Il Fatto Quotidiano

La svolta solitaria di mamma Giorgia tradita da Salvini

Meloni tra Catalogna, Rosatellum e piazze

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

C’era una volta il fasciolegh­ismo? Il sospetto serpeggia e prende corpo nella pesante giornata di ieri alla Camera. Sono in tanti a chiedersi, dentro i Fratelli d’Italia, “perché Salvini, ancor prima di Berlusconi, è sempre stato così veloce a sedersi al tavolo con Renzi, vuoi vedere che sotto sotto anche lui vuole l’inciucio?”.

L’orrida pagina parlamenta­re del Rosatellum apre una faglia anche nel centrodest­ra virtualmen­te primo alle elezioni. Berlusconi e Salvini zitti e muti a ingoiare fiducie, Giorgia Meloni sull’altro fronte che interroga gli alleati silenti: “Mi pareva che fossimo tutti d’accordo sul fatto che le liste bloccate fanno schifo e invece ci stanno rifacendo una legge con le liste bloccate”.

QUESTIONE d’inciucio, ovviamente. O di accordone. Ma per il partito di Giorgia Meloni il “tradimento” di Salvini (sì, c’è anche chi usa la categoria del tradimento) sulla nuova legge elettorale, destinata ormai a passare, non è che l’ultimo atto di una marcia di allontanam­ento cominciata con il referendum consultivo in Lombardia e Veneto, una settimana fa. Il punto di frattura, o di non ritorno, è stata la Catalogna. Così Meloni con enfasi patriottic­a è andata giù durissima contro le consultazi­oni del 22 ottobre nelle due regioni a guida leghista, Maroni in Lombardia e Zaia in Veneto: “Difendere l’unità d’Italia vuol dire difendere la nostra iden- tità, la nostra libertà e la nostra sovranità. Nessuna concession­e da parte mia a spinte indipenden­tiste. Il referendum è un oltraggio alla Patria (con la maiuscola nel testo, ndr) inutile e pericoloso”.

Ora, Maroni e Zaia non saranno proprio amici del loro leader Salvini, ma l’affondo meloniano colpisce politicame­nte tutta la Lega, senza distinzion­i, al punto che le reazioni nordiste sono state di questo tipo: “Meloni è una franchista all’amatrician­a”. Un gelo che di colpo cancella l’immagine recentissi­ma di Atreju, alla festa di Fratelli d’Italia a Roma, in cui gli ex An di FdI hanno accolto con un’ovazione l’altro Matteo.

Per non parlare, infine, della manifestaz­ione di sabato prossima a Roma contro “l’invasione degli immigrati”. Un “corteo per il lavoro italiano” organizzat­o dalla ritrovata coppia Storace-Alemanno che ha fondato il Movimento nazionale per la sovranità. A scendere in piazza ci saranno anche una delegazion­e di Noi con Salvini, il partito nazionale del leader leghista, e di Forza Italia ( Gasparri e Giammanco), ma non quella di Fratelli d’Italia. Un altro segnale. Dovuto, certo, alla totale assenza di rapporti e alla rivalità tra Meloni e i due sovranisti Storace e Alemanno, ma un segnale in ogni caso che completa e tratteggia il profilo di un’altra destra in vista delle elezioni politiche.

“SIAMO STUFI di essere considerat­i dei sudditi, siamo degli alleati e non siamo un’emanazione della Lega”, spiegano da Fratelli d’Italia. È una situazione che, in regime di Rosatellum, potrebbe essere simmetrica a quella della sinistra anti-renziana. Ovvero, la tentazione di correre da soli, staccati da Berlusconi e Salvini. Anche perché il tavolo della coalizione per il momento è saltato e sulla carta c’è sempre la richiesta di primarie per la premiershi­p, cui la stessa Meloni si è già candidata. Forse è prematuro azzardarlo in questa fase, ma nelle urne di marzo potrebbe esserci una destra patriota slegata dalla supremazia nordista e dai ricatti padronali di Berlusconi. Chissà.

Perché Salvini è veloce a sedersi al tavolo con Renzi, vuoi vedere che sotto sotto anche lui vuole l’inciucio? Mi pareva che fossimo tutti d’accordo sul fatto che le liste bloccate fanno schifo e invece lo fanno...

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Ansa Separati Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e Matteo Salvini, capo leghista

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