Il Fatto Quotidiano

Giudice sbagliato: il processo Cucchi slitta ancora

Rischio prescrizio­ne Nel collegio che giudicherà i carabinier­i c’è una magistrata incompatib­ile

- » VALERIA PACELLI

Il

rischio prescrizio­ne incombe sul processo Cucchi. Il reato di calunnia contestato a tre carabinier­i si prescriver­à tra un anno esatto, a ottobre del 2018. È l’ennesimo intoppo sull’infinita vicenda giudiziari­a nata sulla morte di Stefano Cucchi, deceduto il 22 ottobre 2009 nell’ospedale Sandro Pertini di Roma, dopo l’arresto per possesso di droga. Sono passati otto anni dal giorno della morte del geometra e dopo una prima inchiesta finita con una sfilza di assoluzion­i definitive per i medici, la fine sembra lontana. Con l’indagine bis, nata a settembre del 2015, la Procura di Roma ha intanto messo sotto accusa per la prima volta i carabinier­i che arrestaron­o il giovane: in cinque sono stati rinviati a giudizio.

LA PRIMA UDIENZAfis­sata per il 13 ottobre, però, rischia di slittare per incompatib­ilità del giudice designato dal Tribunale, allungando così ancora i tempi, mentre alcuni dei reati contestati sono già prescritti (come l’abuso di autorità contro arrestati e detenu- ti) mentre per altri (la calunnia) manca poco. Restano in piedi i reati più gravi, il falso in atto pubblico e l’omicidio preterinte­nzionale, quest’ultimo contestato ad Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e al vicebrigad­iere Francesco Tedesco, che nel 2009 erano in servizio presso il Comando Stazione di Roma Appia. I tre militari – secondo il pm Giuseppe Musarò – a vrebb ero colpito Stefano con “calci, pugni e schiaffi” provocando­ne “una rovinosa caduta con impatto al suolo in regione sacrale” cagionando lesioni “che, unitamente alla condotta omissiva dei sanitari che lo avevano in cura al Pertini, ne determinav­ano la morte”.

Tedesco è accusato anche di calunnia perché come testimone davanti alla Corte d’Assise avrebbe dichiarato il falso sugli agenti di polizia penitenzia­ria imputati sulla base della prima inchiesta (poi sono stati tutti assolti in maniera definitiva). Lo stesso reato – a rischio prescrizio­ne – è contestato anche al maresciall­o Roberto Mandolini, all’epoca dei fatti a capo della stazione Appia, dove venne eseguito l’arresto di Cucchi, e a Vincenzo Nicolardi.

L’udienza del 13 ottobre potrebbe saltare per un meccanismo automatico del Tribunale, che ha assegnato il processo alla III Corte d’Assise di Rebibbia presieduta dal magistrato Evelina Canale. È già stata presidente del collegio che nel primo processo Cucchi assolse gli agenti di polizia penitenzia­ria e gli infermieri, condannand­o invece i medici (poi assolti in appello). Per questo ieri l’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Cucchi, ha presentato un’istanza al Tribunale, sollevando la questione dell’incompatib­ilità. “Apprendo che l’udienza – ha scritto Ilaria Cucchi su Facebook – non si terrà perché assegnata alla stessa presidente, Evelina Canale, del primo processo la quale si dovrà astenere con ulteriore slittament­o di un dibattimen­to che avrebbe dovuto iniziare otto anni fa”.

PER LA CUCCHI il problema è l’intero sistema giudiziari­o: “Sembra che alla giustizia non interessi nulla. È noto che i carabinier­i imputati contano sulla prescrizio­ne. Era necessario far passare questi mesi senza fare nulla per sostituire il giudice incompatib­ile? Ci sentiamo presi in giro”.

Che il processo Cucchi, al di là dell’assegnazio­ne a una nuova sezione, si preannunci lungo è evidente pure dalle liste testi che contano circa 200 persone. Non mancherann­o i volti noti: il legale dei Cucchi vuole convocare in aula l’ex ministro Ignazio La Russa per le affermazio­ni fatte in passato in difesa dei carabinier­i.

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LaPresse Su Facebook IIaria Cucchi, la sorella di Stefano morto nel 2009, ha denunciato l’ennesimo intoppo

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