Crisafulli invoca Orlando Raciti: “È a disposizione”
Il barone rosso voleva gli ispettori. Il guardasigilli: “Mai contattato dal segretario”
“Glielo hai detto a Orlando( Andrea, il guardasig il li,ndr )?”, chiede a telefono Mirello Crisafulli al segretario regionale del Pd Fausto Raciti. “Sì, gliel’ho detto”, è la risposta. “E lui che ti ha detto?”. “A disposizione”. “Quindi lui manda l’ispezione, acquisisce la documentazione…”, insiste il barone rosso di Enna. E Raciti ripete secco: “A disposizione”.
PAROLE che sembrano scritte da uno sceneggiatore scadente di una fiction sulla mafia ma che sono invece il resoconto fedele di un dialogo telefonico avvenuto il 27 novembre 2015, alle 16.27, tra due esponenti di vertice del Pd siciliano agli atti del processo per calunnia, imputati Crisafulli e Augusto Sinagra, ex legale di Licio Gelli, nei confronti dell’ex procuratore di Enna Calogero Ferrotti e pubblicate dal quotidiano La Sicilia di Catania. E siccome quando in un’inchiesta spunta Crisafulli lo seguono a ruota iconografia e linguaggio border line (recitò a meraviglia la parte del boss nel film La bella società con Giancarlo Giannini e Mariagrazia Cucinotta sostenendo “non sono mafioso, ma se lo dicono vuol dire che sono diventato un divo”) anche in questo caso al netto dei fatti accaduti c’è un’ispezione mai compiuta, un ministro probabilmente mai contattato (“l’onorevole Raciti non mi ha mai posto la questione”, ha scritto Orlando in una nota).
E un’intercettazione che in tempo di elezioni alimenta una nuova resa dei conti interna al Pd siciliano: a chiedere le dimissioni del segretario regionale è Angelo Argento dell’assemblea nazionale del Pd, che su Facebook accusa “i compagni di Raciti” di usare due pesi e due misure: “Sbranate gli av- versari per molto meno, ora difendete l’indifendibile…”. E cioè i tentativi del barone rosso di Enna per convincere il ministro, attraverso Raciti, a mandare gli ispettori alla Procura di Enna, che in quei giorni indagava sul fondo Proserpina, collegato alla “creatura” rumena di Crisafulli, l’Università Dunarea de Jos e i suoi corsi di Medicina trasportati a Enna, e aveva sequestrato le aule della facoltà. Un “articolato e poco trasparente disegno” di Crisafulli, scrivono nell’informativa le Fiamme gialle, condotto anche sulla base di un esposto contro il procuratore presentato dall’ex legale di Gelli, Sinagra “presumibilmente – è scritto nell’informativa – anche al fine di precostituire elementi giustificativi in ordine all’auspicata ispezione ministeriale”.
UN ESPOSTO, secondo gli investigatori, “preventivamente concordato col Crisafulli”, che ne appare “il promotore”. Un vero e proprio “atto eversivo”, lo definì il procuratore Calogero Ferrotti, e nell’informativa le Fiamme gialle scrivono che Raciti, “si rende disponibile a fungere da inter- mediario” con il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, “al fine di ottenere una ispezione ministeriale presso la Procura di Enna’’.
Crisafulli chiama Raciti una prima volta il 21 novembre: “Senti una cosa? Tu hai modo di vedere Andrea Orlando? Di sentirlo?”. E il segretario del Pd risponde sempre “ok” alle richieste del barone rosso. E quando Crisafulli richiama il 27 novembre e gli chiede: “Glielo hai detto?”. Raciti risponde: “Sì, gliel’ho detto”. E aggiunge: “A disposizione”. Ma dopo tre settimane l’ispezione non arriva e Crisafulli, impaziente, richiama: “Ma Andrea (Orlando, ndr )?”. E Raciti: “E ora ci parlo!”. Crisafulli ribatte: “gli devi parlare, ma insomma...”. E Raciti: “Ci riparlo, ci riparlo, ci riparlo domani!”, lasciando intendere di avergli già parlato. Ma Crisafulli non ci crede e replica: “Ormai è diventata una cosa da ridere questa storia”. E cioè che Raciti ha chiesto a Orlando l’ispezione e il ministro si sarebbe impegnato a inviarla: “Oltre a non essere evidentemente vera la seconda circostanza, come è facile riscontare dagli atti – ha osservato nella nota il guardasigilli Orlando – non è vera neanche la prima. L’onorevole Raciti non mi ha mai posto la questione”.
Fondo Proserpina Chiedeva l’intervento sulla Procura per l’indagine sull’università rumena