Economia Il Paese è “in ripresa” solo su giornali e telegiornali. Tutto si tiene
Per riconciliarci con la democrazia abbiamo bisogno di molti “passi di fianco”. Non solo di D’Alema, ma dello stesso Pisapia – non dimenticato fautore del Sì al referendum costituzionale – e di tutti i protagonisti che, negli ultimi anni, hanno interpretato il “paso doble”, buono per ogni stagione – con il pretesto della crisi e della paura – a cominciare dalla brutta coppia Renzi & Alfano. Vogliamo opzioni chiare che escano dalla nebbia dell’opportunismo e delle convenienze. Vogliamo la possibilità di scegliere tra modelli di società e di sviluppo che siano comprensibilmente alternativi. Siamo esasperati dalla melassa nella quale non ci è più dato distinguere. E che da melassa si sta trasformando in fango, in sabbie mobili. Che rischiano di soffocarci.
Per la campagna elettorale è pronto il solito revisionismo
In vista delle elezioni, televisioni e giornaloni al comando di Renzi, B. e Cairo faranno di tutto per far dimenticare le porcate degli ultimi 5 anni di una legislatura da brivido. Siccome la mente di noi italiani è simile a quella di un pesce rosso, vi prego di fare un riepilogo giornaliero da ora in avanti delle porcherie cui questi parassiti ci hanno costretti, a partire dalle bugie di Renzi, dalle s li de cui è seguito esattamente il contrario e di tutto il resto. Smontare la narrazione del pregiudicato e dello spregiudicato che si accingono a nuovi inciuci, come da 25 anni, dovrebbe essere un onore oltre che un dovere.
Dar voce ai cittadini spaventa i poteri forti della politica
I gravissimi fatti catalani relativi al referendum per la secessione, che hanno visto 800 feriti, mi fanno pensare a due cose: primo, che la Spagna così come è stata fino ad ora non potrà più esistere (e per fortuna che i baschi hanno deposto le armi e non chiedono più la separazione), e che i rigurgiti del franchismo DA QUALCHE TEMPOi mezzi di comunicazione, stampa e tv (i Tg in continuazione) ci dicono che è in atto la ripresa: i conti vanno meglio, la produttività sale e i disoccupati continuano a diminuire. Il Belpaese starebbe meglio, così dicono. Non ci dicono invece che alla Sanità saranno apportati nuovi e pesanti tagli che si rifletteranno inevitabilmente sulle classi medio-basse. Intanto la Sanità privata va a gonfie vele. SAREBBE SEMPLICE RISPONDERE con un’annotazione: diversi editori dei giornali hanno, alcuni perfino come attività prevalente, interessi diretti nel business della sanità privata controllando società che gestiscono cliniche e ospedali, e i vertici della Rai sono di nomina politica. La realtà è però, per così dire, anche più complessa e spiacevole: il sistema dell’informazione vive alla giornata, non c’è spazio per inquadrare i numeri in una prospettiva più ampia. Sbandierare che “il Prodotto interno lordo dell’Italia crescerà quest’anno più del previsto” non è formalmente sbagliato (i dati quello dicono), ma assumerebbe tutt’altra prospettiva se si spiegasse anche che è 6 punti percentuali sotto il picco pre-crisi del 2007 e che è il ritmo più lento tra le grandi economie della zona euro. La disoccupazione cala dello zero virgola ma è sempre intorno all’11%, livelli inaccettabili per un Paese che ha nella Costituzione l’obbligo di perseguire la piena occupazione. È vero, per dire, che gli occupati sono tornati più o meno ai livelli del 2008, ma – come ha sintetizzato bene l’ex ministro Enrico Giovannini – in termini di “unità di lavoro” (due occupati che lavorano metà tempo fanno una unità) siamo ancora un milione sotto. Per la sanità vale lo stesso: ogni anno le risorse pubbliche aumentano di poco, meno dell’1%, senza dire che solo per tecnologie e fascista, evidentemente, non si sono ancora spenti. La seconda, ben più grave, è che il cieco no del governo Rajoy al referendum, nel silenzio assordante dell’Europa, e la violenza assurda utilizzata contro la massima espressione della democrazia moderna, e cioè il voto, mi ricorda molto, anche se con altri metodi, le colpevoli giravolte dell’ex presidente Napolitano per non mandare alle urne l’Italia dopo la caduta del governo Berlusconi. Il voto è con tutta evidenza estrema- prezzi dei medicinali dovrebbe crescere almeno del 2% (e questo si chiama tagliare). Così si riduce lo Stato sociale. Perché tg e giornali non ne parlano o ne parlano poco? Assumendo che non possono essere colti da una sciatteria collettiva, la risposta è che si segue una scelta deliberata. D’altronde parlare del Jobs act solo in termini di occupati serve a mascherare che il suo obiettivo, riuscito, è comprimere i salari. E raccontare solo gli sprechi nella Sanità, e non la riduzione spaventosa dei finanziamenti, crea la base ideologica per ridurre i servizi (sarà per questo che si decantano i miracoli del “welfare aziendale”). L’antidoto non è mettere in dubbio i numeri, ma fargli la tara. Anche a chi li riporta. mente fastidioso per il potere, perché dà voce al popolo e la toglie al vuoto chiacchiericci dei politici.
L’indipendenza non conta, se non c’è un’etica alla base
Fintantoché si continua a confondere l’amor di patria con il gretto campanilismo, l’essere umano non avanzerà di un solo millimetro nella sua emancipazione. Le bandiere delle grosse o delle piccole patrie, nella storia hanno sempre svolto la funesta funzione di quegli ingannevoli drappi da corrida. Eppure la stessa Storia, che nessuno legge e chi la legge ne dimentica i drammi, dovrebbe aver insegnato almeno una cosa: che il problema politico dell’umanità non risiede tanto nelle dimensioni delle Patrie quanto nell’avido egocentrismo dei Signori della terra. Signori che nelle più variopinte e sfarzose vesti di re, imperatori, duchi, marchesi, conti, baroni, cavalieri o altro le patrie le dominano e le utilizzano. Patrie La vicenda di STX- Fincantieri, oltre a rappresentare la dimostrazione plastica dell’ignoranza italiana sul piano negoziale e della inettitudine dei nostri vertici alle transazioni su vasta scala, ci ha mostrato che l’Europa unita si regge su una serie di monumentali bugie. Il rispetto delle regole, la libera concorrenza, il divieto degli aiuti di stato, la lotta agli egoismi nazionali. Pensate a quante volte si sono sentite queste belle parole in bocca a dotti opinionisti o a politici ammaestrati: ad nauseam. Così tante volte da persuadersi – la massa – che l’Europa è buona e fa bene perché: a) impone il rispetto delle regole; b) favorisce la concorrenza “libera”; c) vieta gli aiuti di Stato; d) combatte gli egoismi nazionali. Nel caso STX, Macron ha violato ciascuno di questi comandamenti scolpiti nella testa di cartapesta dei sovrani di Bruxelles. Non ha rispettato le regole del liberismo comunitario: nazionalizzando i cantieri di Saint Nazaire; se ne è sbattuto del divieto di interferire con la libera concorrenza nell’area euro; ha, di fatto e di diritto, aiutato la STX a restare a galla col salvagente bianco- rosso- e- blu nel malmostoso oceano della competizione globale; ha dato mostra di un super- ego personale e, soprattutto, nazionale, pretendo l’ 1% di quote revocabili. E allora come la mettiamo? La mettiamo che ci stanno prendendo per il naso.