Il Fatto Quotidiano

“Un controllo così esteso non esiste in Europa”

Il garante Ue: “Legge fatta male e sproporzio­nata. Rischio incostituz­ionalità”

- » VIRGINIA DELLA SALA

“Èun

tema complesso chevede la contrappos­izione tra chi è a favore della privacy e chi è a favore del bene supremo dell'accertamen­to dei reati. Non è però questo il modo per dirimerlo”. Giovanni Buttarelli è il Garante europeo per la Privacy. “Ma parlo prima di tutto come magistrato: rispetto chi, negli uffici giudiziari, ha a che fare con difficoltà di ogni tipo. Forze di polizia e magistratu­ra non sono equipaggia­te con tutte le risorse tecnologic­he per combattere certe categorie di crimine. E come Garante europeo, non giudico una scelta sovrana del Parlamento”.

Però?

Però non c'è molta discrezion­alità per il legislator­e nazionale dopo il trattato di Lisbona, dopo la ‘costituzio­nalizzazio­ne’ della carta dei diritti e due pronunce della Corte di giustizia europea. Sorprende che un tema così delicato sia stato affrontato senza un dibattito. É stato come un elefante che entra in una cristaller­ia mentre il resto dell'Europa pondera attentamen­te ogni dettaglio.

Come funziona nel resto d’Europa?

Dopo le sentenze della Corte Ue, molti Paesi non conserva- no più i dati. Al massimo li tengono per poche settimane. Le pronunce della corte Ue, poi, riguardava­no la direttiva europea sulla quale era basato anche il sistema italiano dei 12 mesi e dei 24 mesi. Nella recente legge tedesca, si fissa il limite a dieci mesi e c'è maggiore attenzione al tipo di reato per cui vengono usate le informazio­ni, alla loro conservazi­one, al rischio che siano oggetto di un attacco cyber. A Cardiff, durante un consesso delle forze di polizia, è stato fatto notare che in più del 90% dei casi l'interesse delle forze di polizia riguarda gli ultimi sei mesi di traffico. Alcune Corti costituzio­nali (Olanda, Romania e Germania) hanno annullato le leggi nazionali che si erano spinte oltre.

C’è il rischio che questa norma sia bocciata?

Queste leggi possono essere dichiarate incostituz­ionali come nei tre paesi che ho ci- tato e la commission­e europea può portare lo stato membro dinanzi alla Corte di giustizia europea.

Bisogna intervenir­e? Credo che debba essere preso sul serio l'impegno del governo a porre rimedio. La data retention, così com'è, non è né sostenibil­e né difendibil­e sul piano internazio­nale. Obbligare tutti i gestori a raccoglier­e sistematic­amente notizie su persone che non hanno nulla a che fare vedere con i reati è un approccio che l'Europa considera fuori dai propri principi. Anche perché oggi è il traffico, domani potrebbero essere le autostrade, la videosorve­glianza, i droni. Sarebbe una vera sorveglian­za di massa.

Il costo da pagare in termini di interferen­za sui diritti della personalit­à e di etica pubblica non giustifica questo approccio.

Come dovrebbe essere una

gestione ottimale dei dati? Possono essere conservati fino a sei mesi e solo in caso di esigenze commercial­i come la fatturazio­ne. Se già gli utenti avessero una tariffa flat, bisognereb­be cancellarl­i. Bisogna conformars­i a questo trend. Anche se questo implichere­bbe avere meno indizi per le indagini: è di questo che stiamo parlando, non di intercetta­zioni telefonich­e, ma di dati in più a sostegno di una pista investigat­iva. L’allarme dei garanti è stato ignorato?

Sono tutti consapevol­i del problema, ma si è vincolati al voler portare questo ddl all’approvazio­ne prima della fine della legislatur­a. Se l’emendament­o fosse stralciato, la legge dovrebbe ritornare alla Camera e i tempi si allunghere­bbero. C’è però il bisogno di adeguarsi all’indirizzo europeo: così, non è un buon biglietto da visita.

Per le indagini sono importanti gli ultimi 6 mesi di traffico. Alcune Corti costituzio­nali hanno annullato le leggi nazionali che spinge vano oltre

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Ansa Grande Fratello Giovanni Buttarelli, il Garante europeo della Privacy critica la norma in discussion­e sui dati

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