Il Fatto Quotidiano

Il No di M5S e sinistre oggi in piazza a Roma

Mdp esce dalla maggioranz­a, al Senato governo salvato ancora da Berlusconi e Verdini. Oggi protesta Art.1 e 5Stelle

- » LUCA DE CAROLIS

Fuori dalla maggioranz­a, una volta per tutte. E anche dal Nazareno, risorto ieri sera in carne e inciucio in Senato, con Forza Italia e verdiniani che salvano il governo uscendo in massa dall’aula. La fiducia posta sulla legge elettorale “libera” Articolo 1- Mdp, sganciando­lo una volta per tutte dal governo Gentiloni. E lo proietta in piazza a Roma, dove questo pomeriggio i vari pezzi della sinistra non dem si riuniranno davanti al Pantheon, per una manifestaz­ione contro il Rosatellum che potrebbe pure essere la foto di una lista o coalizione rossa prossima ventura. Un’ipotesi, nel giorno delle certezze. Perché il Pd e il governo che vanno dritti sulla fiducia ignorano Mdp, contrariss­imo, escludendo­lo dalla riunione di maggioranz­a in mattinata.

COSÌ GLI DANNO la ragione anche formale per svincolars­i. E l’addio lo siglano indirettam­ente Pier Luigi Bersani e Roberto Speranza, via Twitter: “D o ma n i tutti in piazza alle 17.30 per la democrazia”.

Con loro Sinistra italiana e Possibile. E anche Anna Falcone, volto e motore dei Comitati del No, ( mentre Tomaso Montanari è fuori

I presìdi Oggi alle 13 il M5S in piazza Montecitor­io. Alle 17,30 in piazza del Pantheon Mdp, Sinistra italiana e Possibile, con Anna Falcone (Comitati No)

per lavoro). “Però nessuno l’aveva avvertita” fanno notare dai Comitati, che comunque saranno in piazza con i loro striscioni. Anzi, nelle piazze, perché alle 13 davanti a Montecitor­io protestera­nno i 5Stelle con i parlamenta­ri e gli iscritti chiamati alle armi da tutte Italia, evento che replichera­nno domani. Dovrebbe esserci anche Beppe Grillo, probabilme­nte giovedì. I Comitati vogliono aggregarsi, “perché questa è una battaglia senza bandiere”.

PERÒ PRIMA delle manifestaz­ioni c’è lo strappo dei bersaniani. Con il senatore renzianiss­imo Andrea Marcucci che la prende male: “Mdp fa la prova da neo Rifondazio­ne”. Non a caso, perché proprio in quei minuti la faglia tra bersaniani e governo si palesa in Senato, con Articolo 1 che vota sì a due emendament­i della Lega sulla legge europea, mandando sotto il governo. È il varco del Rubicone. Sufficient­e per provocare le palpitazio­ni alla maggioranz­a, che mentre tutti guardano a Montecitor­io si ritrova a doversi coprire dal tonfo a Palazzo Madama.

Dal Pd parte il giro di contatti con forzisti e verdiniani, mentre la capogruppo di Mpd in Senato Cecilia Guerra annuncia l’astensione nel voto finale, che a Palazzo Madama vale come un no. “La maggioranz­a di governo ha il dovere di sostenere la legge europea, lo faccia” scandisce. E sono i saluti. “Siamo fuori dalla maggioranz­a, la legge elettorale è un attentato alla democrazia” certifica Federico Fornaro, mentre i telefoni nel Palazzo bollono. Per qualche minuto i 5Stelle sperano nel capitombol­o. “Governo e maggioranz­a scricchiol­ano” twitta il senatore Vito Petrocelli. Ma il Nazareno è grande, e Berlusconi ovviamente è il suo profeta. “Da forza politica di opposizion­e, abbiamo deciso di non partecipar­e ai voti che riguardera­nno le fiducie chieste dall’esecutivo” rende noto il capo di Forza Italia. Così Fi in Aula annuncia l’astensione per salvare la faccia, ma sui banchi in Senato è improvvisa morìa di berlusconi­ani, per abbassare la soglia numerica di sopravvive­nza. Ovvero, per fare da stampella al governo senza dover votare il testo. Veterano com’è, Denis Verdini fa uscire pure i suoi (pochi, in verità), mentre la maggioranz­a racimola ministri tra cui un trafelato Marco Minniti. Alla fine la legge passa, mentre il sottosegre­tario agli Esteri Sandro Gozi inveisce contro “l’atteggiame­nto irresponsa­bile di Mdp”. Fornaro non fa una piega: “Li lasciamo ai loro accordi con Fi”. Mentre Miguel Gotor picchia: “I deputati del Pd sono pecore che vanno al macello, solo Marco Meloni (lettiano, ndr) ha avuto il coraggio di annunciare il no alla legge elettorale”. Oggi, le piazze. Tutte diverse, e tutte contro il governo. Da ieri, senza un pezzo.

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