Albamonte: “Pm le indagini non sono guerre sante”
Un’autocritica
non scontata sulla deriva carrierista dei magistrati, una critica alla politica che “deve affron tare l a qu estione morale” ma con il contrappasso di rischi di “guerre sante” delle toghe da evitare, nessun applauso, al contrario degli altri anni, a interrompere la relazione di apertura del presidente Eugenio Albamonte al congresso dell’Anm: lo riceve soltanto alla fine, sono i segnali del momento travagliato per la magistratura, in pieno cambio generazionale. Davanti al capo dello Stato Sergio Mattarella e al guardasigilli Andrea Orlando, Albamonte racconta che “solo il 38% dei cittadini ripone un elevato grado di fiducia nella magistratura. Dal 2010 si registra una flessione del 12%”. Colpa anche del conflitto magistratura-politica. E parte il colpo al cerchio, la politica: “Deve prendere atto che ha una questione morale, predisponendo gli antidoti necessari nella fase della selezione della classe dirigente e nell’autocontrollo del proprio agire, assumendo decisioni anche a prescindere dalle iniziative giudiziarie e dai loro esiti, giungendo in tal modo ad accreditare un sistema basato sulla responsabilità politica che operi in modo da poter prescindere dalle responsabilità giudiziarie”. Ora il colpo, forte, alla botte, la magistratura: “Deve rimanere ancorata al profilo della responsabilità giudiziaria, che è sempre personale, senza indulgere nella tentazione di adire tribunali morali e sociali. Deve evitare di ‘confondere le indagini con le guerre sante’, secondo l’insegnamento di Giovanni Falcone”. La platea delle toghe ha i volti impassibili. Albamonte punta il dito anche contro “la spinta alla carriera direttiva imposta” dall’ordinamento modificato 10 anni fa e che “si traduce in una competizione tra candidati che talvolta coinvolge impropriamente le correnti come altre forme di sponsorizzazione esterne alla magistratura”.