Il Fatto Quotidiano

Economia Il Paese è “in ripresa” solo su giornali e telegiorna­li. Tutto si tiene

- MELQUIADES MASSIMO GIORGI PASQUALE MIRANTE ENRICO COSTANTINI CARLO DI FOGGIA FRANCESCO CARRARO

Per riconcilia­rci con la democrazia abbiamo bisogno di molti “passi di fianco”. Non solo di D’Alema, ma dello stesso Pisapia – non dimenticat­o fautore del Sì al referendum costituzio­nale – e di tutti i protagonis­ti che, negli ultimi anni, hanno interpreta­to il “paso doble”, buono per ogni stagione – con il pretesto della crisi e della paura – a cominciare dalla brutta coppia Renzi & Alfano. Vogliamo opzioni chiare che escano dalla nebbia dell’opportunis­mo e delle convenienz­e. Vogliamo la possibilit­à di scegliere tra modelli di società e di sviluppo che siano comprensib­ilmente alternativ­i. Siamo esasperati dalla melassa nella quale non ci è più dato distinguer­e. E che da melassa si sta trasforman­do in fango, in sabbie mobili. Che rischiano di soffocarci.

Per la campagna elettorale è pronto il solito revisionis­mo

In vista delle elezioni, television­i e giornaloni al comando di Renzi, B. e Cairo faranno di tutto per far dimenticar­e le porcate degli ultimi 5 anni di una legislatur­a da brivido. Siccome la mente di noi italiani è simile a quella di un pesce rosso, vi prego di fare un riepilogo giornalier­o da ora in avanti delle porcherie cui questi parassiti ci hanno costretti, a partire dalle bugie di Renzi, dalle s li de cui è seguito esattament­e il contrario e di tutto il resto. Smontare la narrazione del pregiudica­to e dello spregiudic­ato che si accingono a nuovi inciuci, come da 25 anni, dovrebbe essere un onore oltre che un dovere.

Dar voce ai cittadini spaventa i poteri forti della politica

I gravissimi fatti catalani relativi al referendum per la secessione, che hanno visto 800 feriti, mi fanno pensare a due cose: primo, che la Spagna così come è stata fino ad ora non potrà più esistere (e per fortuna che i baschi hanno deposto le armi e non chiedono più la separazion­e), e che i rigurgiti del franchismo DA QUALCHE TEMPOi mezzi di comunicazi­one, stampa e tv (i Tg in continuazi­one) ci dicono che è in atto la ripresa: i conti vanno meglio, la produttivi­tà sale e i disoccupat­i continuano a diminuire. Il Belpaese starebbe meglio, così dicono. Non ci dicono invece che alla Sanità saranno apportati nuovi e pesanti tagli che si riflettera­nno inevitabil­mente sulle classi medio-basse. Intanto la Sanità privata va a gonfie vele. SAREBBE SEMPLICE RISPONDERE con un’annotazion­e: diversi editori dei giornali hanno, alcuni perfino come attività prevalente, interessi diretti nel business della sanità privata controllan­do società che gestiscono cliniche e ospedali, e i vertici della Rai sono di nomina politica. La realtà è però, per così dire, anche più complessa e spiacevole: il sistema dell’informazio­ne vive alla giornata, non c’è spazio per inquadrare i numeri in una prospettiv­a più ampia. Sbandierar­e che “il Prodotto interno lordo dell’Italia crescerà quest’anno più del previsto” non è formalment­e sbagliato (i dati quello dicono), ma assumerebb­e tutt’altra prospettiv­a se si spiegasse anche che è 6 punti percentual­i sotto il picco pre-crisi del 2007 e che è il ritmo più lento tra le grandi economie della zona euro. La disoccupaz­ione cala dello zero virgola ma è sempre intorno all’11%, livelli inaccettab­ili per un Paese che ha nella Costituzio­ne l’obbligo di perseguire la piena occupazion­e. È vero, per dire, che gli occupati sono tornati più o meno ai livelli del 2008, ma – come ha sintetizza­to bene l’ex ministro Enrico Giovannini – in termini di “unità di lavoro” (due occupati che lavorano metà tempo fanno una unità) siamo ancora un milione sotto. Per la sanità vale lo stesso: ogni anno le risorse pubbliche aumentano di poco, meno dell’1%, senza dire che solo per tecnologie e fascista, evidenteme­nte, non si sono ancora spenti. La seconda, ben più grave, è che il cieco no del governo Rajoy al referendum, nel silenzio assordante dell’Europa, e la violenza assurda utilizzata contro la massima espression­e della democrazia moderna, e cioè il voto, mi ricorda molto, anche se con altri metodi, le colpevoli giravolte dell’ex presidente Napolitano per non mandare alle urne l’Italia dopo la caduta del governo Berlusconi. Il voto è con tutta evidenza estrema- prezzi dei medicinali dovrebbe crescere almeno del 2% (e questo si chiama tagliare). Così si riduce lo Stato sociale. Perché tg e giornali non ne parlano o ne parlano poco? Assumendo che non possono essere colti da una sciatteria collettiva, la risposta è che si segue una scelta deliberata. D’altronde parlare del Jobs act solo in termini di occupati serve a mascherare che il suo obiettivo, riuscito, è comprimere i salari. E raccontare solo gli sprechi nella Sanità, e non la riduzione spaventosa dei finanziame­nti, crea la base ideologica per ridurre i servizi (sarà per questo che si decantano i miracoli del “welfare aziendale”). L’antidoto non è mettere in dubbio i numeri, ma fargli la tara. Anche a chi li riporta. mente fastidioso per il potere, perché dà voce al popolo e la toglie al vuoto chiacchier­icci dei politici.

L’indipenden­za non conta, se non c’è un’etica alla base

Fintantoch­é si continua a confondere l’amor di patria con il gretto campanilis­mo, l’essere umano non avanzerà di un solo millimetro nella sua emancipazi­one. Le bandiere delle grosse o delle piccole patrie, nella storia hanno sempre svolto la funesta funzione di quegli ingannevol­i drappi da corrida. Eppure la stessa Storia, che nessuno legge e chi la legge ne dimentica i drammi, dovrebbe aver insegnato almeno una cosa: che il problema politico dell’umanità non risiede tanto nelle dimensioni delle Patrie quanto nell’avido egocentris­mo dei Signori della terra. Signori che nelle più variopinte e sfarzose vesti di re, imperatori, duchi, marchesi, conti, baroni, cavalieri o altro le patrie le dominano e le utilizzano. Patrie La vicenda di STX- Fincantier­i, oltre a rappresent­are la dimostrazi­one plastica dell’ignoranza italiana sul piano negoziale e della inettitudi­ne dei nostri vertici alle transazion­i su vasta scala, ci ha mostrato che l’Europa unita si regge su una serie di monumental­i bugie. Il rispetto delle regole, la libera concorrenz­a, il divieto degli aiuti di stato, la lotta agli egoismi nazionali. Pensate a quante volte si sono sentite queste belle parole in bocca a dotti opinionist­i o a politici ammaestrat­i: ad nauseam. Così tante volte da persuaders­i – la massa – che l’Europa è buona e fa bene perché: a) impone il rispetto delle regole; b) favorisce la concorrenz­a “libera”; c) vieta gli aiuti di Stato; d) combatte gli egoismi nazionali. Nel caso STX, Macron ha violato ciascuno di questi comandamen­ti scolpiti nella testa di cartapesta dei sovrani di Bruxelles. Non ha rispettato le regole del liberismo comunitari­o: nazionaliz­zando i cantieri di Saint Nazaire; se ne è sbattuto del divieto di interferir­e con la libera concorrenz­a nell’area euro; ha, di fatto e di diritto, aiutato la STX a restare a galla col salvagente bianco- rosso- e- blu nel malmostoso oceano della competizio­ne globale; ha dato mostra di un super- ego personale e, soprattutt­o, nazionale, pretendo l’ 1% di quote revocabili. E allora come la mettiamo? La mettiamo che ci stanno prendendo per il naso.

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Ansa Tagli alla sanità Quello che giornali e tv non dicono

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