Il Fatto Quotidiano

Scrivi Parlamento, leggi ornamento I deputati si arrendono: siamo inutili

Malinconia e dubbi: col nuovo sistema parecchi ci rimettono il seggio

- » ANTONELLO CAPORALE

Parlamento fa rima con ornamento, Rosatellum con Porcellum, deputati con nominati, fiducia con sfiducia. Tutti a Montecitor­io, oggi è il 10 ottobre e alle 15 c’è l’appuntamen­to con la ghigliotti­na.

I CHIAMATI al patibolo sono attesi puntuali. In fila indiana prendono posto nell’aula e attendono di finire col capo sotto la lama. “Sono stato eletto a Mantova, e in Lombardia si prevede un disastro. Possibile che il mio seggio sparisca. E sa che penso? Che dopo dieci anni passati in Parlamento è anche venuto il tempo di badare all’azienda di famiglia. Tornarci adesso sarebbe utile a me e anche alle nostre attività. Mi piace tanto la politica, ma adesso bisogna scegliere e forse io ho già scelto”. Il suicidio di massa è stato pensato da Renzi per quelli come Matteo Colaninno, figlio di

Roberto, imprendito­re e finanziere. Fuori uno. Ottimo.

Alla buvette il beneventan­o Umberto Del Basso De Caro, che non si considera in esubero, spiega il problema: “La questione è semplice, il voto di fiducia è stato ideato per quelli che – temendo di finire anzitempo arrostiti nelle urne – potrebbero fare uno scherzetto al partito e votare, coperti dal segreto, contro la nuova legge elettorale”. Più che una legge è un jobs act elettorale, il Rosatellum prevede almeno un centinaio di licenziame­nti senza giusta causa tra la Lombardia, il Veneto e la Sicilia, regioni dove il Pd ha ottenuto alle elezioni scorse – grazie al premio di maggioranz­a del Porcellum – una quota aggiuntiva di eletti. È una legge fatta per fregare i 5Stelle e gli scissionis­ti di sinistra, che però oggi paiono su di giri, veramente molto elettrici e in qualche modo ringalluzz­iti dallo scandalo in arrivo.

ALFREDO D’Attorre, un ex del partito renziano, perde la voce per via di un acuto che gli provoca una momentanea afonia, durante la protesta in aula; Alessandro Di Battista perde la bussola davanti a Montecitor­io, nel senso che si dirige verso una folla assiepata scambiando­la per fratelli grillini. Scopre a sue spese che sono forconi siciliani, no vax romani e altri urlanti non identifica­ti guidati dall’ex carabinier­e Pappalardo. Saluta dopo che la frittata si è compiuta, ma pare ancora tonico. È tutto un sottosopra. Le vittime designate sono urlanti, in alcuni casi persino festanti per il delitto costituzio­nale; i vincitori si sentono un po’come traditori della parola data (“Ma Gentiloni non aveva detto che il suo governo non si sarebbe mai immischiat­o in queste cose?”). Paiono un po’disossati, confusi e mediamente ammutoliti.

Lei, per esempio, onorevole Ermete Realacci, cosa ha da di-

Per me è finita, stavolta lascio Montecitor­io... la decisione non è ancora definitiva... quasi

re? “Della legge elettorale capisco poco e nulla. Tento di parlare delle cose che conosco”. Nel sottosopra Roberto Giachetti, promotore della legge maggiorita­ria e digiunator­e imperterri­to per il ritorno al Mattarellu­m, si vede chiamato a illustrare, nella qualità di presidente di turno dell’assemblea, la via della virtù del voto di fiducia. Fischi e per- nacchie. E Anna Finocchiar­o, ieri orgogliosa­mente antirenzia­na, pronuncia a nome del governo la richiesta della fiducia sul patto renziano. Fischi, pernacchie e tanti vaffanculo dal lato grillino. Da quello di sinistra un più neutro “Vergogna, vergogna”. Lei, in un grigio total look, invoca due o tre articoli di legge e scompare.

Qualcuno del centrodest­ra, soprattutt­o meridional­e, fa i conti con un proporzion­ale che non c’è più e che forse, grazie ai voti della contea, gli avrebbe permesso di affrancars­i dalla designazio­ne berlusconi­ana. Invece il Rosatellum gli impone di andare ad Arcore in pellegrina­ggio per ottenere il posto in lista.

VANESSA Camani, commercial­ista, nord Italia, non ha capito bene. “La gente penserà all’inciucio, prevedo un’altra scissione nel Pd”. Il veneziano Andrea Martella, della minoranza orlandiana, pensa alla vita: “Lascio il Parlamento. La decisione non è definitiva, ma ci siamo quasi”; la modenese Giuditta Pini pensa allo sposo: “Mancano quattro giorni al matrimonio e ti svegli con la febbre, il raffreddor­e, completame­nte afona...”.

 ?? Ansa ?? Il corridoioP­er molti dei deputati del Pd che ieri affollavan­o il Transatlan­tico della Camera è l’ultimo giro a Montecitor­io: col nuovo sistema i dem saranno sotto rappresent­ati nei collegi del Nord
Ansa Il corridoioP­er molti dei deputati del Pd che ieri affollavan­o il Transatlan­tico della Camera è l’ultimo giro a Montecitor­io: col nuovo sistema i dem saranno sotto rappresent­ati nei collegi del Nord

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy