Meglio di “Narcos”: l’ascesa di Maria M., la svampita maggiorata che diventò boss
Qualche mese fa, Igor Tuveri (Igort) ha rotto il suo storico rapporto con la Coconino Press, di cui era il direttore, e ha fondato una nuova casa editrice: Oblomov. Che, da manifesto, sarà “un editore pigro” che pubblicherà soprattutto “una selezione internazionale di titoli da libreria giudicati memorabili”. E ora che i primi volumi sono disponibili bisogna dire che Igort ha mantenuto le promesse prese con il suo pubblico. Tra i libri notevoli che sta pubblicando, merita sicuramente una segnalazione Maria M. di Gilbert Hernandez. L’autore è ben noto al pubblico italiano per un genere difficile da classificare, ma molto sudamericano, tanto che qualcuno lo paragona a Marquez: argentino, 60 anni, Hernandez è celebre per la serie Love & Rockets che rac- conta le storie del villaggio di Palomar, firmata con il fratello Jaime. Per gli amanti delle etichette, qualche affinità col “realismo magico” c’è. Oblomov pubblica invece ora il primo volume di Maria M., una serie la cui classificazione è ancora più difficile: il tratto di Hernandez si deforma in una direzione anni Trenta, con spigoli e caricature alla Dick Tracy di Chester Gould. Nelle prime pagine l’atmosfe- ra pare umoristica, perfino goliardica, con questa Betty Boop aggiornata all’era di YouPorn, una maggiorata di nome Maria che arriva in un Paese (Argentina? ) di cui non capisce la lingua e le regole. Prova la via del cinema, degenera verso il porno, ci sono ammiccamenti verso il lettore così retrò da evocare tenerezza. Ma il grande talento di Hernandez consiste nel variare con gradualità e senza cesure il tono del racconto: il lettore, quasi senza accorgersene, capisce che non c’è proprio nulla di innocuo nella sensualità di Maria o nella propensione alla violenza dei tanti uomini che le stanno intorno e, di solito, riescono a portarsela a letto. E così, senza che si riesca a fissare un momento preciso di svolta, lasciamo Dick Tracy per trovarci direttamente in una puntata di Narcos, con Maria che diventa non soltanto la donna di un boss, ma la vera regista delle complesse dinamiche familiari di un clan criminale che, senza perdere la sua aria da ingenua preda sessuale, governa usando tanto il corpo quanto il cervello. E questo primo volume si chiude con una serie di efferatezze che il tratto caricaturale di Hernandez finisce per rendere ancora più disturbanti.
Oblomov non poteva presentarsi meglio ai suoi nuovi lettori.