Sappada, Cortina e le altre: la fuga verso Trentino e Friuli
Sotto la bandiera “autonomia!” Da Verona, passando per Venezia e Treviso, direzione 22 ottobre: “Basta con lo sperpero delle nostre tasse”. A Padova ci sono i corsi di guida al voto
Chi
di autonomia ferisce, di autonomia si impoverisce. Tutti in questi giorni a guardare al Veneto che il 22 ottobre potrebbe allontanarsi da Roma. Ma lo stesso giorno la provincia di Belluno voterà per avere più autonomia dal Veneto.
Venezia rischia di perdere pezzi: una trentina di comuni da anni spingono per mollare gli ormeggi e passare al Trentino Alto Adige o al Friuli Venezia Giulia. Uno, Sappada, c’è quasi riuscito. “Si potrebbe votare l’addio definitivo al Veneto già a fine ottobre. Sarebbe il primo caso di passaggio da una regione ordinaria a una speciale nella storia della Repubblica”, ricorda il deputato Pd Roger De Menech. Un precedente che risveglierebbe dal letargo le aspirazioni autonomiste di tutti gli altri comuni. “Del resto - aggiunge De Menech - perché Sappada sì e, per dire, Lamon no? Si rischia di aprire un calciomercato dei comuni, con le regioni a statuto speciale che prendono i paesi ricchi e lasciano agli altri quelli senza turismo”.
IN TUTTO fanno oltre 50mila abitanti. Ma il punto è un altro, come dice da tempo il governatore veneto Luca Zaia: “Figurarsi se un federalista impenitente come me oserebbe mettere in discussione le scelte di una comunità. Prendo atto che i Co- muni che fino a ora hanno rivendicato la libertà di poter cambiare Regione hanno tutti chiesto di essere annessi al Friuli Venezia Giulia o al Trentino Alto Adige, e mai all’Emilia-Romagna o alla Lombardia. Cosa che la dice lunga sulle vere motivazioni di queste scelte separatiste”. Come dire: qualche volta sarà pure una questione di cuore, di cultura e bandiere. Ma c’entrano anche gli schei, per dirla alla veneta. Cioè i soldi. Meno tasse. Che non è un peccato, visto che un’impresa di quello campa. Ecco la molla che a volte spinge i Comuni a voler cambiare Regione. E le Regioni a trattenerli. Perché farà male al cuore veneto perdere un Comune come San Michele al Tagliamento, ma fa ancora più male al portafogli perdere la frazione di Bibione che con 5 milioni di presenze l’anno porta tante tasse. Per non dire di Cortina d’Ampezzo, la regina delle Dolomiti. Bandiera di identità, di prestigio. E non solo.
La partita è grossa: una decina di anni fa c’erano 34 Comuni che avevano chiesto di lasciare il Veneto. Alcuni sono frazioni di poche case, altri, come Cortina (che culturalmente non è sudtirolese, semmai ladina), sono famosi in tutto il mondo.
DAL 2005 ci sono stati decine di referendum e molti Comuni hanno espresso la volontà di andarsene: a Livinallongo i “sì” sono stati l’86%, a Colle Santa Lucia l’83. A Cortina ben il 76. In altri casi – vedi a Canale d’Agordo – il “no” ha vinto sonoramente con il 65%. L’autonomia non vince sempre. Comunque poi non è successo niente, nessuna secessione perché la volontà popolare a volte è difficile da rispettare fino in fondo.
“Presidente Arno Kompatscher non farti venire strane idee. Cortina è un punto di partenza e arrivo delle politiche venete”, ha detto Zaia al presidente della Provincia autonoma di Bolzano. Ma se parli con un albergatore di Cortina ti dice: “Se io devo rifare il mio hotel, mi tocca chiedere i soldi alle banche. A Dobbiaco, trenta chilometri da qui, la Provincia ti dà un finanziamento a tasso quasi zero”. Il punto del contendere sono soprattutto Colle Santa Lucia, Livinallongo e Cortina che, sostengono in Alto Adige, una volta facevano parte del Tirolo. Ma ci sono altri Comuni, vedi Pedemonte, che hanno fatto parte della provincia di Trento prima del fascismo.
Identità o ragioni economiche? “Le tasse e la burocrazia sono ragioni importanti. E non è una sciocchezza perché i Comuni di confine non riescono a reggere la concorrenza dei paesi vicini che però sono nelle regioni a statuto speciale”, sostiene il senatore Franco Conte (Alternativa Popolare). “Ci si è provato con i fondi dello Stato per i comuni confinanti”, ricorda De Menech, “ma sono previsti soltanto per chi è al confine con il Trentino Alto Adige e non per chi si affaccia sul Friuli. Risultato: a 35 comuni bellunesi arrivano i soldi, ad altri 30 no”.
Il Veneto autonomista, dopo Sappada, rischia di perdere tanti pezzi. E ritorna in mente una provocazione di dieci fa, quando tutte le province venete chiesero di essere annesse all’Alto Adige. Votò a favore perfino Rovigo che non c’entra un fico secco. Del resto lo dice anche Zaia: “Finirà che Bolzano avrà uno sbocco sull’Adriatico”.
Tra le vere motivazioni delle scelte separatiste dei Comuni per passare al Trentino o al Friuli VeneziaGiulia ci sono le esenzioni fiscali degli statuti speciali