Il Fatto Quotidiano

Un gol di Candreva salva gli azzurri da una figuraccia

- » ROBERTO BECCANTINI

Poveri di talento, ma agli spareggi mondiali (grazie al Belgio, sempre sia lodato). Scialbi e inguardabi­li, ma addirittur­a teste di serie. Ecco a voi l’Italietta di Ventura e di noi spacciator­i di superlativ­i, l’Italietta che spezza le reni all’Albania in capo a un tamburello di lancinante sofferenza. Uno a zero: il gol di Candreva “libera” tutti fino a novembre. Era la partita numero ottocento della Nazionale. La prima si tenne all’Arena di Milano e risale al 15 maggio del 1910. La maglia era bianca; il risultato, 6- 2 alla Francia. Centosette anni dopo, l’Italia occupa il 17° posto nella classifica Fifa e l’Albania il 66°. Ventura passa dal 3-4-3 di Torino al 4-2-4 di Scutari: il suo sogno, la sua ossessione. Rispetto a venerdì, i cambi sono tre: Spinazzola, Candreva ed Eder al posto di Zappacosta, Verdi e Barzagli. Un difensore in meno, una punta in più. Avanti popolo.

Il pareggio con la Macedonia aveva seminato il panico. C’è stato il patto dei giocatori in assenza del ct, mossa che ha mandato in bestia Zoff, memore delle “assemblee” che, ai Mondiali del 1974, nell’allora Germania Ovest, produssero una fulminea eliminazio­ne.

PANUCCI bada al sodo. Difesa raccolta, pressing, contropied­e. Lo schema dei nostri è lo stesso che la Spagna demolì al Bernabeu e Israele, pur perdendo di misura, soffocò a Reggio Emilia.

Da Belotti a De

Rossi a Verratti, gli infortuni hano saccheggia­to l’arsenale, ma insomma: l’avversario non dovrebbe essere tale da agitare fantasmi (con tutto il rispetto).

A Parolo e Gagliardin­i il compito di imbastire il gioco. Darmian-Candreva a destra e Spinazzola-Insigne a sinistra si sforzano di stanare i dirimpetta­i. Non proprio sicuro, Buffon, sulle “telefonate” di Hysaj e Grezda. Il ritmo, molle, agevola la grande bruttezza. Per farsi largo nella selva del centrocamp­o albanese ser virebb ero ben altre bussole e, magari, a u to m a t is m i meno vaghi: se Candreva e Insigne non arretrano, e Darmian e Spinazzola non accorciano, l’inferiorit­à diventa palese. Ci vuole un liscio di Veseli per armare il moschetto di Immobile e stimolare i riflessi di Berisha (21’). Ventura sarà pure fissato, ma non ce n’è uno che offra un livello accettabil­e. Eppure i senatori avevano suonato la carica, e i giovani risposto obbedisco. Ci prova, Eder, da lontano. Ci riprova Immobile. Briciole. La sfida è un mortorio. L’ansia e la tensione moltiplica­no gli errori di pensiero e di posizione. Si porta palla per poi consegnarl­a a Basha e Memushaj. Immobile ed Eder mendicano munizioni, non uno che salti l’uomo: nemmeno Insigne, il fiammifero che di solito accende il Napoli. E vi raccomando Candreva: gira al largo, non azzecca un cross.

L’impression­e è di una squadra, modesta, che rumina il calcio sbirciato alla lavagna senza credere (più?) nel maestro.

Sono i pugni di Buffon a battezzare la ripresa. Per il resto, il solito tran-tran: un po’ di torello, loro; un po’ di polvere, noi. Insigne cerca di prendere in pugno l’emergenza, dalle fasce la spinta è fragile, e in mezzo le fonti sono aride. Eder sciupa un contropied­e, Zappacosta avvicenda Darmian.

Una parata di Berisha, finalmente: su Insigne (e poi su E- der). Più complicata, quella di Buffon su Grezda. Il capitano s’infuria con Zappacosta, l’ultimo salito a bordo. Tocca a Lila, fuori Basha. A Panucci non basta il pari, o così almeno sembra da come i suoi si scoprono.

L’EGOISMO contagia Immobile ed Eder, l’ordalia si trasforma in una lotteria, un attacco di qua e uno di là. Sarà la nostra fortuna. Improvviso, esce il biglietto di Candreva, uno dei peggiori, lesto e chirurgico nel domare la parabola di Spinazzola, e insaccare di forza (73’). Il più classico degli spari nel buio.

Chiellini doma una mischia, Bonucci s’immola, Immobile sciupa il raddoppio. Missione compiuta, gongola Ventura. Siamo teste di serie, volete mettere? Il 17 ottobre, sorteggion­e. Ma che paura, ma che figura.

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