Ostia, il voto nella Roma di nessuno
SI VOTA IL MINI-SINDACO Il candidato più popolare è l’ex prete don Franco De Donno, i partiti hanno perso l’occasione di schierare “big” per il municipio della Capitale sciolto per mafia
C’è un ex prete candidato, c’è la mafia, c’è il degrado e ci sono i partiti che hanno fatto finta di non capire niente relegando Ostia a questione minore, senza personalità di prestigio nazionale, ma con facce sconosciute ai più anche in quest’angolo di Roma sprofondato nella Suburra. Invece si scrive Ostia ma è il mare della Capitale, divorato da interessi e muri dei balneari, ed è un municipio di Roma, il Decimo, che oltre al lido comprende altre otto borgate, dal Tirreno alla periferia sud-ovest dell’Urbe, territori anche inaccessibili, zone controllate palmo a palmo da “famiglie criminali” e collegate alla città dalla linea ferroviaria più sgangherata d’Italia, la Roma-Lido.
DOMENICA 5 novembre il Decimo Municipio di Roma torna al voto dopo il commissariamento per mafia deciso dal governo il 27 agosto 2015. Dopo il prefetto Domenico Vulpiani ci sarà, quindi, un nuovo presidente, ora va di moda chiamarli mini-sindaci, ma qui “mini” non è appropriato. Perché tutto il municipio conta 239 mila abitanti, solo Ostia 90 mila che d’estate si moltiplicano anche fino a cinque volte tanto. C’era, qui, chi sognava un grande nome per il centrosinistra, un campione dell’antimafia da mettere alla guida di un progetto ulivista. Una parte del Pd locale lavorava così al riscatto simbolico dopo l’arresto di Andrea Tassone nell’operazione Mafia Capitale. Poi dalla segreteria di Roma è arrivato il “no”: Ostia rischia di diventare un precedente, un laboratorio di centrosinistra pericoloso in chiave nazionale.
C’è chi non si è dato per vinto e ha provato a costruire comunque una coalizione con una lista di democratici più Campo progressista di Pisapia, Mdp di Bersani, Sinistra italiana, Radicali e Verdi. Ma il castello è crollato con il rifiuto, a procedere in questa direzione senza il marchio del Pd, arrivato dal vicegovernatore del Lazio, il pisapiano Massimiliano Smeriglio. Così il Pd ha rispolverato Athos De Luca, uno dei consiglieri capitolini che firmò dal notaio la decadenza del sindaco Ignazio Marino. Troppo poco per portare Ostia a essere un caso nazio- nale, forse anche per arrivare al ballottaggio. Nel frattempo l’altra sinistra non ha resistito alla perversione di un’ulteriore scissione, così sulla scheda comparirà un candidato di una lista chiamata per ridere Sinistra unita, che poi sarebbe Sinistra italiana senza Fassina, perché quelli di Stefano Fassina appoggiano l’ex sacerdote Franco De Donno.
E PROPRIOil “don” che ha passato una vita nella trincea dell’Idroscalo, come vicario della parrocchia di Santa Monica e responsabile locale della Caritas, classe 1946, è il personaggio più interessante, mediaticamente, tra i candidati. Tano Grasso, il presidente onorario dell’associazione nazionale Antiracket, è venuto a Ostia per passeggiare con don Franco e promettergli il suo appoggio. Nonostante la polemica suscitata da queste parole dell’ex prete al Messaggero: “Sono pronto a dialogare con i mafiosi. Condanno la mafia, in quanto struttura aberrante della nostra società, ma farò di tutto, se ne avessi le occasioni, per cercare spiragli per parlare con le persone e convincerli a cambiare strada”.
Insomma, una rivisitazione del “convertitevi” di Giovanni Paolo II in quel di Agrigento nel 1993. Poi sulle parole attribuitegli dal quotidiano di Roma don Franco ha corretto il tiro: “No a dialoghi con la mafia, sì alla lotta per salvare le persone”. Più amato che odiato, con la sua lista Laboratorio Civico potrebbe essere la sorpresa elettorale.
I favoriti dovrebbero restare i 5 stelle, potrebbero pagare l’impopolarità di chi governa, essendo al Campidoglio con Virginia Raggi ma Ostia fu scelta dall’attuale sindaca proprio per l’ultimo comizio della sua campagna elettorale e qui ha sbancato nel 2016. La candidata Giuliana Di Pillo è una fedelissima di Paolo Ferrara, potente consigliere capitolino ostiense.
Il “partito” dei balneari però, capitanato dal presidente nazionale Renato Papagni, di Ostia, rispetto alle comunali della primavera 2016 si sarebbe già riposizionato verso il centrodestra, che presenta la candidatura unitaria di Monica Picca. È sostenuta anche da Matteo Salvini, comparso sul litorale qualche giorno fa: “Qui serve una secessione alla catalana da Roma”, ha detto il leghista da sobrio. Ma un candidato autonomista c’è ed è il giornalista Andrea Bozzi. Ancora più a destra, invece, ci sono l’ultracattolico adinolfiano Giovanni Fiori e Luca Marsella di CasaPound. L’ultimo out
sider è il civico Marco Lombardi. I sondaggi che girano per le segreterie romane dei partiti, ad ogni modo, danno come probabile il ballottaggio tra Di Pillo e Picca.
INIZIERÀa godersi la pensione il prefetto Vulpiani: “Siamo riusciti a spostare la polizia locale da una struttura che pagavamo oltre un milione l’anno d’affitto a una scuola data dalla Regione Lazio in concessione d’uso per 50 anni. È solo uno dei successi. Il Lungomuro dei balneari è ancora là, ma abbiamo elaborato un piano di utilizzazione degli arenili che sarà votato dal Consiglio co- Non solo ombrelloni Nelle foto un’immagine di una zona vicina alla rinomata piazza Gasparri, quartier generale dei clan e il litorale dall’alto munale; sarebbe stato inutile ricorrere alle ruspe”. Come aveva fatto l’assessore Alfonso Sabella per aprire varchi di accesso al mare poi sigillati alla caduta di Marino. Da allora è successo poco e niente, gli abusi restano, il mare non si vede e la decadenza delle concessioni dei balneari, su cui Sabella insisteva, non sembra la priorità. Però, dalle parti di piazza Gasparri le “vedette” continuano a segnalare presenze estranee. Non è la Scampia di Gomorra o la Corleone di Riina, ma Ostia, dove finisce Roma e comincia la Suburra.
Qui non ser vono atti di pura polizia, ma c’è un’enorme questione sociale che riguarda 240 mila romani
DOMENICO VULPIANI I POTENTI BALNEARI
I titolari del “Lungomuro” si stanno riposizionando verso il centrodestra, favorito con il M5S per il ballottaggio
FOLKLORE E POCO ALTRO
In campagna elettorale De Luca (Pd) ha chiesto una sede per l’Onu, Salvini la secessione alla catalana