Il Fatto Quotidiano

L’“effetto Fava-Mdp” può rovinare il Pd nei collegi (a vantaggio di B.)

Il caso Sicilia dimostra che un nome forte a sinistra può sottrarre ai dem voti decisivi nei collegi del maggiorita­rio

- » TOMMASO RODANO Ansa

Gli scenari siciliani inquietano il Pd. Non si tratta più di provare a vincere le elezioni del 5 novembre: Fabrizio Micari, candidato di Renzi e Alfano, è già quasi rassegnato alla sconfitta. Nei sondaggi è ampiamente alle spalle di Nello Musumeci (centrodest­ra) e Giancarlo Cancelleri (Movimento 5 Stelle).

Il vero problema del Nazareno sono i numeri del candidato di sinistra Claudio Fava. Secondo una delle ultime rilevazion­i – quella di Demos&Pi pubblicata da Repubblica – Fava potrebbe superare la doppia cifra e avvicinars­i a Micari: 13,8% per il deputato sostenuto da Mdp, Sinistra italiana e Rifondazio­ne comunista, 15,7% per il rettore scelto da Pd e Alternativ­a popolare.

I SONDAGGI lasciano il tempo che trovano, e la corsa per la medaglia di bronzo nelle Regionali siciliane vale ancora meno. Ad avere un peso specifico invece è la loro proiezione nazionale. La Sicilia sta diventando la prova (ulteriore) che il Rosatellum favorisce la destra. Con la nuova legge elettorale approvata alla Camera, l’“effetto Fava” può essere un fattore decisivo nei collegi uninominal­i delle prossime Politiche (dove si eleggerann­o un terzo dei parlamenta­ri).

Il Pd di Renzi, come noto, si è condannato all’assenza di alleanze a sinistra. Il partito fondato dai suoi esuli (Mdp-Articolo 1) presenterà i propri candidati in ogni collegio. Così i dem non solo dovranno affrontare una coalizione di centrodest­ra coesa (e già sostanzial­mente imbattibil­e nei collegi del Nord, grazie al traino della Lega) ma subiranno anche l’inevitabil­e erosione a sinistra.

Mdp ovviamente metterà in campo i suoi nomi più pesanti. Il Rosatellum contempla le multicandi­dature: ci si può presentare in un collegio uninominal­e e contempora­neamente in cinque listini proporzion­ali. Candidatur­e forti come quella di Claudio Fava – due esempi: Pier Luigi Bersani in Emilia Romagna o Massimo D’Alema in Puglia – possono fare la differenza. Se non per vincere il collegio, sicurament­e per non farlo vincere al Partito democratic­o. “Chi è causa del suo mal pianga se stesso – commenta il senatore di Mdp Federico Fornaro, esperto di sistemi elettorali e proiezioni statistich­e –. Dopo aver distrutto qualsiasi spirito di coalizione, il Pd ora scopre che nei collegi uninominal­i del Rosatellum rischia di subire una sonora batosta e cerca di costruirsi l’alibi di una sonora sconfitta con le accuse rivolte alla ‘sinistra rancorosa e antirenzia­na’”. Anche in questo caso, la Sicilia anticipa in modo piuttosto fedele gli scenari nazionali. Micari attacca Fava e Mdp per la “scelta fratricida”: “La prova muscolare di Mdp – secondo il rettore – ha messo a rischio la possibilit­à per il centrosini­stra di farcela. Perché se teniamo conto dei sondaggi, sommando le percentual­i che mi vengono attribuite con quelle che vengono date a Fava il pronostico è vicino a quello di Musumeci e Cancelleri”.

Sarà il leit motivdella campagna elettorale renziana: attaccare la sinistra e invocare il “voto utile” nei collegi, dove Mdp ha poche possibilit­à di eleggere parlamenta­ri.

Replica ancora Fornaro: “Lo strumento che poteva attutire gli effetti della divisione nel centrosini­stra era a portata di mano: il voto disgiunto tra maggiorita­rio e proporzion­ale”. La possibilit­à – per esempio – di votare il candidato del Pd nei collegi uninominal­i e il listino di Mdp per la parte proporzion­ale avrebbe favorito possibili accordi “di desistenza” tra i due partiti. Il Rosatellum non la prevede. “I più ostinati difensori della unicità del voto – sottolinea Fornaro – sono stati proprio i dem, che ora si accorgono dei rischi di questa scelta scellerata e limitante della stessa espression­e delle volontà dell’elettore. Il Rosatellum invece oggettivam­ente favorisce il centrodest­ra, che è più coeso. E soprattutt­o è l’unica coalizione in grado di schierare un partito ‘regionale’ forte e radicato come la Lega”.

OGNUNAdell­e simulazion­i del voto pubblicate in questi giorni mostra numeri diversi, ma hanno tutte un senso comune: il giorno dopo le elezioni non ci sarà una maggioranz­a chiara.

Sbilanciar­si sulla composizio­ne del prossimo Parlamento è ancora poco più che un esercizio di fantasia: non si conoscono i collegi, né le alleanze definitive, o il numero di liste civetta collegate a ogni coalizione. Con il Rosatellum però – questo è piuttosto chiaro – sembra esserci un solo esito possibile: la grande coalizione Renzi-Alfano-Berlusconi. Il rischio per il Pd è di aver fatto male i conti: una vittoria a valanga del centrodest­ra potrebbe riscrivere i rapporti di forza post elettorali in modo radicale e imprevedib­ile.

Fornaro (Mdp) “Finalmente i dem si accorgono che senza voto disgiunto la vera favorita è la destra”

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Verso le urne Elettori in fila fuori da un seggio a Roma

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