Lo schema: Alfano da solo e Pisapia col Pd (ma B. dice no)
L’emendamento Lupi, che prende il nome dall’ex ministro, coordinatore del partito di Angelino Alfano, ha una sua r atiointerna e alcuni effetti collaterali.
Questi ultimi, in sostanza, si configurano nella possibilità che il prossimo Senato ospiti qualche decina di “ca cicc hi” locali ( c opy ri ght : Veltroni) – ci oè politici con cospicui pacchetti di voti in singole province d’Italia (in genere meridionali) – disponibili a qualunque maggioranza in cambio di “attenzioni” per i loro territori.
La ratio dell’emendamento – consentire l’elezione in Senato alle liste che raggiungono il 3% in tre Regioni anziché a livello nazionale – è invece, per così dire, di politica nazionale. Alternativa Popolare è infatti dilaniata tra quanti vorrebbero allearsi col centrodestra ( Lupi) e quanti preferirebbero il centrosinistra (Alfano): questo emendamento consentirebbe ad Ap di correre da sola avendo la ragionevole certezza di aggregare altri cespugli ex democristiani e strappare qualche senatore in Sicilia, Calabria e – spera Lupi – Lombardia in modo da risultare “ben accetti” a qualunque governo di larga coalizione si profili per il dopo.
La cosa nel Pd è data quasi per scontata: “Alfano correrà da solo”, dicono gli uomini del segretario. Cosa che non dispiacerebbe affatto a Renzi, che potrebbe così mettere insieme una sorta di Ulivo in sedicesimo: almeno una lista alla sua destra e una alla sua sinistra (“vedrete che Pisapia alla fine lo convinceranno”, altra previsione che va per la maggiore).
La cosa, al momento, ha trovato la ferma opposizione di Forza Italia: Berlusconi non vuole dare margini di manovra al centro – dove giocherà gran parte della sua campagna ora che è tornato a essere il candidato preferito del Ppe e della Merkel in Italia – e soprattutto vuole essere il dante causa, e non l’ostaggio, dei vari Fitto, Verdini, eccetera. La partita è tutta qui.