Il Quirinale blinda il rinnovo di Visco e processa Boschi
TENSIONI La nomina entro il 27 ottobre La sottosegretaria sapeva dell’attacco dem e non ha informato né Mattarella né Gentiloni
Tradimento. È un concetto, una parola, che negli ultimi due giorni ha fatto la spola nelle varie linee di comunicazione tra il Quirinale e Palazzo Chigi. “Maria Elena sapeva della mozione e non me l’ha detto”, questo uno dei pensieri del premier Paolo Gentiloni che trapelano dagli “alti” colloqui riservati di queste ore. Maria Elena, ovviamente, è Boschi, sottosegretaria alla presidenza del Consiglio. Il suo ruolo istituzionale non è un dettaglio. Perché nell’analisi politico-istituzionale di Colle e Palazzo Chigi dell’improvvisa crisi attorno alla poltrona di Ignazio Visco tutto assume un senso.
IERI, A PRANZO al Quirinale, c’è stata proprio Boschi. Un impegno già in agenda. La sottosegretaria ha accompagnato il premier Gentiloni e alcuni ministri in vista del prossimo Consiglio europeo: Alfano, Minniti, Padoan e Calenda. Assente giustificata Pinotti. In ogni caso nessun accenno alla vicenda del giorno ma Boschi è apparsa lo stesso “appartata, abbacchiata e silenziosa”. Come se si fosse consumato un processo senza parole. Fatto di gesti e di sguardi. Del resto per il capo dello Stato e per il presidente del Consiglio il quadro è chiarissimo, alla luce delle preoccupazioni europee della Bce di Maria Draghi. Una linea riassumibile così: avanti con Visco. La riconferma dovrebbe avvenire ufficialmente alla fine della prossima settimana, entro venerdì 27 ottobre.
Il governatore sarebbe blindato. E questo apre un inedito e permanente fronte di tensione con il Pd renziano, che rischia di ridare ancora più centralità al ritorno di Silvio Berlusconi e di Forza Italia negli scenari dopo il voto alle Politiche del 2018. Non sono infatti passati, inosservati, i continui riferimenti di B. all’Europa e al Ppe nelle ultime interviste. Tradotto vuol dire: Berlusconi è più “responsabile” di Renzi, al quale in questa narrazione bancaria interessa solo sostituire il dannoso ticket Etruria- Boschi con quello Visco-Bankitalia.
MA BOSCHI non è l’unica donna di rilievo protagonista nelle concitate discussioni istituzionali. Se a lei si associa l’evocazione del “tradimento” ci sono altre due figure femminili con altrettante immagini. La prima è quella di Anna Finocchiaro, ministro per i Rapporti con il Parlamento. In questi due giorni, Finocchiaro è stata l’immagine della “r ab bi a”, per usare un eufemismo. Furibonda e nera per l’accaduto. Il suo ruolo è quello di raccordo tra il governo e il Parlamento ma anche lei non sapeva nulla. Senza dimenticare che fino al dicembre scorso, quando si è svolto il referendum istituzionale, Finocchiaro e Boschi erano come zia e nipote per via del lavoro comune sulla riforma della Costituzione.
Laura Boldrini, infine. I dubbi si sono riversati pure sulla presidente della Camera. Com’è possibile che una mo- zione così delicata passasse inosservata al suo staff? Qui il peccato è di inconsapevolezza, quantomeno della mancata percezione di quello che stava per verificarsi.
Tre donne, tre immagini. In un film che al Quirinale è cominciato all’ora di pranzo di martedì scorso. Mattarella era a tavola con il presidente del M ada gas car,HeryRajao narim ampia nina. Il clima conviviale si è bruscamente interrotto quando un commensale ha capito che l’attenzione del presidente della Repubblica era assorbita da qualcosa di inaspettato e importante. Attivate le linee di comunicazione con Palazzo Chigi, la vicenda Visco-Renzi ha preso forma ora dopo ora e il capo dello Stato ha deciso di esercitare la sua moral suasion con una nota informale destinata alle agenzie. Per un motivo ben preciso: un intervento ufficiale avrebbe messo in moto la Bce di Draghi e acuito la crisi. Decisioni prese con un umore nero, al punto di ritirarsi nel suo appartamento con 30 minuti di anticipo sul solito orario delle 20 e 45.
Le altre donne Finocchiaro furibonda con Maria Elena, Boldrini troppo distratta sull’atto della Fregolent