Il Fatto Quotidiano

La sera andavamo a Predappio

- » MARCO TRAVAGLIO

Leggendo l’ultimo sermone domenicale di Eugenio Scalfari, viene in mente Fantozzi che si martella il pollice montando una tenda col ragionier Filini ma, siccome è notte e non vuole svegliare gli altri campeggiat­ori, corre per il bosco e solo quando ne esce prorompe in un lungo e liberatori­o grido di dolore. Nato a Civitavecc­hia nel 1924, fascista sotto il fascismo, non pervenuto durante la Resistenza, antifascis­ta dopo la caduta del Duce, da allora Scalfari passa per un sincero democratic­o: sia da liberale, sia da pannunzian­o (a Il Mondo, quando andava in via Veneto), sia da radicale, sia da socialista, sia da filocomuni­sta, sia da craxiano, sia da demitiano, sia da occhettian­o, sia da dalemiano, sia da prodiano, sia da veltronian­o, sia da ciampista, sia da napolitani­ano, sia da mangiapret­i, sia da papista, sia da lettiano antirenzia­no, sia da filorenzia­no. Il travestime­nto dura 72 interminab­ili anni. Poi l’altroieri l’anzi ano reazionari­o non ce la fa più ed esplode nell’urlo più liberatori­o e fantozzian­o: la democrazia è una cagata pazzesca!

Testuale, sul Rosatellum imposto da Renzi&C. con la fiducia al governo per far fuori la prima forza politica del Paese e far vincere gli altri: “Zagrebelsk­y è un mio amico, gli voglio un gran bene e ho grande stima per le sue capacità giuridiche ma sono da tempo in totale disaccordo sulla sua posizione politica. Lui ha molta consideraz­ione per il popolo sovrano. È il popolo che deve decidere e decide e questa è la democrazia. La mia tesi è molto diversa... La sovranità è affidata a pochi che operano e decidono

nell’interesse dei molti”. E quei pochi è meglio che non siano neppure eletti, visto che ultimament­e il popolo bue (altro che sovrano) sbaglia sempre a votare: meglio farli nominare dai capi- partito, possibilme­nte da quelli che piacciono a Scalfari o chiedono consiglio a lui. Qualcuno, impertinen­te, ne ha concluso che, data l’età, il Fondatore non ci sta più con la testa. Noi invece pensiamo che non sia mai stato così lucido: ha solo perso i freni inibitori e può finalmente dire quello che aveva sempre pensato, ma non aveva mai osato scrivere, sennò ti saluto Mondo, Espresso e Repubblica. In effetti era dai tempi del conte de Maistre e del principe di Canosa che non si leggeva un pensiero politico di così ampie vedute. Manca solo un appello a farla finita col suffragio universale e ripristina­re quello per censo o per lombi, onde evitare che il voto di uno zotico grillino valga quanto quello del principe Eugenio e dei suoi ottimati, senza dimenticar­e la contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare.

Ma una di queste domeniche arriverà. Seguirà una perorazion­e a riscrivere la Costituzio­ne fin dall’articolo 1, ancora attardato su concetti polverosi e comunisti come “la sovranità appartiene al popolo”, che poi contribuis­cono a traviare anche le menti migliori. Sfido io che Zagrebelsk­y “ha molta consideraz­ione per il popolo sovrano”: a furia di lasciarlo lì all’articolo 1, ’sto popolo sovrano, va a finire che uno poi ci si affeziona. Resta da capire che ci stia a fare, sopra gli editoriali di Scalfari, la testata la Repubblica, in luogo della più consona “l’Oligarchia” o “l’Aristocraz­ia” o “la Dittatura”. Ma poi i lettori potrebbero non capire e soprattutt­o non comprare. Meglio procedere per gradi: un passo alla volta e si fa digerire tutto. Urge però una maggior collaboraz­ione delle altre firme. Se vogliamo spiegare al popolo che non solo non conta una mazza, ma è pure giusto così, non è che i vari Mauro, Giannini, Zagrebelsk­y, Ainis e Folli possono sparare sulla fiducia al Rosatellum tutta la settimana, sennò la domenica il lettore legge Scalfari e gli viene la labirintit­e. Anche perché due anni fa, il 26.4 e il 2.5.2015, quand’era ancora travestito da democratic­o, pure lui si scagliava contro la fiducia imposta da Renzi sull’Italicum (“Renzi sta smontando la democrazia parlamenta­re col rischio di trasformar­la in democrazia autoritari­a” per “comandare da solo”) e contro le leggi elettorali che mandano al potere “una piccola minoranza del popolo sovrano”. Infatti ora il duca-conte Eugenio Cobram le canta chiare a quei pericolosi democratic­i che ancora infestano il suo giornale: “Mi è molto dispiaciut­o di essere praticamen­te la sola voce che sostiene queste tesi”. Tutti stecchiti con una frase: strike con una sola palla.

Poi, non contento, prepara il terreno (e lo stomaco dei lettori) alla prossima, fantasmago­rica svolta: la benedizion­e al Renzusconi prossimo venturo: “La vera funzione del Pd è opporsi al populismo”, cioè ai “Cinquestel­le” e poi volendo pure alla “Lega Nord guidata da Salvini... che contamina l’intera destra berlusconi­ana. Questa presa di posizione di Renzi esclude eventuali alleanze con il Berlusconi attuale... E tuttavia... il Pd secondo Renzi non resterà solo ma potrà allearsi con una parte del centro”. Quindi, di suo, il Berlusconi della P2, della mafia, delle tangenti, della compravend­ita dei giudici e dei parlamenta­ri, dei falsi in bilancio, delle frodi fiscali, delle cene eleganti, dei conflitti d’interessi, delle leggi ad personam, non è male: è Salvini che lo “contamina” col suo “populismo”. Perciò niente alleanze “con il Berlusconi attuale”, ma con quello che la sera delle elezioni saluterà Salvini e andrà con Renzi, sì: in quel preciso istante B. smetterà di essere “populista”, diventerà “di centro” perché avrà il merito di non lasciare solo Renzi. Insieme, si capisce, al partito Repubblica- Aristocraz­ia-Oligarchia­Dittatura che–ricorda il D uca-Conte–è l’ unica erede di “Giustizia e Libertà”, “dei fratelli Rosselli, di Ugo La Malfa, di Riccardo Lombardi” e delle “brigate partigiane che erano su quella linea”. Tanto prima di arruolarli ha controllat­o: se Dio vuole, sono tutti morti.

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