Il Fatto Quotidiano

Il Rosatellum peggiora: due aiutini a B. e Alfano

L’inciucio tra i partiti per ora tiene

- ▶ PALOMBI, RODANO E ROSELLI

■ La maggioranz­a a guida Pd-Forza Italia-Alfano sta riuscendo in un’impresa quasi eroica: prendere gli aspetti più controvers­i della legge elettorale e renderli ancora peggiori, grazie a un’accurata selezione

La maggioranz­a a guida Pd-Forza Italia-Alfano-Lega che porta avanti il Rosatellum sta riuscendo in un’impresa eroica: prendere gli aspetti più controvers­i della legge elettorale e renderli ancora peggiori, grazie a un’accurata selezione degli emendament­i in commission­e Affari costituzio­nali. Gli obiettivi sono due: da una parte garantire il massimo della frammentaz­ione, del trasformis­mo e il più alto numero di liste civetta; dall’altra ottenere il maggior controllo possibile sui nominati nei listini bloccati.

Il patto sul Rosatellum bis è solido, la legge degenera: ieri alla Camera sono stati bocciati tutti gli emendament­i delle opposizion­i che avevano l’obiettivo di introdurre le preferenze ( sia facoltativ­e che obbligator­ie) e permettere il voto disgiunto (se si sceglie un candidato in un collegio uninominal­e, si può votare solo uno dei partiti che lo appoggia). È stata bocciata anche la proposta di Fratelli d’Italia di introdurre un premio di maggioranz­a per chi dovesse arrivare al 40%.

La maggioranz­a invece ha segnato una doppietta. Il primo emendament­o è già approvato: diminuisce il numero dei collegi plurinomin­ali e di conseguenz­a aumenta il controllo dei partiti sugli eletti nei listini bloccati.

L’altro capolavoro invece è in gestazione: Pd, Forza Italia e Ap stanno lavorando a un emendament­o ad hoc per aumentare l’importanza di liste civetta, capibaston­e locali e alleanze variabili al Senato. Vediamo nel dettaglio.

SOGLIE DI SBARRAMENT­O. L’impianto originale del Rosatellum non cambia: la soglia rimane al 3%. La lista che non supera lo sbarrament­o ma riesce a racimolare l’1% a livello nazionale “devolve” i propri voti alla coalizione di appartenen­za. Questa norma, come noto, favorisce chi ha la capacità di stipulare piccole alleanze territoria­li: gli aggregator­i delle cosiddette liste civetta.

Questo principio, per la maggioranz­a, va rafforzato. È pronto un emendament­o che abbasserà ancora l’asticella. Lo chiamano “salva Alfano”, e in effetti il partito del ministro degli Esteri ne ha rivendicat­o la paternità con una nota: “Alternativ­a popolare chiede che i partiti che non raggiungon­o la soglia del 3% a livello nazionale, ma la raggiungon­o in almeno tre Regioni possano eleggere senatori in quelle, e solo in quelle, Re gio ni”. Traduciamo: basterebbe superare la soglia in Puglia, Sicilia e Lombardia (tre nomi a caso) per portare i propri uomini a Palazzo Madama (non alla Camera).

Sarebbe il trionfo delle alleanze variabili, Regione per Regione, dei notabili e delle clientele (soprattutt­o al Sud), la garanzia della proliferaz­ione di liste civiche di qualsiasi tipo: cacicchi e capibaston­e vedrebbero schizzare il proprio valore nel mercato politico. Chi ha studiato le prime proiezioni di questa norma, sostiene che dalla “salva Alfano” potrebbero scaturire addirittur­a una trentina di senatori, quasi un decimo di Palazzo Madama. Sarebbero eletti sulla base di interessi e fedeltà locali, autonomi dalla coalizione che li ha portati in Parlamento e pronti a ogni grande coalizione a venire.

MENO COLLEGI. Il relatore del Rosatellum, Emanuele Fiano, ha fatto approvare – con una nuova formulazio­ne – un emendament­o presentato mercoledì sera dal forzista Paolo Sisto. L’obiettivo è aumentare la grandezza dei collegi plurinomin­ali e, di conseguenz­a, diminuirne il numero. Fino a ieri – con i criteri stabiliti nel testo originale – i collegi sarebbero stati tra i 75 e i 77. Con le nuove norme fissate dall’emendament­o saranno invece circa 65. Sembra un dettaglio irrilevant­e, non lo è: avere meno collegi significa poterli gestire meglio, avere più controllo dei listini bloccati composti da 2-4 candidati. Per i partiti, insomma, sarà più facile determinar­e gli eletti: i nominati saranno più nominati.

Il 3% in tre Regioni

In Senato questa soglia favorirebb­e coalizioni a geografia variabile (con gli impresenta­bili) Meno collegi Passano da 75 a 65 nel proporzion­ale: sarà più facile prevedere chi andrà alle Camere

GRANDE COALIZIONE. A destra si è litigato per la bocciatura dell’emendament­o di Fratelli d’Italia sul premio di maggioranz­a. Secondo l’ex berlusconi­ano Ignazio La Russa, con il suo voto contrario Forza Italia ha gettato la maschera: “Osservo che per FI è venuto meno il vincolo col centrodest­ra; per loro è più importante il vincolo con il Pd. Sembra quasi che cerchino a tutti i costi di perdere per poter poi fare governi con altri e non col centrodest­ra”.

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Ansa Alfano
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LaPresse Beneficiat­o A. Alfano

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