Sting, dopo la musica è ora di sfiorare il dito del Padreterno
Dagli sberleffi del punk a Dio Onnipotente. In quarant’anni di carriera Sting non ha mai rinunciato a dare l’assalto al cielo. E dopo i Police, il jazz, il folk, il rock e la classica arriverà a sfiorare il dito del Padreterno a partire dal 15 marzo 2018, quando all’Auditorium di via della Conciliazione, a due passi da San Pietro, si inaugurerà il live show ideato da Marco Balich per raccontare il Giudizio Universale ei segreti di Michelangelo alle prese con la Cappella Sistina. Ci saranno attori, trovate ultrafuturibili e le musiche di Mr. Sumner. Che però ora continua a tenere i piedi per terra, anzi per strada. E nel mezzo del suo tour, fra una data a Budapest e l’altra a Skopje, ha trovato il modo di fare una capatina a Cesena come ospite d’onore della prima edizione di Imaginaction, il Festival internazionale del videoclip.
PUÒ UN PACIFICATO sessantenne liberal (che ha messo in vendita per 56 milioni di dollari il suo attico extralusso con vista su Central Park) trovare nuove motivazioni per incidere sulla storia del pianeta? Che ruolo può esercitare una stagionata rockstar di fronte alla distratta generazione dei millennials? “Quando ero un ragazzo – ci ha spiegato – le canzoni dei Beatles, degli Stones o di Dylan avevano un’influenza nella nostra formazione. Poi pian piano la cultura rock è diventata meno potente. Ma può ancora cambiare il mondo. Tra gli spettatori dei miei concerti vedo molti adolescenti. Dobbiamo riuscire a piantare un seme nelle loro anime, ne nasceranno dei frutti. La musica non ha rivoluzionato il nostro modo di essere in una sola notte. Quando ho incontrato il sindaco di Londra, Sadiq Khan, mi ha rivelato che a 17 anni era un acceso fan dei Police. Ecco, non so cosa accadrà domani, ma voglio esserne parte”. Come lo è stato l’11 settembre 2001: nelle ore in cui pianificava un live nella sua tenuta nel Chianti, Al Qaeda abbatteva le Torri Gemelle. “Vidi l’apocalisse in tv e mi passò la voglia di cantare. Un mio caro amico era morto al World Trade Center. Volli rendergli omaggio con Fragile: il dolore di quel mio testo era un modo per condividere il lutto planetario, e per rivendicare il nostro desiderio di libertà”. Con la stessa canzone Sting riaprì il Bataclan dopo gli attentati del novembre 2015. “Quella sera avevo due compiti: onorare le vittime e festeggiare la rinascita di quello storico locale. Il minuto di silenzio che precedette il concerto fu profondo e appropriato”. Sting è ovunque vi sia bisogno della sua “ambasciata” contro le storture politiche, sociali e ambientali: in questi giorni si è speso anche per tutelare la biodiversità del Parco del Delta del Po. Poi, quando vuole concedersi del relax, si ritira in Toscana a curare le vigne. Il suo Sister Moon , giura l’amico Zucchero, è il migliore tra i rossi prodotti dalle star. “Un bicchiere di vino è come una canzone: ti aiuta a raccontare una storia. L’importante è non esagerare con i calici”, ride il bassista. Quanto alla formula del successo, si schermisce con finta modestia. “È fondamentale essere fortunati. La musica migliore nasce per caso”. Daniela Santanchè, alla domanda se la Lega e Forza Italia riusciranno a stare insieme alle elezioni ha risposto: “Se faremo la lista unica del centrodestra? Io lo spero, se non avessimo le capacità di trovare le ragioni dello stare insieme, non ci meriteremmo di governare questo paese, dovremmo andarci a nascondere”.
TANA PER DANIELA LA MACARENA DI BARTLEBY OFFERTE LAST MINUTE DALLA PARTE DEL TORTO
Giuliano Pisapia, impegnato nella rivisitazione di Bartleby, lo scrivano di Melville che davanti a qualsiasi richiesta “aveva preferenza di no”, ha esasperato il sistema nervoso di Mdp fino a portarlo a tagliare i ponti, esattamente come fu costretto a fare il datore di lavoro di Bartleby trasferendo altrove il suo ufficio per difendersi dall'aggressività passiva del suo impiegato. La trasposizione scenica del racconto ad opera dell'ex sindaco sembra un musical: “D'Alema è divisivo: deve fare un passo di lato”, “Gentiloni, con la fiducia sulla legge elettorale, ha fatto un passo indietro”. Insomma, mentre Giuliano-Bartleby ci declama che avrebbe preferenza di no, il resto della sinistra si scatena in una macarena.
“Il tema della legge elettorale è principalmente del Parlamento, noi ci limiteremo ad accompagnare e facilitare il percorso”: il governo Gentiloni era partito all'insegna di un'unica certezza: non immischiarsi nella legge elettorale. È vero che chi ben comincia è a metà dell'opera, poi però resta sempre l'altra metà per rovinare le cose. Verrebbe da pensare che Gentiloni in fondo all'anima, come canterebbe Battisti, desiderasse portare acqua ai mulini del M5S e di Mdp. Non c’era sistema migliore d'altronde di una fiducia sulla legge elettorale per tracciare col gessetto la linea tra giusto e sbagliato; sinistra e M5S se ne stanno comodamente sdraiati dalla parte della ragione, senza nemmeno aver prenotato. Dalla parte del torto invece un posto libero pare si trovi sempre. che in Austria, ha rifiutato di accompagnare Sebastian Kurz, candidato del Partito popolare austriaco che ammicca all'elettorato ultranazionalista e promette di mandare l'esercito alle frontiere, nell'impresa di scalare una delle cime austriache in notturna. Si sarebbe trattato di una salita a beneficio di telecamere per immortalare le gesta eroiche del futuro probabile cancelliere in uno spot elettorale, a cui Mes- sner con la sua presenza avrebbe implicitamente dato supporto. L'altoatesino ha spiegato così il diniego: “Mi sono sempre rifiutato di salire su una montagna con persone di cui non mi fido”. Mai abitudine fu più ad uopo.
DAJE DE TACCO
“Io non ho fatto nulla, non ho risposto e non rispondo. C’è chi mi chiede un passo in avanti, chi uno indietro, e c’è chi mi chiede un passo di lato. Sembra di essere alla scuola di tango”. Per essere l'antipatico della politica per antonomasia, Massimo D'Alema sprizza ironia da tutti i pori.