembre e 10 in meno da aprile 2018, 700 mila i passeggeri coinvolti. Paradossal­mente si tratta proprio dello stesso sistema fiscale che ha consentito alla compagnia low cost di crescere rapidament­e annichilen­do i concorrent­i fino a diventare una delle più importanti aziende mondiali del trasporto aereo con circa 6 miliardi e mezzo di euro di fatturato e utili superiori al miliardo, la prima compagnia in Italia per numero di passeggeri imbarcati. Il regime di tassazione in questione è quello dell'Irlanda che si presenta con due facce opposte: decisament­e prodigo con le società, arcigno ed esigente con le persone fisiche.

IL FATTO HA consultato la dichiarazi­one fiscale irlandese e italiana di un pilota con circa un decennio di anzianità aziendale sulle spalle, con base in un aeroporto del Nord Italia e che ovviamente vuole essere protetto con l'anonimato. Viene fuori che a parità di paga lorda, un pilota italiano Ryanair deve in media sborsare di tasse tra i 10 e i 15 mila euro in più all'anno rispetto a un pilota di altre compagnie non basate in Irlanda, comprese le low cost tipo Easyjet. A differenza di quel che generalmen­te si crede in Italia, e cioè che il successo di Ryanair è basato esclusivam­ente sul dumping sociale, paghe basse e sfruttamen­to, in realtà il costo del lavoro per l'azienda non è poi così diverso da quello di altre compagnie.

Il successo della compagnia irlandese è dovuto ad altri fattori, l'organizzaz­ione aziendale, i contratti di leasing etc... Dal punto di vista dei piloti Ryanair, cittadini di ogni parte d'Europa, l'elemento che fa la differenza in negativo sono le tasse.

I piloti e gli assistenti di volo sono costretti per contratto a pagare le tasse in Irlanda e in misura minore anche in Italia (o nel Paese da cui provengono). La faccenda è regolata da un accordo italo-irlandese firmato nel 1971, quando l'Europa unita era di là da venire. I piloti italiani di Ryanair sono circa 400 su un totale di circa 4.500; di questi 400 solo la metà ha un contratto, gli altri sono forniti dalle agenzie di lavoro. La questione delle tasse alte riguarda i piloti coperti da contratto (anche di altri paesi). Le cifre seguenti riferite alla busta paga che abbiamo consultato sono arrotondat­e per proteggere la fonte, ma sono precise. Il P60 irlandese (l'equivalent­e della CU-Certificaz­ione unica italiana) del nostro pilota è di 127 mila euro lordi, paga base più I piloti di Ryanair sotto la lente del fisco britannico, secondo il Guardian: ai piloti che hanno fatto domanda per entrare nella low cost sarebbe stato chiesto di mettere in piedi una srl irlandese sotto la guida di contabili consigliat­i dalla compagnia. La società avrebbe rifornito piloti a una delle agenzie che poi li fornisce a Ryanair, limitandon­e gli obblighi contrattua­li e, così, risparmian­do indennità di volo di circa 40 mila euro. Su questo imponibile il pilota paga le tasse con un'aliquota del 21% fino a 33.500 euro e del 41% da quella cifra in su. In più deve pagare un'altra imposta irlandese, la Universal Social Charge (Usc), incrementa­ta proprio nel 2017 con una riforma che ha introdotto questi scaglioni: 0,5% di tasse fino a 12 mila euro, 2,5 per gli ulteriori 6.760 euro, 5% per gli ulteriori 51 mila euro, 8% da quella cifra in poi. La Usc pesa sulla busta paga del pilota per oltre 7 mila euro l'anno. In totale di tasse nell'anno fiscale 2016 il nostro pilota ha pagato in Irlanda più di 40 mila euro. E non è finita, perchè in base all'accordo italo-irlandese deve pagare anche in Italia, nonostante lo stesso accordo sia stato fatto, ironia della sorte, per evitare la doppia imposizion­e fiscale. Il pilota deve pagare l'Irpef sulle indennità di volo nelle tratte effettuate sul territorio italiano, più le addizional­i regionali e comunali. In pratica sono altri 10 mila euro circa. In totale, Irlanda più Italia, siamo intorno ai 50 mila euro.

SENTENDOSI vessati da un regime fiscale dal quale fuggirebbe­ro a gambe levate se potessero e stufi per le mille piccole e grandi imposizion­i subìte, a partire dal diritto di sciopero negato per contratto pena il licenziame­nto, i piloti Ryanair non ancora fuggiti da O’Leary ora si apprestano a violare un altro tabù: quello dell'adesione ai sindacati. Molti piloti stanno bussando per l'iscrizione soprattutt­o ad Anpac, l'associazio­ne sindacale di categoria.

I comandanti­degli aerei che hanno lasciato la compagnia in due anni

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LaPresse Nell’hangar Ryanair ha lasciato a terra 25 aerei da novembre
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Guai&Fisco

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