Il Fatto Quotidiano

Estradizio­ne Lo Stato è troppo tenero nella gestione del caso Battisti?

- ENRICO COSTANTINI ENZO BERNASCONI ANDREA DELINDATI GIANNI BARBACETTO ROSARIO PINTAUDI PRESIDENTE DI COMMISSION­E PER L'ABILITAZIO­NE SCIENTIFIC­A NAZIONALE PER LA FILOLOGIA CLASSICA FILIPPOMAR­IA PONTANI

La vicenda dell’Ilva di Taranto è il più clamoroso esempio di dove si voleva andare a parare col Jobs act renziano. Il gruppo Arcelor Mittal-Marcegagli­a, che rileva l’Ilva a prezzi da regalo, dice che 4 mila dei 14 mila attuali operai dipendenti non le servono (anche se vuole aumentare la produzione di acciaio e disinquina­re i luoghi, e c’è da chiedersi come farà con 4 mila operai in meno). Aggiunge anche che comunque per i dipendenti rimasti si ripartirà da zero coi contratti, a scatti di anzianità azzerati, quindi l’azienda ci guadagnerà un 20/30% sulle retribuzio­ni dei lavoratori. I quali, oltre alla falcidie degli stipendi e all’aggravio di lavoro essendo in 4 mila di meno, non avranno più l’articolo 18 a proteggerl­i e potranno essere sfruttati come muli da soma, poi licenziati individual­mente con comodo in seguito, con pochi spiccioli, per scendere, dice l’azienda, a 8 mila 400 dipendenti stabili. Abbiamo capito finalmente a cosa serviva il Jobs Act? A precarizza­re i lavoratori, a desalarizz­arli, a renderli impotenti di fronte a sfruttamen­ti e soprusi, e a far aumentare la disoccupaz­ione. Più chiaro di così?

Se Bruno Vespa è un artista non faccia politica in Rai

Escludere la campagna elettorale dalla trasmissio­ne Porta a Porta, visto che il conduttore, Bruno Vespa, pur essendo un giornalist­a ha un contratto stipulato con la Rai da “artista”. È l’ultima polemica che vede protagonis­ti il presidente della Commission­e di Vigilanza Rai Roberto Fico e il conduttore della trasmissio­ne Bruno Vespa. Lo stesso Fico ribadisce: “Proporrò lo stop per chi ha la deroga dal tetto compensi”. “C’è un conduttore che per aggirare la deroga al tetto sui compensi ha un contratto da “artista” pur essendo giornalist­a e dall’altra parte ci sono tantissimi giornalist­i senza un contratto da giornalist­a in Rai”, ha sottolinea­to Fico. Questo è un paradosso, non possiamo pren- FORSE MI SBAGLIERÒ, ma non mi sembra che i nostri governanti si strappino i capelli per portare a casa il più presto possibile, dopo lunga e protetta latitanza, grazie a Mitterrand e Lula, un criminale come il Che...sare Battisti, uno che in tutti questi anni di vacanza in Brasile ci ha sempre presi in giro.

Ebbene, Le chiedo sempliceme­nte se si fosse chiamato, per esempio, Fioravanti o Freda, chissà quanto sbraitare avrebbero fatto i seguaci dell'antifascis­ta Fiano, ma siccome è un comunista, il governo se la prende secondo me con un certo comodo, mentre l'estrema sinistra sembra ignorare del tutto i morti ammazzati dal Battisti.

È proprio questo doppiopesi­smo che mi fa vergognare di essere italiano, perché da una parte diamo giustament­e la caccia ai nazisti che si sono rifugiati in Paesi amici, e poi tolleriamo fin troppo quando un compagno va a far la bella vita in Brasile, non sarà perché i morti ammazzati dai terroristi neri valgono di più di quelli rossi? CARO ENZO, lei ha ragione da vendere. Cesare Battisti è responsabi­le della morte di quattro persone assassinat­e in Italia ed è da anni latitante all’estero, prima in Francia e poi in Brasile. In tutti questi anni, lo Stato italiano non è riuscito a far valere la legge e a essere convincent­e con Stati che dovrebbero essere amici, ma hanno finora rifiutato l’estradizio­ne di un condannato definitivo per quattro omicidi, il quale ha avuto nel nostro Paese processi regolari, con tutte le garanzie, come ha certificat­o anche la Corte europea dei diritti dell’uomo che ha respinto come “manifestam­ente infondato” un ricorso di Battisti.

In verità, lo Stato era tiepido anche quando si trattava dere in giro gli italiani. Immediata la a replica di Vespa: “Visto che ho lo stesso contratto dal 2001, temo che debbano essere annullate le elezioni degli ultimi 16 anni perché inquinate dalla presenza (artistica), di Porta a Porta in tutte le campagne elettorali”. Le regole della campagna elettorale per la tv pubblica vengono definite dalla commission­e di Vigilanza con la delibera sulla par condicio e, secondo quanto normalment­e previsto, per poter ospitare i politici nella fase di estradare persone di estrema destra. E ha avuto un atteggiame­nto passivo pure quando l’allora presidente francese Nicolas Sarkozy negò, per “ragioni umanitarie”, l’estradizio­ne della brigatista rossa Marina Petrella.

Quanto ai sostenitor­i interni, mi pare siano rimasti davvero in pochi in Italia a credere, a destra o a sinistra, che Battisti sia innocente, o che debba essere difeso per motivi “politici”, o perché da noi rischiereb­be di essere torturato e ucciso, come disse in un’intervista. Resta la debolezza diplomatic­a dell’Italia, che non sa farsi valere nel caso Battisti come nel caso Regeni. prima delle elezioni, i programmi delle reti devono essere ricondotti sotto la responsabi­lità di una testata giornalist­ica. Mi preme sottolinea­re che il compenso di Bruno Vespa per Porta a Porta, da quest’anno è stato ridotto di oltre il 30%: da 1 milione 930 mila euro a 1 milione 200 mila per 120 serate. Il contratto non è più triennale ma biennale. Anche se tagliato, signori miei, mi sembra sempre un contratto molto alto. Parlando del ‘68, dopo aver letto Millennium, sarebbe riduttivo ricondurre quel periodo a fatti personali ed episodi che ci hanno coinvolto perché in questo modo tralasciam­o di analizzare quella che fu un’ epoca. Certo vi furono degli inetti e dei voltagabba­na ma milioni di ragazzi in tutto il mondo furono coinvolti da questo grande fenomeno di libertà. Inoltre se cinquant’anni dopo ancora se ne parla, Quando il palermitan­o Giovanni Falcone definiva la mafia un “fenomeno endemico e saldamente radicato nel tessuto sociale”, egli non intendeva certo dimenticar­e i tanti Siciliani che per combatterl­a avevano dato la vita. Semmai, invocava in ciascuno un serio esame di coscienza, se davvero nella propria carriera non avesse mai mostrato connivenza o indulgenza verso metodi intimidato­ri o logiche di clan.

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Ansa Il terrorista Cesare Battisti è ancora in Brasile

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