Il questore che “salutava” l’arrestato
Gagliardi e l’ex vicesindaco di Verona finito in manette nel 2014, poi condannato
La
deposizione della poliziotta al processo per tangenti, in cui il sostituto commissario Margherita Taufer raccontava le sanzioni disciplinari subìte dopo aver indagato nel 2013 sul vicesindaco di Verona, l’ha fatto infuriare. Vito Danilo Gagliardi, questore di Venezia, quando ha letto la cronaca dell’udienza se l’è presa con la cronista del quotidiano veronese L’Arena che l’aveva riportata e ha risposto con una lettera che ora potrebbe costargli cara. È finito nel registro degli indagati per diffamazione aggravata dal mezzo della stampa dopo la denuncia della giornalista, e su di lui pende una richiesta di rinvio a giudizio per aver “offeso la reputazione della giornalista Fabiana Marcolini, attribuendole un fatto determinato”.
Gagliardi nel 2014 era questore di Verona mentre la città di Romeo e Giulietta era in pieno terremoto giudiziario per l’arresto del vice di Flavio Tosi, Vito Giacino (condannato in via definitiva per con- cussione). Le indagini erano affidate dal pm Beatrice Zanotti al sostituto commissario Taufer, in servizio presso la Procura di Verona come capo della polizia giudiziaria.
Dopo la perquisizione a casa del vicesindaco e della moglie, sulla poliziotta cominciano a piovere una serie di provvedimenti disciplinari, firmati dall’allora questore di Verona Gagliardi (tutti annullati dal Tar), fino al trasferimento d’ufficio alla polizia di frontiera. Era di questo che parlava Taufer davanti ai giudici nel marzo del 2016, chiamata come testimone al processo nei confronti di un imprenditore: il giorno dell’arresto di Giacino “il questore di Verona verso mezzogior- no è arrivato al piano della squadra mobile – ha spiegato l’agente al Tribunale – ma non mi ha degnato di uno sguardo. Quando ho chiesto a un collega come mai fosse lì la risposta fu che voleva salutare Giacino”.
NEL PROCESSO erano emerse anche le precauzioni speciali disposte dal pm per gli interrogatori più importanti: “Avevamo optato per una sede diversa, sapendo delle conoscenze che il vicesindaco probabilmente aveva nell’ambito delle amministrazioni nostre e della Procura”. Quell’inchiesta però non le è valsa certo una promozione: “Mi è stato detto di essere un ingranaggio impazzito che doveva essere di- sinnescato per le troppe indagini che stavo seguendo su delega dei pm”. Gagliardi, rispondendo sull’Arena, ha parlato di “narrazioni fantasiose e calunniose”, accusando la giornalista di essersi fatta “portavoce di appartenenti alla polizia che intenderebbero gettare ombre sull’operato del questore Gagliardi, in tal modo facendo una cortesia agli stessi”. In Laguna liquidano la vicenda con un certo imbarazzo: “Vecchie questioni veronesi che non intaccano il suo ruolo a Venezia”, osservano dagli uffici della questura, mentre Gagliardi contattato dal Fatto non commenta. L’udienza preliminare è fissata per il 10 ottobre a Verona.
La polemica
Il dirigente è accusato di aver diffamato la giornalista che ha raccontato l’episodio