“Rincorriamo gli applausi per non googlarci da soli”
L’INTERVISTA ANDREW SEAN GREER L’autore Usa: “Noi scrittori siamo ipocriti, ci facciamo portare in giro per il mondo pur di essere noti”
Sappiamo tutti che in Italia si legge poco, i lettori forti sono mosche bianche e le case editrici pubblicano sempre di più. E allora viene spontaneo domandarsi: da dove vengono tutti i soldi per pagare i biglietti aerei, affittare stanze nei resort e offrire lauti pranzi agli scrittori? Del resto sono finiti i tempi in cui l’autore combatteva con il foglio bianco, oggi bisogna correre da un festival all’altro altrimenti non vendi più e il marketing ti depenna. Alle prese con questi dilemmi autoriali, il lettore fa la conoscenza con Arthur Less, “scrittore omosessuale prossimo a compiere cinquant’ anni” e con il cuore infranto. È lui il protagonista di Less( da domani in libreria), il nuovo libro dello scrittore americano Andrew Sean Greer, una brillante e liberatoria satira del mondo editoriale. Anche per digerire un rifiuto, Arthur accetterà una sfilza di inviti a eventi che lo porteranno, spesato di tutto punto, in giro per il mondo ma dovrà fare i conti con agenti letterari, la vanità dei colleghi e improbabili giurie dei festival. Si ride (tanto) ma non solo. “Noi scrittori siamo ipocriti e vanitosi. Abbiamo bisogno dell’applauso”.
Nel corso del suo tour mondiale, in Francia Less visiterà “una scuola durante il gior- no e una biblioteca di notte e in mezzo, un monastero”. Le è capitato di peggio?
A tutti gli scrittori capitano cose simili! La verità è che molte volte gli eventi vengono messi insieme senza pensare se all’autore faranno piacere o meno. Molti eventi sono organizzati per soddisfare i lettori, gli sponsor e le sovvenzioni statali. E se ti trovi in un Paese in cui non parli la lingua, passare da un castello a una fab- brica di latticini per poi finire in una stanza in cui non funziona neppure la doccia… beh, o ridi o piangi. Vuole la verità?
Prego.
Ogni tour letterario ha una piccola traccia di umiliazione. È il pepe nello stufato.
A Torino, Arthur ha l’autista e un resort a sua disposizione. E si domanda, “ma come possono permettersi questo spreco?”.
Suppone possa essere denaro riciclato, forse per conto della mafia. Sarebbe suggestivo, la mafia che investe nella cultura. Ma ovviamente è solo fiction, i soldi per i suoi comfort sono nella mia mente. Ma i premi letterari contano davvero?
Tutti gli scrittori sono ipocriti. I premi non hanno a che fare con la scrittura, sono dei meccanismi destinati ad autopromuoversi, attirando autori prestigiosi per avere pubblicità. Noi autori non dobbiamo mai pensare di essere in concorrenza l’un con l’altro, eppure… finisci per bramare i premi! Forse tutto dipende dal silenzio. Scriviamo in silenzio e in silenzio i nostri lettori ci leggono, ecco, abbiamo bisogno di applausi altrimenti finiamo per googlare noi stessi, un peccato terribile. I premi hanno a che fare solo con la vanità. E noi scrittori siamo tutti colpevoli, ammettiamolo. E pur di essere in Italia, Less accetterà di vedersela con una giuria di adolescenti per un premio letterario... Per molti autori stranieri un viaggio in Italia è un miraggio. Ma non bisogna abituarsi al lusso, un giorno bevi vino a Taormina, quello dopo stai mangiando zuppa fredda a casa. Oggi noi scrittori lottiamo per farci pagare dagli editori e siamo i vagabondi della pagina scritta! Arthur Less sta per compiere 50 anni, “è il primo omosessuale che sia mai invecc hi a to”. Perché ha scelto lui? Sono gay, ma ho solo 46 anni, quindi non ho il sacro terrore dei 50. Dopo i tanti morti di Aids negli anni 80-90, la generazione di Arthur Less è la prima che entrerà massicciamente nella terza età da omosessuale. E sono curioso di vedere con quale spirito accadrà. Lei scrive: “Perché i giovani gay di oggi insistono a sposarsi? Per questo motivo abbiamo manifestato e tirato pietre alla polizia?” Quando i movimenti sociali si adeguano allo status quo, hanno davvero vinto qualcosa? Era questo il motivo delle lotte che hanno compiuto i movimenti gay negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta? Le
drag queen volevano solo una casa con un cortile? Gli hippies affermavano di voler cambiare il mondo, ma in realtà erano a caccia di comfort? Forse no.
Molti eventi sono per i lettori, gli sponsor e le sovvenzioni statali Passiamo dai castelli alle fabbriche di latticini. È umiliante