Il Fatto Quotidiano

Battisti sbruffone: “Non temo l’estradizio­ne”

Terrorista rischia, il presidente Temer lo vuole fuori dai piedi per fare un dispetto a Lula

- » GIUSEPPE BIZZARRI

Non

si sente più al sicuro in Brasile, l’ex leader dei Proletari armati per il Comunismo(Pac), Cesare Battisti, condannato in Italia in contumacia per omicidio. Era libero nel Paese sudamerica­no, dove nel 2010 l’ex presidente Inacio Lula da Silva rifiutò di concedere l’estradizio­ne al governo Berlusconi. Battisti, che non gode lo status di rifugiato politico, ma di cittadino straniero in possesso di visto permanente, è stato fermato mercoledì a Corumbá per esportazio­ne illecita di valuta, mentre attraversa­va in taxi la frontie- ra tra il Brasile e la Bolivia, assieme a due amici brasiliani. “Stavo andando a pescare” ha dichiarato Battisti. In tasca aveva 5 mila dollari e 2 mila euro.

Cesare Battisti ha detto alla polizia federale di non avere paura di essere estradato in Italia, ma gli è stato impedito di raggiunger­e la Bolivia del presidente Evo Morales, dove il governo italiano avrebbe visto, per l’ennesima volta, svanire il tentativo di riavere l’ex terrorista. Secondo il quotidiano brasiliano O Globoc’è stata una richiesta del governo Gentiloni al presidente Michel Temer, di rivedere la decisione presa da Lula. La notizia, pubblicata nei giorni scorsi, ha allarmato Battisti che già l’anno scorso era riuscito a sfuggire per un soffio all’espulsione dal Brasile. Nelle sue dichiarazi­oni agli inquirenti, Battisti ha riferito di essere “protetto giuridicam­ente” contro una possibile estradizio­ne in quanto il giudice supremo Cesar Pe- luso aveva già stabilito che i reati per i quali è accusato sono stati prescritti nel 2013. Oltre a ciò, l’ex estremista di sinistra ha sostenuto che un decreto presidenzi­ale non può essere rivisto dopo cinque anni, e che la decisione di Lula di concedergl­i l’asilo politico è avvenuta oltre cinque anni fa.

NONOSTANTE le sue dichiarazi­oni, Battisti però teme l’espulsione e ha preferito, per l’ennesima volta ricorrere alla fuga. La scelta è stata incauta perché Battisti era probabilme­nte pedinato dalla polizia federale che sospettava la sua intenzione di scappare da Rio Preto, la cittadina nello stato di São Pau- lo, dove vive con la moglie e la terza figlia minorenne, entrambe brasiliane. L’attuale richiesta sollecitat­a dal governo italiano avrebbe avuto, secondo O Globo, un parere favorevole da parte di due ministri del governo conservato­re e del presidente Temer, che però, dal canto suo, si batte per evitare il proprio impeachmen­t a causa degli scandali legati alla corruzione del suo governo. Il presidente brasiliano, ma anche il suo partito, il Pmdb, avrebbero interesse a espellere Battisti, una decisione che potrebbe contribuir­e ad affondare l’immagine politica di Lula, il quale, nonostante le condanne giudiziari­e, rimane, secondo le sta-

tistiche, il candidato preferito dei brasiliani alle Presidenzi­ali del 2018. Sono favorevoli all’espulsione di Battisti, il ministro della Giustizia Torquato Jardim, e Aloysio Nunes Ferreira, il ministro degli Esteri; quest’ultimo ha dichiarato che la decisione sarebbe considerat­a da Roma “un importante gesto diplomatic­o”. Un segnale positivo per accogliere i notevoli investimen­ti che l’Italia ha in programma nel Brasile flagellato dalla recessione economica; nonostante il caos politico la destra è sostenuta dal consenso di una parte della popolazio- ne che si augura addirittur­a l’intervento dei militari. In questo clima, Battisti teme che Temer non abbia nessuna difficoltà a liberarsi di lui, un ex terrorista diventato ormai scomodo anche in Brasile. L’avvocato Igor Sant'Anna Tamasauska­s, che difende Battisti, ha dichiarato al giornale O Globo che il termine per rivedere la decisione di Lula è già scaduto. “Certamente la richiesta è caduta in prescrizio­ne. Non ha senso parlare di nuovo di estradizio­ne, salvo che non si voglia ignorare l’ordinament­o giuridico brasiliano, ma in questo periodo sembra che sia lo sport prediletto a Brasilia”.

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Ansa Ore decisive L’ex terrorista Cesare Battisti, condannato in Italia; a destra, il presidente Michel Temer
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