Il Fatto Quotidiano

5Stelle, tutti all’assalto della “Lega venduta” E Fico torna sul palco

In 1500 davanti alla Camera. Il deputato parla assieme a Di Maio e Di Battista, e ferma i fischi contro Mattarella

- » LUCA DE CAROLIS

La consegna è quella di addentare la Lega. Innanzitut­to per bocca dei tre big Di Maio, Di Battista e Fico, tornati ieri assieme su un palco dopo tempo immemorabi­le. Invece il timore è quello di ritrovarsi le Politiche ai primi di marzo: presto, per il M5S che deve ancora darsi le regole per le candidatur­e e per il Di Maio che deve scegliersi i ministri. Nodi, per il Movimento in trincea permanente contro la legge elettorale. Ha iniziato ieri, occupando la (ridotta) porzione di piazza davanti a Montecitor­io. E oggi farà il bis, questa volta anche con il fondatore Beppe Grillo.

NELL’ATTESA , il M5S esce con sollievo dal suo primo giorno di presidio. Perché di fronte a Montecitor­io è riuscito a portare un buon numero di iscritti ed eletti. Più o meno 1500, secondo stime della Digos. “Tenendo conto che abbiamo organizzat­o tutto in poche ore, va benissimo” assicurano dal M5S, dove temevano incidenti. Per questo l’hashtag, # pacificame­ntearoma. E per tutta la giornata di ieri lanciano appelli alla non violenza. E alla fine va tutto bene, tranne ieri mattina, quando di fronte alla Camera si sfiora la rissa tra militanti del Movimento e i seguaci del generale Pappalardo, Forconi o presunti tali. Ma alla fine i tricolori e i cori di Pappalardo e dei suoi si mescolano a quelli dei Cinque Stelle. Proprio come sperava il deputato del M5S Danilo Toninelli, che in mattinata aveva vellicato i compagni di piazza: “Chiedo a questi ragazzi di darci una mano”. Così il bizzarro connubio va in scena senza problemi. Non l’unica immagine incongrua della mobilitazi­one, iniziata alle 13. Perché nel pomeriggio si aggiungono i militanti di Rifondazio­ne comunista e le loro bandiere con la falce e martello. Kriptonite, per molti eletti a 5Stelle. “Una tristezza anacronist­ica” secondo il deputato Carlo Sibilia, che commenta tra un intervento e l’altro dei parlamenta­ri.

Ma il problema del M5S non è il rosso, bensì il verde. Così la linea è tornare ad attaccare la Lega, accusarla per essersi seduta al tavolo del Rosatellum con Pd e Forza Italia. E non a caso la comunicazi­one diffonde l’ordine: “Fate parlare più parlamenta­ri del Nord”. Perché va mostrato che il Movimento non ha eletti e consensi solo al Sud. Ma anche nel Nord Est, la fortezza del Carroccio, che però ha elettori spesso affini a quelli del M5S. Quindi, strali a profusione contro la Lega “venduta”. Mentre i cronisti cercano Roberto Fico, rimasto giù dal palco della festa nazionale di Rimini, ma ora sul sentiero di pace. Gli chiedono della sindaca di Roma Virginia Raggi, per cui Di Maio due sere fa ha evocato la sospension­e in caso di condanna. Però il codice etico parla di dimissioni: lei che ne pensa, Fico? “Vale quello che c’è scritto nel codice” scandisce. Ma è una replica senza animosità. Perché l’aria è un’altra, quella di un Movi- mento ricompatta­to dalla battaglia contro il Rosatellum. E l’immagine plastica è proprio la parte finale del comizio, con Fico, Di Maio e Di Battista assieme sul palco, e il candidato governator­e in Sicilia Gian- carlo Cancelleri a introdurli. Non succedeva dalla serata a Nettuno del 7 settembre 2016, quando Grillo scese a pacificare un gruppo parlamenta­re dilaniato. Oltre un anno dopo, Fico fa un discorso “alto”, responsabi­le: “Da questa piazza mi aspetto fermezza, parole di pace e mai violenza, perché la forza delle idee deve andare ava nt i”. Punge il presidente della Repubblica Mattarella: “Gravissimo che stia zitto sulla fiducia”. Ma quando si sollevano i fischi, già partiti più volte contro il Quirinale, li ferma: “Niente fischi”.

ALESSANDRO DI BATTISTA I partiti miserabili pensano solo a ostacolarc­i. Salvini ha rotto per anni con le ruspe, mentre ora si fa comprare per qualche voto in più

POI TOCCA a Di Battista, incendiari­o: “Questi miserabili in cinque anni si sono occupati solo di fermare il M5S, la fiducia è come comprare l’arbitro”. E arriva l’attacco a Matteo Salvini, “che ci ha rotto i coglioni per anni con le ruspe e poi si è venduto per qualche voto in più”. Il finale è per il candidato premier, Luigi Di Maio, che come segnale di pace cita Fico (“Chi vuole tutto perde tutto, me lo disse lui quando misero la fiducia sull’Italicum”). Esorta a “usare ogni strumento pacifico per fare pressione sui parlamenta­ri”. Ma soprattutt­o lancia l’appello “ai delusi dagli altri partiti” esortandol­i “a stare con noi senza preoccupar­si degli schieramen­ti”. E il primo obiettivo sono sempre i voti leghisti. Oggi si replica, con Grillo che sarà a Roma. Potrebbe apparire per un saluto. Ma ai piani alti già pensano al calendario: “Se si vota a marzo, con regole e gran parte dei ministri dovremo aver finito entro l’anno. Dobbiamo sbrigarci”.

LUIGI DI MAIO Mi rivolgo ai delusi dagli altri partiti: venite con noi, non preoccupat­evi degli schieramen­ti Vedrete, ce la faremo anche questa volta

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Ansa Di nuovo insieme Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista e Roberto Fico
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