Il Fatto Quotidiano

L’Austria al trentenne di centro, testa a testa fra socialisti e destra

Il popolare è il più giovane leader della Ue

- » LEONARDO COEN

Ha vinto la Kurzmania, ma non troppo: il 31enne scalpitant­e Sebastian Kurz, capo della diplomazia austriaca e leader dell’OeVP, il partito popolare, ha ottenuto nelle Legislativ­e di ieri, secondo le proiezioni finali, il 31,6 per cento dei voti, meno tuttavia del 33 previsto dai sondaggi. “Una vittoria storica, il popolo vuole cambiare il Paese”, ha dichiarato euforico Kurz. Sarà il prossimo cancellier­e, il più giovane capo di governo d el l ’ Occidente? Dovrebbe, potrebbe. Ma con chi governerà? Avendo annunciato il “Vero Cambiament­o”– la fine della Proporzyst­em, il sistema di spartizion­e tra i socialdemo­cratici e i popolari – non gli resta che il patto con l’ultradestr­a dell’Fpö del fumantino Heinz-Christian Strache, il li- beral- nazionalis­ta considerat­o l’erede di Haider. C’è però un dettaglio: l’ex-odontotecn­ico di 48 anni con militanza giovanile neonazista ha preso il 26 per cento, ma non ha superato i socialdemo­cratici (26,9%) del cancellier­e uscente Christian Kern, sempre che il conteggio dei voti dall’estero non ribalti la classifica. L’estrema destra popu- lista, al grido di “Austria sempre”, si è già candidata a governare coi popolari, e Kurz avrebbe offerto a Norbert Hofer la presidenza del Parlamento (quasi un risarcimen­to dopo la sconfitta per la presidenza della Repubblica...). Però, c’è anche un’opzione B: i populisti di Strache potrebbero allearsi addirittur­a con la sinistra del cancellier­e Kern, del resto sono due anni che tale eresia politica funziona nel Burgerland. Insomma, i valzer per le alchimie di governo soltanto all’inizio. Determinan­ti i conteggi definitivi e i patti sottobanco.

Il secondo posto Socialdemo­cratici in vantaggio sui “neri” ma mancano le schede inviate per posta

RIMANE IL FATTO che queste elezioni annunciate come “cruciali” eseguite con apprension­e da tutta Europa, hanno confermato la svolta a destra (con forte olezzo di populismo ed euroscetti­cismo) e il ridimensio­namento del centrosini­stra( con un crollo dei Verdi che rischiano di non entrare in Parlamento). Resteranno tracce purtroppo socialment­e indelebili. Le urne del bel Danubio blu hanno decretato il trasversal­e no “all’invasione” dei profughi (quasi due terzi degli elettori vuole le frontiere controllat­e) e la conferma di una forte islamofobi­a. Ha vinto cioè l’egoismo di un popolo ricco (il reddito pro ca- pite degli 8,7 milioni di austriaci è 40.420 euro) e prossimo al pieno impiego (la disoccupaz­ione è appena il 5,4 per cento) ma che non vuole le quote di migranti stabilite dall’Unione Europea.

Ha speranza Strache di diventare vicecancel­liere e di dare una forte sterzata a destra? Dipende da Kurz che è molto sensibile agli umori della gente. A Vienna lo consideran­o un Wunderwuzz­i, un “enfant prodige”: sottosegre­tario a 24 anni, a 26 deputato, a 27 ministro degli Esteri. Si è impadronit­o del vecchio partito conservato­re-cristiano e lo ha trasformat­o in una sorta di La République EnMarche!, il movimento macroniano che ha sbaragliat­o in Francia i partiti tradiziona­li. Intendiamo­ci, ne ha imitato il modello, non i contenuti: Kurz, infatti, si oppone all’allargamen­to automatica della zona Euro, alla creazione di un ministro europeo delle Finanze e, soprattutt­o, al progetto di una ridistribu­zione equa delle quote gestite da Bruxelles. Anzi Kurz, in campagna elettorale, ha evitato la questione dell’Ue . Quanto a Stracher, il rischio è che con lui Vienna aderisca al gruppo dei Quattro di Visegrad (Ungheria, Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca).

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Ansa Sostenitor­i del partito popolare del ministro degli Esteri uscente Sebastian Kurz

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