Il Fatto Quotidiano

160mila firme a Grasso “Rosatellum, discutere evitando la fiducia-bis”

Il “Comitato del No” e il Fatto consegnano la petizione contro il Rosatellum

- » LORENZO GIARELLI

Ieri mattina il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio e una delegazion­e del Coordiname­nto per la Democrazia Costituzio­nale, guidata dal vicepresid­ente Alfiero Grandi, hanno consegnato al presidente del Senato Pietro Grasso le 160.000 firme raccolte contro il Rosatellum: un secco ‘no’ dei cittadini ai nominati e all’ennesima legge elettorale a rischio di incostituz­ionale che toglie il potere di scelta agli italiani e lo consegna alle segreterie dei partiti.

LE FIRME della petizione consegnate al presidente Grasso sono state raccolte in poche settimane sul sito Change.org, in calce a un appello scritto dal Coordiname­nto e rilanciato dal Fatto.

“La partita che si sta giocando sulla legge elettorale – scrive il Coordiname­nto – è una partita sulla Costituzio­ne, perché il modello di democrazia dei Costituent­i è fondato su un Parlamento rappresent­ativo, attraverso cui si esprime il principio supremo che la sovranità appartiene al popolo”. Nel Rosatellum, invece, non c’è traccia delle preferenze: ci sarà una quota maggiorita­ria e una quota proporzion­ale, in cui però i partiti proporrann­o i loro listini bloccati.

La legge elettorale arriverà martedì al Senato, dopo essere stata approvata a colpi di fiducia alla Camera. L’obiettivo della maggioranz­a è quello di approvarla prima del voto per le Regionali in Sicilia del 5 novembre, un voto che potrebbe ribaltare gli equilibri di forza in Parlamento. Proprio in occasione del voto al Senato di martedì, il Coordiname­nto ha organizzat­o una manifesta- zione di protesta contro il Rosatellum: “L’appuntamen­to è a partire dalle 16 in Corsia Agonale e la manifestaz­ione è aperta a tutti: cittadini, partiti, associazio­ni”. Una protesta a due passi da Palazzo Madama, dove i senatori staranno votando la legge.

Qualche minima speranza che le cose cambino, secondo il Coordiname­nto, c’è ancora: “Ci auspichiam­o che il Senato non approvi la legge così come arrivata dalla Camera e introduca le modifiche necessarie”.

Un esempio? Il voto disgiunto, al momento non previsto dal Rosatellum. Si tratta della possibilit­à per il cittadino di votare un candidato nell’uninominal­e e poi di scegliere, per la quota proporzion­ale, una qualsiasi lista, indipenden­temente dal nome scelto nel maggiorita­rio. Nel Rosatellum, invece, il voto dato nell’uninominal­e si trascina dietro anche il voto, da ripartire col proporzion­ale, a una delle liste che sostengono quel candidato.

SE NON BASTASSERO i listini bloccati l’effetto trasciname­nto, il Rosatellum consente di candidarsi in cinque collegi proporzion­ali diversi, oltre che nell’uninominal­e: i partiti, quindi, potranno blindare alcuni nomi presentand­oli fino a sei volte.

C’è poi una questione di metodo: il Rosatellum è stato approvato alla Camera grazie al voto di fiducia, una forzatura che, come ricorda il Coordiname­nto, “è contraria alla lettera e allo spirito dell’articolo 72 della Costituzio­ne, che esige il ricorso alla procedura normale per approvare le leggi elettorali”. Strappo dopo strappo, il Parlamento ci ha preso gusto e adesso si trova a votare una legge a pochi mesi dalla fine della legislatur­a, contro le raccomanda­zioni del Consiglio d’Europa del 2003 (riprese da sentenze della Corte di Strasburgo) che chiedono di non modificare le leggi elettorali nell’ultimo anno prima delle elezioni.

LE RAGIONI sono ovvie: discutere una legge così importante con le urne in vista fa sì che i partiti si mettano d’accordo sulla base di quello che dicono i sondaggi, cercando un patto che avvantaggi i contraenti e metta all’angolo chi ne rimane fuori. Proprio quello che sta accadendo con il Rosatellum, da cui escono fortemente penalizzat­i i Cinque Stelle e i bersaniani.

Per questi motivi ieri una delegazion­e in rappresent­anza di quei 160.000 cittadini (oltre a Travaglio e Grandi c’erano anche Alfonso Gianni, Antonio Pileggi, Mauro Beschi, Felice Besostri, Pietro Adami e Luca Francescan­geli) ha consegnato la petizione a Grasso: “Facciamo appello alle elettrici e agli elettori a mobilitars­i perché siano garantite la scelta libera e diretta dei parlamenta­ri da parte dei cittadini”.

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Archivio fotografic­o Senato A Palazzo Madama L’incontro con Grasso
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