Battisti sbruffone: “Non temo l’estradizione”
Terrorista rischia, il presidente Temer lo vuole fuori dai piedi per fare un dispetto a Lula
Non
si sente più al sicuro in Brasile, l’ex leader dei Proletari armati per il Comunismo(Pac), Cesare Battisti, condannato in Italia in contumacia per omicidio. Era libero nel Paese sudamericano, dove nel 2010 l’ex presidente Inacio Lula da Silva rifiutò di concedere l’estradizione al governo Berlusconi. Battisti, che non gode lo status di rifugiato politico, ma di cittadino straniero in possesso di visto permanente, è stato fermato mercoledì a Corumbá per esportazione illecita di valuta, mentre attraversava in taxi la frontie- ra tra il Brasile e la Bolivia, assieme a due amici brasiliani. “Stavo andando a pescare” ha dichiarato Battisti. In tasca aveva 5 mila dollari e 2 mila euro.
Cesare Battisti ha detto alla polizia federale di non avere paura di essere estradato in Italia, ma gli è stato impedito di raggiungere la Bolivia del presidente Evo Morales, dove il governo italiano avrebbe visto, per l’ennesima volta, svanire il tentativo di riavere l’ex terrorista. Secondo il quotidiano brasiliano O Globoc’è stata una richiesta del governo Gentiloni al presidente Michel Temer, di rivedere la decisione presa da Lula. La notizia, pubblicata nei giorni scorsi, ha allarmato Battisti che già l’anno scorso era riuscito a sfuggire per un soffio all’espulsione dal Brasile. Nelle sue dichiarazioni agli inquirenti, Battisti ha riferito di essere “protetto giuridicamente” contro una possibile estradizione in quanto il giudice supremo Cesar Pe- luso aveva già stabilito che i reati per i quali è accusato sono stati prescritti nel 2013. Oltre a ciò, l’ex estremista di sinistra ha sostenuto che un decreto presidenziale non può essere rivisto dopo cinque anni, e che la decisione di Lula di concedergli l’asilo politico è avvenuta oltre cinque anni fa.
NONOSTANTE le sue dichiarazioni, Battisti però teme l’espulsione e ha preferito, per l’ennesima volta ricorrere alla fuga. La scelta è stata incauta perché Battisti era probabilmente pedinato dalla polizia federale che sospettava la sua intenzione di scappare da Rio Preto, la cittadina nello stato di São Pau- lo, dove vive con la moglie e la terza figlia minorenne, entrambe brasiliane. L’attuale richiesta sollecitata dal governo italiano avrebbe avuto, secondo O Globo, un parere favorevole da parte di due ministri del governo conservatore e del presidente Temer, che però, dal canto suo, si batte per evitare il proprio impeachment a causa degli scandali legati alla corruzione del suo governo. Il presidente brasiliano, ma anche il suo partito, il Pmdb, avrebbero interesse a espellere Battisti, una decisione che potrebbe contribuire ad affondare l’immagine politica di Lula, il quale, nonostante le condanne giudiziarie, rimane, secondo le sta-
tistiche, il candidato preferito dei brasiliani alle Presidenziali del 2018. Sono favorevoli all’espulsione di Battisti, il ministro della Giustizia Torquato Jardim, e Aloysio Nunes Ferreira, il ministro degli Esteri; quest’ultimo ha dichiarato che la decisione sarebbe considerata da Roma “un importante gesto diplomatico”. Un segnale positivo per accogliere i notevoli investimenti che l’Italia ha in programma nel Brasile flagellato dalla recessione economica; nonostante il caos politico la destra è sostenuta dal consenso di una parte della popolazio- ne che si augura addirittura l’intervento dei militari. In questo clima, Battisti teme che Temer non abbia nessuna difficoltà a liberarsi di lui, un ex terrorista diventato ormai scomodo anche in Brasile. L’avvocato Igor Sant'Anna Tamasauskas, che difende Battisti, ha dichiarato al giornale O Globo che il termine per rivedere la decisione di Lula è già scaduto. “Certamente la richiesta è caduta in prescrizione. Non ha senso parlare di nuovo di estradizione, salvo che non si voglia ignorare l’ordinamento giuridico brasiliano, ma in questo periodo sembra che sia lo sport prediletto a Brasilia”.