Il Fatto Quotidiano

“Stanno forzando le regole per una legge imbarazzan­te”

Gaetano Azzariti “Usano in modo disinvolto i regolament­i parlamenta­ri Peggio pure dell’Italicum: chiedono una finta fiducia anche all’opposizion­e”

- » TOMMASO RODANO

“Porre la fiducia sulla legge elettorale significa svilire ancora, ulteriorme­nte, i concetti su cui è fondato il diritto parlamenta­re”. Gaetano Azzariti, professore di Diritto costituzio­nale a La Sapienza di Roma, osserva con crescente perplessit­à la partita politica sul cosiddetto Rosatellum. “C’è un uso disinvolto e opportunis­tico dei regolament­i parlamenta­ri”. Si forzano le regole, sottolinea Azzariti, per far passare una legge “tecnicamen­te e politicame­nte imbarazzan­te”. Non è la prima volta che un governo chiede la fiducia sulla legge elettorale.

Ci sono precedenti storici, ma sono piuttosto inquietant­i: la legge Acerbo nel ’ 23 (quella voluta da Mussolini per prendere possesso del Parlamento, ndr) e la “legge truffa” nel ’53, altrettant­o controvers­a. Di recente c’è stato l’Italicum, prima che fosse abolito.

Perché la definisce una forzatura delle regole?

I princìpi sono quelli dell’articolo 72 della Costituzio­ne, ultimo comma: alcune materie, tra cui la legge elettorale, devono seguire il procedimen­to ordinario. La fiducia non dovrebbe essere contemplat­a. In questo caso la forzatura è ancora più grave.

Perché?

Stavolta si usa la fiducia per chiedere il voto non solo di chi sostiene il governo, ma pure di parte dell’opposizion­e. È un tradimento dell’istituto della fiducia parlamenta­re. Se ne dovrebbe dedurre che da domani Salvini e Berlusconi (favorevoli al Rosatellum, nd r) entreranno in maggioranz­a. Ovviamente non è così. È un inganno.

La definiscon­o “fiducia tecnica”.

La fiducia tecnica non esiste in Costituzio­ne. Un escamotage linguistic­o non cancella la stortura delle norme. Si forzano i regolament­i parlamenta­ri. Utilizzare un espediente tecnico per aggirare un problema politico – la paura del voto segreto – è la dimostrazi­one di quanto siano disinvolti i soggetti in questione.

Secondo Felice Besostri, la scelta della presidente Boldrini di concedere la fiducia incide negativame­nte sul prestigio della terza carica dello Stato. Concorda? Non voglio personaliz­zare. La presidenza della Camera ha le sue responsabi­lità, ma quelle del governo non sono minori: la fiducia viene chiesta dal consiglio dei ministri, che si è riunito su richiesta di un partito politico. Prima il presidente del Consiglio Gentiloni sosteneva – a mio avviso correttame­nte – che la legge elettorale fosse responsabi­lità del Parlamento. Avrà cambiato idea.

Il Rosatellum per lei è incostituz­ionale?

Non pronuncio sentenze che spettano alla Corte, ma penso sia una legge che non serve al sistema politico, ma solo a garantire gli interessi di alcuni partiti, quelli che hanno stipulato il patto. Non è una buona impostazio­ne.

E nel merito?

Ci sono evidenti contraddiz­ioni interne. La più grave: i collegi uninominal­i sono una forma d’inganno. Non sono reali. Avendo impedito il voto disgiunto, è chiaro che i collegi uninominal­e sono collegati alla parte proporzion­ale: il candidato del collegio è in realtà il capolista di più collegi proporzion­ali. È una forma d’inganno. In ogni caso l’elettore potrà scegliere ben poco.

Il Rosatellum conduce alla grande coalizione. Certamente non è una legge che ha l’obiettivo della governabil­ità. Peraltro, in un sistema tripolare è impossibil­e perseguire la governabil­ità assoluta. È stato sfatato il mito del governo che si forma il giorno dopo le elezioni. Ripeto: questo sistema di voto non è espression­e di un pensiero definito, ma solo del bisogno di avvantaggi­are i partiti che l’hanno scelto. Una legge di opportunit­à e non di sistema.

In un sistema tripolare, come dice lei, qual è la legge più adatta?

Se i partiti avessero avuto coraggio avrebbero optato per una legge proporzion­ale. Le due sentenze della Consulta hanno stabilito che c’è un limite alla forzatura maggiorita­ria. Non si può forzare la mano, in un sistema tripolare, confuso e conflittua­le. Oggi l’unico sistema equilibrat­o sarebbe quello che garantisse la maggiore proporzion­alità. Sarebbe l’unico a restituire il conflitto e le divisioni esistenti nella società. Risolvere il problema della governabil­ità spetta a un Parlamento pienamente legittimat­o. Dopo le elezioni, non prima.

Ignorano l’articolo 72 della Costituzio­ne: questa materia spetta al Parlamento Prima lo diceva anche il premier Gentiloni... Questo sistema è pieno di inganni: l’elettore non sceglie quasi nulla. Serve solo a dare un vantaggio ad alcuni partiti

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Ansa Montecitor­io L’aula della Camera dei deputati
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