Il processo dimenticato al ministero per le “omologhe” dei filtri per le auto
Gip ha chiesto l’imputazione coatta per tre dirigenti: 2 vogliono il rito abbreviato
Il dieselgate italiano, nell’assoluta indifferenza di media e politica, si celebra al Tribunale di Roma. L’inchiesta sui “Filtri anti-particolato” (Fap) per le automobili diesel, che coinvolge tre alti dirigenti del ministero dei Trasporti, s’avvicina al processo.
IERI S’È TENUTA un’udienza davanti al gup Angela Gerardi, dopo l’imputazione coatta formulata dal gip Paola Di Nicola – che per due volte ha respinto la richiesta di archiviazione del pm – per Maurizio Vitelli, all’epoca dei fatti direttore generale della Motorizzazione, e per i capi della divisione che “omologa” i veicoli (Vito Di Santo e Alessandro De Grazia). Il reato contestato è rifiuto e omissione di atti d’ufficio. Il fascicolo è stato trasferito a Roma da Terni tre anni fa.
Secondo l’accusa, i dipendenti del Mit hanno agevolato i Fap prodotti dagli allora monopolisti
Iveco e Pirelli, rilasciando l’omologa con facilità e, viceversa, hanno impedito l’i ngresso sul mercato al prodotto della Dukic Day Dream, la ditta veneta che ha innescato l’indagine con le denunce in procura. A differenza dei normali filtri, il sistema Dukic interviene durante la combustione e non si limita a sminuzzare le polveri Pm10 in Pm2,5 o più sottili, cioè ancor più dannose per la salute e l’ambiente, addirittura – come emerso dal lavoro dei magistrati – neanche rilevabili dalle centraline di rilevamento.
Gli atti sul caso Dukic furono spediti a Roma da Terni con un inquietante suggerimento: “Valutare l’opportunità di procedere al sequestro dei filtri”. Tutti. Non più difesi dall’Avvocatura dello Stato, gli imputati Vitelli e Di Santo hanno chiesto il rito abbreviato per saltare il dibattimento, mentre De Grazia, assistito dai legali pubblici, ha optato per il procedimento ordinario. La prossima udienza è stata fissata al 24 gennaio e la Dukic si è costituita parte civile con una domanda di risarcimento danni di 150 milioni di euro nei confronti dei dirigenti. Al contrario, il ministero non si è mosso, ma s’è saputo che, sfruttando la rotazione dei direttori generali promossa da Graziano Delrio, il più alto in grado (cioè Vitelli) ha cambiato mansione e adesso si occupa di sicurezza stradale.
DAL DISPOSITIVO del gip Di Nicola si apprendono con chiarezza le responsabilità contestate ai dipendenti del Mit: “De Grazia, Di Santo e Vitelli sanno da anni che i Fap abbattono il Pm10, ma facendolo creano il‘ nano particolato’ che ha effetti assai più nocivi per la salute pubblica e non è misurabile dagli strumenti utilizzati per monitorare la qualità dell’aria”, come peraltro ha so-
Prossime tappe Si torna dal Gup il 24 gennaio: la ditta che ha denunciato ora chiede 150 milioni di danni
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stenuto l’Istituto superiore di sanità nel 2015. Però il giudice non risparmia neanche l’Iss, che ha poi firmato uno studio sulla qualità dell’aria e il diesel basato su dati vecchi e palesi conflitti di interessi: “Non si può non rilevare che non risponde alla ordinaria e corretta modalità di agire di un’istituzione pubblica, come l’Isti- tuto Superiore di Sanità, redigere un parere tecnico, di estremo rilievo, perché riguardante la salute pubblica, utilizzando studi inviati da imprenditori interessati al suo esito, come Pirelli, senza che risulti l’espressa formale richiesta all’inoltro. A ciò si aggiunge il dato che il parere dell’Iss era stato sollecitato, nella sua ela- borazione, anche dagli odierni indagati che hanno continuato a rappresentare, nelle sedi istituzionali, il ministero dei Trasporti”. La stessa gip Di Nicola ha ricordato la leggerezza con cui i ministeri competenti – Trasporti, Ambiente e Salute – hanno affrontato il pericoloso argomento dell’inquinamento dei motori diesel.
I ministeri si sono svegliati soltanto dopo una lettera del luglio 2015 di Giuseppe Pignatone, il procuratore di Roma: “Il rilascio delle omologhe (autorizzazioni, ndr) dei Fap è avvenuto per anni, e si ha modo di ritenere che avvenga ancora, senza alcuna verifica del corretto funzionamento dei suddetti sistemi nel lungo periodo”. È cambiato qualcosa?