I tablet fanno schizzare i costi: per i due referendum 70 milioni
SPESE ELETTORALI Domani urne aperte in Lombardia e Veneto
“Ogni settimana il costo del referendum aumenta ”. Parola di Pippo Civati, leader di Possibile. In effetti il conto della consultazione per l’autonomia sale ogni giorno che passa. Ormai dovremmo essere a 70 milioni e passa. Con tante polemiche. L’ultima è sul rimborso spese dei militari che dovranno presidiare i seggi: 3,5 milioni in Lombardia e 2 in Veneto. A pagare si pensava che fosse il Viminale, ma il governo pare intenzionato a mandare il conto alle Regioni.
IN LOMBARDIA ormai si passano i 50 milioni. Secondo alcuni, anzi, siamo oltre 55. Difficile, quasi impossibile, avere dati certi. È stato speso più del triplo del Veneto. La colpa è soprattutto del voto elettronico. Tra l’acquisto dei tablet e l’assistenza soltanto questa voce peserà sul bilancio regionale per 22 milioni. Quest’anno infatti i lombardi che voteranno domani (dalle 7 alle 23) nei 3300 seggi dimenticheranno carta e matita. Ma ci sono le altre voci di spesa: la gestione del voto costerà 24,5 milioni. Parliamo del denaro necessario per retribuire i presidenti di seggio e gli scrutatori e per rimborsare i comuni. Poi ecco i costi per il materiale come la cancelleria (2 milioni), per inviare le lettere ai 7,7 milioni di elettori (5 milioni), per le spese impreviste (1 milione) e per l’integrazione del sistema informatico. Senza contare il costo, oggetto di tante polemiche, della comunicazione istituzionale che in questi mesi ha martellato i lombardi: altri 3 milioni.
Almeno c’è una certezza: il referendum – per quanto consultivo, quindi non vincolante – sarebbe valido anche se votasse un solo lombardo. Non è infatti previsto alcun quorum. Certo, il peso politi- co del risultato (la vittoria del “sì” appare scontata) varierà molto a seconda della percentuale di votanti.
DIVERSA la situazione in Veneto dove invece dovrà votare almeno la metà degli aventi diritto. Vero, qui gli elettori sono meno, ma la spesa è stata decisamente inferiore: erano 14 milioni, ma la Regione ne dovrà sborsare un altro paio per pagare straordinari, trasferta e vitto ai militari che controlleranno i seggi. Una novità che ha suscitato la rabbia del governatore Luca Zaia: “Roba da matti. Non hanno mai risposto alle richieste di collaborazione e d’improvviso ci hanno spedito il conto, come fossimo al ristorante. Una vergogna, nemmeno stessimo facendo una cosa illegale”.
Alessandro Bisato, segretario veneto del Pd, fa gli ultimi conti: “In tutto la consultazione ci costerà 16 milioni circa. Per un referendum che non è inutile, ma superflu o”. Perché? “Il Pd è sempre stato per una maggiore autonomia, ma Veneto e Lombardia avrebbero potuto avviare la trattativa con il governo senza il voto. Come ha fatto l’Emilia Romagna. Per onestà intellettuale, ammetto che forse questo referendum ha dato una spinta in più”.
È quello che ha sempre sostenuto Luca Zaia: “La Lombardia aveva provato a proporre la questione al Governo nel 2007 e il Veneto nel 2008. Ma sono passati dieci anni e lo Stato non ha fatto nulla. Ora con il referendum si sono ricordati all’improvviso della questione”
Bisato, però, teme che la gente non sappia davvero per cosa si vota: “Ho sentito anche tante falsità. Non è vero che il voto di domenica trasformerà il Veneto e la Lombardia in regioni a statuto speciale. Ed è del tutto falso che la consultazione riguarderà il residuo fiscale, cioè la differenza tra le tasse pagate da una regione e il denaro che ottiene dallo Stato”.
E poi, appunto, c’è la questione dei costi: “I soldi potevano essere spesi in tanti modi diversi. Nell’ultima finanziaria della Regione Veneto mancano 12 milioni per le scuole paritarie. Poi mancano fondi per il sociale. E c’è il fondo nazionale per il trasporto pubblico che dovrebbe essere integrato dalle regioni, mentre il Veneto”, conclude Bisato, “addirittura ne trattiene una parte per le proprie spese generali di gestione amministrativa”.
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