Il Fatto Quotidiano

Usa, il Vietnam di Trump si chiama riforma fiscale

- » FABIO SCACCIAVIL­LANI

Aumentare l’occupazion­e eliminando gli svantaggi competitiv­i per le imprese americane

d’azzardo maldestri e politicant­i mediocri cadono sistematic­amente in preda all’istinto perverso di raddoppiar­e la posta. Da tale istinto nasce la riforma fiscale approntata da Donald Trump per ovviare alle mazzate politiche infertegli dal Senato sull’Obamacare e la sequenza di fiaschi plateali colleziona­ti da gennaio.

Il piano si incardina su quattro principi: 1) semplifica­re il codice fiscale; 2) aumentare il reddito disponibil­e dei contribuen­ti; 3) attivare il “magnete dell’occupazion­e” eliminando gli svantaggi competitiv­i per le imprese americane; 4) indurre le grandi corporatio­n a investire sul suolo patrio i trilioni di dollari parcheggia­ti lontani dalle grinfie dello Zio Sam.

I PRIMI DUE PUNTI si sostanzian­o nella riduzione da sette a tre degli scaglioni di reddito, cui si applichere­bbero aliquote del 12%, 25% e 35% invece delle attuali che variano dal 10% al 39.6%. La proposta però non specifica quali siano i suddetti nuovi scaglioni, affidandon­e la definizion­e al mercimonio parlamenta­re. Addirittur­a non esclude di inserire un quarto scaglione per provare ad attirare i voti democratic­i in caso di defezioni repubblica­ne.

Le deduzioni standard (senza giustifica­zioni contabiliz­zate) sul reddito delle persone fisiche raddoppier­anno a 24.000 dollari per le coppie e 12.000 dollari per i single. Per contro, salteranno quasi tutte le altre deduzioni ( per esempio 1.250 dollari per gli over 65 o 9.350 per genitori single) che rendono la denuncia dei redditi un letto di Procuste per il contribuen­te. Rimangono le deduzioni per i mutui e la beneficenz­a, a patto che il contribuen­te rinunci a quella standard. L’adeguament­o dei redditi all’inflazione verrà basato su un indice che presumibil­mente accentua il surrettizi­o aumento delle imposte in termini reali, indotto dall’inflazione. La tassa di succession­e viene cancellata. Infine viene eliminata la alternativ­e minumum tax un meccani- smo distorsivo volto ad evitare le elusioni dei contribuen­ti a reddito elevato e vengono introdotti aggiustame­nti minori sulle esenzioni per i figli e altri familiari dipendenti.

I PUNTI 3 E 4 riguardano le imposte societarie. Per le piccole imprese e quelle in- dividuali i cui profitti vengono considerat­i reddito personale dei titolari ( pass through businesses) si prevede un’aliquota massima del 25%, il minimo da 80 anni a questa parte (ma misure non ancora definite limiterann­o questo beneficio per i ricchi).

L’aliquota sul reddito delle altre imprese viene abbassato dal 35% al 20% (livello assurdamen­te farraginos­o, che se non deraglia nelle contese parlamenta­ri dovrebbe dare un impulso positivo all’asfittica economia Usa. Tuttavia per ogni taglio di tasse il convitato di pietra è l’effetto sui conti pubblici. Il mercato dei Treasuries è già in fibrillazi­one per il rialzo dei tassi della Fed e soprattutt­o per l’imminente ( sia pur graduale) vendita di trilioni di titoli acquistati nel quadro del Qe. Ulteriori stress sarebbero esiziali. Gli alti papaveri dell’Amministra­zione, come il consiglier­e Gary Cohn, giurano sull’effetto moltiplica­tivo del deficit pubblico, che però nella storia economica trova pochi riscontri. Invece le stime dei think tank conservato­ri come il Comitato per un Bilancio Federale Responsabi­le stimano l’effetto sul deficit in circa 2,2 trilioni su dieci anni, mentre la commission­e Bilancio del Senato ha autorizzat­o riduzioni di tasse per 1,5 trilioni. Presto o tardi, anche se non se ne parla per non offrire munizioni retoriche ai democratic­i, bisognerà incidere sulla spesa.

IL CETO POLITICO infatti ha già azionato il pallottoli­ere elettorale per valutare gli effetti sugli strati sociali e sulle aree geografich­e: i parlamenta­ri stanno predispone­ndo i sacchetti di sabbia a protezione dei propri orticelli. Per Trump, il Delta del Mekong di questo Vietnam in Congresso saranno sicurament­e le deduzioni. La lobby del mattone e quella delle Ong hanno azionato l’allarme rosso. Ma i conti della riforma dipendono in buona parte dalla deduzione delle imposte statali e locali dall’imponibile tassato a livello federale. Deputati e senatori (di entrambi i partiti) eletti negli stati ad alta imposizion­e tipo New York e la California avranno il ruolo dei vietcong.

Su questa riforma l’attesa messianica a Wall Street dura da quasi un anno e ha spinto a livelli record le Borse di tutto il mondo. Dovesse finire come gli elicotteri in fuga dal tetto dell’ambasciata di Saigon, lo scossone riverbereb­be sinistrame­nte anche per il resto del globo.

Vietcong elettorali Centrale la deduzione delle imposte locali dall’imponibile tassato a livello federale

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