Il Fatto Quotidiano

Gli induisti festeggian­o al Senato e danno soldi contro le agromafie

Questa settimana si celebra il “Dipavali”, la principale ricorrenza degli indù, tra luce e democrazia

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

Si chiama Dipavali ed è la festa della luce, la principale ricorrenza degli induisti che di solito cade tra ottobre e novembre. Quest’anno si festeggia nella settimana che si apre oggi e nell’elenco delle celebrazio­ni c’è anche una manifestaz­ione al Senato, in programma mercoledì 18.

Un parterre ecumenico, integrato dai senatori Lucio Malan e Luigi Manconi e dall’ambasciatr­ice dell’India a Roma, Reenat Sandhu, discuterà di un particolar­e “dono”: democrazia e convivenza. Saranno presenti: monsignor Michael Santiago del Pontificio consiglio per il dialogo interrelig­ioso; Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma; Giorgio Raspa, presidente dell’Unione bud- dhista italiana; l’imam Yahya Pallavicin­i, presidente del Coreis, la principale associazio­ne delle comunità islamiche.

LA FESTA della luce, il Dipavali, è organizzat­o dall’Unione induista italiana, riconosciu­ta dallo Stato e che partecipa alla ripartizio­ne dell’otto per mille, fondata nel nostro Paese da Paramahams­a Svami Yogananda Ghiri, guida spirituale del monastero Matha Gitananda Ashram. Questa comunità monastica si trova in Liguria, ad Altare, nel Savo- nese. In Italia gli induisti sono poco più di 100mila, mentre nel mondo sono la terza religione con 950 milioni di fedeli. In realtà più che una fede è un modo di vivere, cioè l’ortoprassi, che indica la correttezz­a dell’agire alla ricerca della verità.

Anche per questo nel corso dell’iniziativa di mercoledì al Senato, gli indù consegnera­nno un contributo finanziari­o alla Coldiretti e all’“Osservator­io sulla criminalit­à nell’agri- coltura e sul sistema agroalimen­tare” per la lotta alle agro-mafie. Un business illegale da almeno 16 miliardi di euro. Messa così sembra una cosa insolita. Qual è il legame tra gli induisti e questa lotta?

Eccolo: in Italia, indiani e induisti immigrati lavorano soprattutt­o nel settore lattiero-caseario e hanno avuto modo di scoprire l’inclinazio­ne nostrana al crimine, compreso il nefasto connubio tra sfruttamen­to e caporalato. Al contrario, l’ortoprassi della loro religione è sorretta da un forte senso dell’etica e della giustizia. Di qui l’idea, appunto, di aiutare chi combatte le agro-mafie. Un esempio per tutti.

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