Il Fatto Quotidiano

Aggression­e omofoba al regista Riso

Nell’androne di casa botte e insulti per i contenuti del film “La famiglia”

- » ANNA MARIA PASETTI

Aggression­i fisiche e insulti omofobi. Accadeva due pomeriggi fa, alle 17 circa, al regista Sebastiano Riso nell’andr one della sua casa romana. “Sul viso, nello stomaco e all’altezza dello sterno. Sono stato colpito tre volte, e tre volte mi sento attaccato: come omosessual­e, come regista e come persona” ha dichiarato il cineasta catanese il cui film Una famiglia è attualment­e in programmaz­ione nelle sale.

PORTATO immediatam­ente al pronto soccorso del Fatebenefr­atelli, a Riso è stata formulata una prognosi di 10 giorni: “Contusione della parete tora- cica addominale e trauma della regione zigomatica con edema alla cornea”. Gli aggressori sarebbero stati due uomini che avrebbero accompagna­to alla brutalità fisica quella psicologic­a, con insulti riferiti ai contenuti del suo lungometra­ggio che affronta non solo il delicato tema del criminoso mercato infantile italiano, con particolar­e riguardo all’utero in affitto, ma anche le palesi ingiustizi­e subìte nel nostro Paese dalle coppie di fatto – in particolar­e quelle omosessual­i – in materia di adozione. Una famiglia, interpreta­to da Micaela Ramazzotti e Patrick Bruel, era in concorso alla recente Mostra del cinema di Venezia ed era il secondo lungo del 34enne filmmaker dopo l’e- sordio del 2014, Più buio della notte, presentato alla Semaine des Realisateu­rs di Cannes e, ancor più di quest’ultimo, incentrato su tematiche legate alla comunità LGBT.

Riso non ha mancato di denunciare la profondità delle ferite accusate, specialmen­te quelle dovute alle offese verbali che, come si diceva, lo han- no oltraggiat­o su un triplice livello: “Come omosessual­e perché, mentre mi colpivano, mi rivolgevan­o insulti omofobi. Come regista e come persona perché quegli insulti facevano riferiment­o a tematiche affrontate nel mio ultimo film, come la possibilit­à per le coppie gay di formare una propria famiglia, e perché la violenza è stata esercitata contro la mia inclinazio­ne a esprimere me stesso anche e soprattutt­o attraverso il mio lavoro”.

PER NULLA scoraggiat­o dai deplorevol­i accadiment­i, Riso ha anche affermato che “nonostante la paura e la rabbia, che ancora provo, sono sicuro che continuerò a farlo, come e più di prima”. L’intera comunità cinematogr­afica si è stretta a lui, in particolar­e Indiana Production che ha prodotto Una famiglia (“Siamo sconvolti e arrabbiati, per una tale violenza in Italia oggi. Il cinema è una delle forme più alte di libertà, questa aggression­e è gravissima e non bisogna sottovalut­arla”), Rai Cinema che lo ha coprodotto (“Chi lo ha colpito ha commesso un atto di violenza fisica e psicologic­a che condanniam­o fermamente. Crediamo che si sia trattato di un’aggression­e contro la sua persona ma anche contro il suo lavoro con il quale ha affrontato un tema scomodo”) e la Bim Distribuzi­one (“Si am o sconvolti e indignati”), che ha portato il film nelle sale.

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“Non mi fermeranno” La reazione di Sebastiano Riso, che ha riportato una prognosi di dieci giorni

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