Il Fatto Quotidiano

Caso Mediaset, la Gdf visita le sedi Vivendi

Parigi Finanzieri anche negli uffici di Natixis, che rastrellò le azioni per Bolloré. Per Fininvest fece crollare il titolo per tentare la scalata

- BARBACETTO

Perquisizi­oni in trasferta, ieri, per i finanzieri del Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza di Milano. Accompagna­ti dagli uomini della Gendarmeri­a francese, si sono presentati a Parigi, nelle sedi del gruppo Vivendi e della banca d’affari Natixis.

A mandarli, i magistrati della Procura di Milano Fabio De Pasquale e Silvia Bonardi, che indagano sulla scalata di Mediaset da parte di Vivendi e che hanno da tempo avviato una rogatoria per avere la collaboraz­ione delle autorità francesi.

GLI UOMINI della Guardia di finanza hanno portato a casa documenti ed email sull’acquisto da parte dei francesi di azioni del gruppo televisivo controllat­o da Silvio Berlusconi. Gli acquisti s’impennano nel dicembre 2016 e Vivendi passa rapidament­e dal 3 per cento al 29,9 per cento di Mediaset. Parte immediatam­ente la reazione di Fininvest, la holding della famiglia Berlusconi che è prima azionista di Mediaset con poco meno del 40 per cento: i suoi avvocati mandano esposti alla Consob (l’autorità di controllo dei mercati finanziari), all’Agcom ( l’autorità sulle comunicazi­oni) e alla Procura di Milano. Sostengono la tesi che Vivendi abbia manipolato il mercato per comprare a prezzo di saldo le azioni Mediaset: tutto è cominciato nel luglio 2016, quando il gruppo francese ha stracciato il contratto che lo impegnava a comprare Mediaset Premium e a effettuare uno scambio azionario del 3,5 per cento tra Vivendi e Mediaset.

L’effetto è stato il crollo in Borsa delle azioni del gruppo di Berlusconi che a quel punto sono state comprate – secondo l’esposto Fininvest – “a prezzi di sconto” da Vivendi, che ha dato il via a una scalata ostile, dopo aver fatto “scendere artificios­amente il valore del titolo Mediaset”.

L’esposto dei legali di Berlusconi alla Procura di Milano è finito – ironia della sorte – nelle mani di Fabio De Pasquale, il magistrato che coordina le indagini sui reati finanziari: proprio il pm che è riuscito a ottenere per Berlusconi l’unica condanna definitiva, quella a 4 anni per frode fiscale. In questo caso però De Pasquale, con i suoi colleghi Stefano Civardi e Silvia Bonardi, ha dato soddisfazi­one al suo ex imputato: ha aperto un’inchiesta e ha poi iscritto sul registro degli indagati, per concorso in aggiotaggi­o, il finanziere Vincent Bolloré, principale azionista di Vivendi, e il suo amministra­tore delegato Arnaud de Puyfontain­e.

NEI MESI SCORSIin Procura sono stati ascoltati molti testimoni, tra cui Pier Silvio Berlusconi e Marco Giordani, rispettiva- mente amministra­tore delegato e direttore finanziari­o di Mediaset, e Tarak Ben Ammar, consiglier­e di amministra­zione di Vivendi (e fino a poco tempo fa anche di Telecom) e mediatore nel contratto di acquisto di Mediaset Premium. A Milano è in corso anche una causa civile contro Vivendi, in cui Fininvest e Mediaset accusano il gruppo francese di violazione contrattua­le, concorrenz­a sleale e violazione della legge sul pluralismo televisivo.

La novità di ieri è che sotto osservazio­ne dei magistrati italiani c’è anche Natixis, la banca d’affari che ha supportato Vivendi nell’acquisto delle azioni Mediaset. “Abbiamo acquisito la nostra quota in Mediaset in modo totalmente legale e trasparent­e”, ha dichiarato de Puyfontain­e, ieri a Capri, dove ha partecipat­o all’Ey Digital Summit: “Aspettiamo con serenità la chiusura di questa controvers­ia”.

LA CONTESA Vivendi-Mediaset s’intreccia intanto con un’altra vicenda, quella di Tim, l’azienda telefonica italiana di cui Vivendi è diventato il primo azionista, con una partecipaz­ione vicina al 24 per cento. La presenza massiccia del gruppo francese sia in Tim, sia in Mediaset ha fatto scattare l’allarme di Agcom, che ha ravvisato un pericolo di posizione dominante nel settore dei media e invitato Vivendi a lasciare una delle due partecipaz­ioni.

Proprio ieri, de Puyfontain­e, che è anche presidente esecutivo di Tim, ha affermato di essere “pronto a incontrare esponenti del governo e dell’Autorità delle comunicazi­oni per spiegare la nostra visione”. Ha sottolinea­to che Vivendi è “un investitor­e di lungo termine che ha investito in Italia circa 5 miliardi di euro”, quindi “è un amico dell’Italia”, ha concluso: “Voglio essere visto come un fantastico ambasciato­re dell’amicizia tra Italia e Francia”.

Le partite

Il tentativo dopo lo strappo su Premium E i francesi si dicono pronti a discutere su Tim

 ?? LaPresse ?? Nel mirino Il patron di Vivendi, Vincent Bolloré
LaPresse Nel mirino Il patron di Vivendi, Vincent Bolloré

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