L’assassino che arriva dal passato: riaperto il caso della squillo-Vip
Torino Quasi 50 anni dopo, grazie a una donna, la polizia scrive una nuova pagina sul delitto della prostituta 25enne Beauregard
■ 1969: a Torino l’omicidio di Martine, escort francese. Adesso una donna rivela un nome della città che conta
Una donna che sapeva troppo e che decide di parlare. Alcuni investigatori tenaci della Squadra mobile torinese. Un vecchio cronista. E un magistrato che si occupa di cold case, di delitti irrisolti. Sono loro i protagonisti della riapertura delle indagini sulla morte di Martine Beauregard, una prostituta francese di 25 anni che venne uccisa nella notte fra il 17 e il 18 giugno 1969, probabilmente durante un festino in una villa vicino a Torino. Il cadavere della ragazza, soffocata dopo essere stata seviziata barbaramente, fu ritrovato qualche ora dopo, all ’ alba, in un fosso vicino all’ippodromo di Vinovo, alle porte di Torino.
UN DELITTO che fece scalpore, di cui si occuparono a lungo i giornali non solo cittadini, tra scoop veri e fasulli, colpi di scena e ritrattazioni. Ma l’assassino non fu mai scoperto. All’epoca finirono in carcere, restandoci per qualche mese, due sospettati: Ugo Goano, protettore di Martine, e Carlo Campagna detto Charlie Champagne, figlio di un industriale, uno che si dedicava all’usura e alla frequentazione dei night club. Il giovanotto della Torino-bene, in un primo tempo, si autoaccusò della morte della ragazza di vita e confessò il delitto al commissario Giuseppe Montesano; in seguito, però, ritrattò tutto, anche perché il suo racconto si era dimostrato inverosimile. Entrambi vennero scagionati, il caso fu archiviato. Adesso, a quasi mezzo secolo di distanza dalla tragica fine di Martine, la polizia e Andrea Padalino, pubblico ministero della Procura di Torino, hanno ripreso a indagare grazie alla confessione di una donna, una sorta di supertestimone.
HA RACCONTATO tutto, per prima, Erika Di Blasi, sulle pagine torinesi di Repubblica . “La testimonianza della moglie di un imprenditore edile – ha scritto – che lo scorso anno si è presentato alla Squadra Mobile di Torino, guidata dal capo Marco Martino, ha aperto una nuova pagina sul delitto. Il marito, in punto di morte, le ha infatti confessato che suo zio era coinvolto nell’omicidio della bella Martine. L’uomo, subito dopo il ritrovamento del cadavere della ragazza, si era trasferito in Sud America”. Quando Carlo Campagna si accusò del delitto forse per denaro, l’uomo, un costruttore edile, rientrò in Italia. Secondo la donna, lo zio del marito, che sembra essere ancora in vita, si sarebbe persino vantato di es- sere uno degli aguzzini della giovane francese. Così l’indagine è ripartita.
TRA I POCHI che hanno continuato a ricordarsi della Beauregard, oltre a chi sapeva tutto e a qualche investigatore della Questura di Torino appassionato di casi irrisolti, c’è un giornalista che allora lavorava a La Stampa. Si chiama Claudio Giacchino. Aveva seguito la vicenda da cronista di nera e di giudiziaria, non si è mai arreso all’archiviazione. Ha continuato a cercare. Nel 2002 ha pubblicato L’ultima notte con Martine, edito da Graphot: un giallo-verità, costruito col piglio del romanziere di razza. Nel libro è raccontata la storia reale dell’omicidio di Martine Beauregard, della morte avvenuta nel corso di un festino, delle torture; è tracciato il profilo dell’assassino o degli assassini; ci sono le menzogne di tanti, da Goano, che si sarebbe poi legato alla vedova del boss Francis Turatello, a Carlo Campagna, che oggi fa il sensitivo. E sono narrati i possibili depistaggi e gli insabbiamenti delle indagini, a causa del coinvolgimento di persone importanti.
Soprattutto, nell’inchiesta del vecchio cronista, c’è la lettera autentica di un anonimo, un fantomatico “Corvo”. che indicò nomi e cognomi dei presunti uccisori e dei parte- cipanti all’orgia in una villa del Torinese: un magistrato (presidente di un Tribunale piemontese), un avvocato di grido, qualche professionista e industriale. Personaggi eccellenti, insomma, la presenza dei quali potrebbe spiegare come mai non si riuscì o non si volle fare luce sull’assassinio. E che potrebbero essere stati all’origine della misteriosa sparizione del fascicolo giudiziario sull’omicidio Beauregard, che il dottor Padalino e i poliziotti hanno cercato vanamente a Palazzo di Giustizia e all’Archivio di Stato.
Gli investigatori e il magistrato hanno letto con attenzione il libro di Giacchino, tanto che hanno interpellato l’autore in più di un’occasione. E gli hanno chiesto di quella missiva del “Corvo”, anch’essa sparita dalle carte dell’inchiesta della polizia e della magistratura. Forse, 48 anni dopo la morte di quella francesina che, come dicevano i cronisti del tempo, aveva gli occhi sognanti, l’identikit dell’assassino potrà svelare finalmente il volto di un uomo in carne e ossa.
Giugno 1969 Dalla ritrattazione di “Charlie Champagne” alla lettera sparita del misterioso “Corvo”