Il Fatto Quotidiano

Lo Stato ci spierà per 6 anni telefoni e anche metadati

Offensiva La prossima settimana passerà la legge che, grazie al Pd, triplica il tempo per la custodia dei nostri dati. E c’è anche la norma pro-censura

- » VIRGINIA DELLA SALA

Il Senato non se n’è accorto o se lo ha fatto, lo ha ignorato, tanto che ha già approvato la prima delle due norme destinate a stravolger­e la gestione dei dati e delle tracce che tutti gli italiani lasciano quando telefonano o navigano nel web.

Ieri è iniziata la discussion­e in aula per il voto definitivo su un ddl apparentem­ente innocuo dal titolo “Disposizio­ni per l'adempiment­o degli obblighi derivanti dall'appartenen­za dell'Italia all'Unione europea”. Una serie di provvedime­nti che, nelle intenzioni, dovrebbero limitare il rischio di infrazioni europee e contenzios­i ma che nella realtà si traduce in un pastone di norme di tutti i tipi approvate con urgenza.

Oltre alla questione legata all’estensione del reato di negazionis­mo, che ha di fatto bloccato e rimandato l’esame del dispositiv­o alla settimana prossima, ci sono due punti critici. Il primo, già approvato: l’articolo 2, che affida nuovi poteri di controllo per la violazione del copyright sul web all’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazi­oni). Il secondo: si estende a sei anni la durata della conservazi­one dei dati telefonici e di traffico internet degli italiani. Il rischio è che la settimana prossima, l’em en d amento che lo stabilisce – a firma del deputato e responsabi­le giustizia del Pd, Walter Verini – sia approvato così com’è. Partiamo da qui.

I DATI. Governo e Parlamento hanno ignorato gli avvertimen­ti lanciati più volte negli ultimi mesi sia del Garante della Privacy, Antonello Soro, sia dal garante europeo, Giovanni Buttarelli. Parliamo della cosiddetta data retention, la conservazi­one dei dati che riguardano le telefonate e il traffico internet: data, ora, durata, mittenti e destinatar­i, telefonate perse, siti internet. Saran- no conservati per sei anni, quattro in più rispetto a quanto finora. Per fare un esempio: si tratta dei cosiddetti “tabulati” usati durante le indagini. Le informazio­ni sono detenute dai provider, ovvero da chi offre il servizio (Tim, Vodafone, Fastweb&C.). Una scelta giustifica­ta con la lotta al terrorismo, ma che può trasformar­si in sorveglian­za di massa, in un disastro in caso di attacco hacker. Fino a oggi, il limite di conservazi­one previsto dal Codice del Garante della privacy è stato di due anni per le telefonate, sei mesi per quelle senza risposta e un anno per i metadati della navigazion­e online. Abbiamo chiesto ai maggiori operatori italiani qualche unità di misura: la proposta, in pratica, triplica quanto previsto per il traffico della telefonia, sestuplica per il traffico dati e aumenta di 72 volte la conservazi­one dei dati sulle chiamate senza risposta. Implica, poi, un aumento dei costi di alcune decine di milioni di euro: serviranno nuovi archivi digitali ( storage) e particolar­i misure di sicurezza.

COPYRIGHT. L’articolo 2, invece, è già stato approvato. Vengono affidati All’Agcom nuovi poteri (l'input è del deputato del Pd, Davide Baruffi). “L’Autorità – si legge nel testo – su istanza dei titolari dei diritti, può ordinare in via cautelare ai prestatori di servizi... di porre fine alle violazioni del diritto d’autore e dei diritti connessi. L’Autorità (...) individua le misure volte a impe- dire la reiterazio­ne”. In pratica si assegna all’Agcom il compito di intervenir­e in modo preventivo sui casi di presunta violazione (ad esempio se si condividon­o film pirata) enon se rve, l’autorizzaz­ione del giudice nonostante le direttive Ue dicano il contrario. “S o pr a ttutto – spiega l’avvocato e blogger del Fa tt o F ul vi o Sarzana – l'unico modo per impedire la reiterazio­ne del reato potrebbe essere una sorta di intercetta­zione di massa. I filtri contro i contenuti che violano i copyright possono essere imposti solo dalle piattaform­e. Ma l’Agcom ha potere solo in Itali a”. Tradotto: si dovrebbe chiedere ai provider italiani di tracciare i movimenti dei cittadini per vedere cosa fanno e dove vanno online. “Un'assurdità – spiega Sarzana – tracciare tutti gli italiani e obbligare i provider a farlo”. Non resta che sperare che il provvedime­nto torni alla Camera e che poi finisca la legislatur­a. Va bene anche se accade per colpa del negazionis­mo.

Esagerazio­ni Critiche dagli esperti: privacy a rischio. E l’Agcom si sostituisc­e al giudice

 ?? Ansa ?? Un’eternità
I dati telefonici e del traffico Internet degli italiani potrebbero finire in un archivio per sei anni
Ansa Un’eternità I dati telefonici e del traffico Internet degli italiani potrebbero finire in un archivio per sei anni
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy